Varia
“Dracula” di Cole Haddon e Daniel Knauf
di Martina Baratta / 4 dicembre
[Attenzione, questo articolo contiene spoiler su una serie ancora inedita in Italia]
Dracula è uno di quei personaggi che ha subìto una continua evoluzione nel corso degli anni; la sua figura ha affascinato tanti registi che hanno trasposto il romanzo di Bram Stoker in pellicole più o meno riuscite, inserendo il personaggio in contesti a lui più o meno congeniali.
In questa serie che ha debuttato il mese scorso sulla NBC a vestire i panni del vampiro è Jonathan Rhys-Meyers, noto attore e modello, che impersona Vlad Tepes, guerriero bulgaro che venne condannato al sonno eterno dall’Ordine del Drago. Nel 1846, dopo quattrocento anni trascorsi in una tomba, con un sacrificio di sangue e l’aiuto di Van Helsing (che in questo caso è un suo alleato di convenienza), Vlad-Dracula si risveglia e torna in forze per vendicarsi dei suoi nemici: la sua strategia, dal momento che l’Ordine è formato da ricchi magnati del petrolio, è quella di colpirli sul versante economico per far crollare il loro impero. Con la nuova identità di Alexander Grayson, Dracula è impersonato da un giovane americano appena arrivato a Londra che si introduce in società osservandone le dinamiche e tenendo sotto controllo e sotto scacco i suoi avversari.
Seguiamo dunque la sua idea di vendetta che prende forma, mentre Alexander sperimenta con Van Helsing un vaccino solare che gli permetta di vivere alla luce del giorno e conosce Mina, giovane studentessa di medicina reincarnazione di sua moglie, bruciata sul rogo dall’Ordine secoli prima.
L’idea di creare l’ennesimo prodotto sul re dei vampiri, diciamo la verità, non ha scatenato molto la curiosità del pubblico dal momento che a un personaggio così inflazionato è rimasto ben poco di nuovo da offrire, ma non si può negare che sia ben realizzato e che la trama potrebbe evolversi da spunti interessanti. Primo tra tutti quello di rendere Alexander Greyson un uomo intelligente, che non cerca vendetta immediata sui suoi nemici con la morte ma costruisce un piano ben studiato, grazie al quale può ottenere la tanto agognata resa dei conti distruggendo l’Ordine dalle fondamenta. Si immette infatti in un gioco di potere, in cui perdere denaro, visibilità e importanza è molto più efficace del dolore provocato dalla morte fisica.
Meyers incarna con naturalezza lo stereotipo del “bello e dannato” risultando piuttosto a suo agio, sebbene questo Dracula non abbia nulla a che vedere con i suoi predecessori, in primis quello di Coppola del 1992. In realtà non ha molto a che vedere neppure con l’eroe vittoriano romantico o l’eroe tormentato dalla bestia che cova dentro di sé, potremmo quasi dire che Greyson è un vampiro politically correct, che ragiona col cervello ma non disdegna mordere qualche collo nel tempo libero.
Il ritmo della narrazione è scorrevole, i dialoghi buoni e la messa in scena molto curata, specie nell’introduzione del protagonista che debutta in società scendendo da una scalinata sontuosa come nei migliori cliché di Hollywood. Qualche pecca è riscontrabile nei personaggi, particolarmente noiosi all’inizio (i personaggi femminili in particolare) e nei costumi, che a tratti sembrano provenire dal nostro secolo provocando un lieve senso di smarrimento nello spettatore.
Per quanto riguarda il risultato finale, è chiaro che a questo nuovo Dracula manca l’aura terrificante dei suoi predecessori ma di certo alla serie tv non mancano il sangue e il sesso, elementi ormai abusati per risollevare il tono dei prodotti televisivi mediocri di cui siamo sommersi.
In sintesi si può dire che Dracula merita la sufficienza, anche se probabilmente attirerà tra le file degli estimatori soltanto i fanatici dei vampiri e dei teen drama.