Flanerí

Libri

Intervista a Peppe Fiore: “La futura classe dirigente”

di Luca Tortolini / 26 settembre

   Ci sono quei libri che ti spingono a chiuderli; ad alzarti dalla poltrona e scendere in strada. O chiamare qualcuno, parlare, andare in bagno. Perché ti dicono, quei libri, che se devi scegliere tra rimanere seduto e comodo a leggere o andare in strada a disperdere energie, è sempre meglio scegliere di chiudere il libro e andare. E non perché non vale la pena di perdere tempo a leggere quei libri. Anzi. Questo è proprio il motivo per cui quei libri sono buoni, ti spingono ad agire o reagire. Ed infatti il libro non lo chiudi subito, aspetti di finirlo; acceleri la lettura perché hai voglia di prendere quell’energia che ne viene e alzarti dalla poltrona, solo dopo terminato.

   Ecco, per me La futura classe dirigente (Minimum Fax, 2009) di Peppe Fiore è un libro di questo genere: eiacula energia. Scrivo eiacula non a caso. Il protagonista è un erotomane appassionato di Lasse Braun: il Re del porno. Si chiama Michele Botta. È napoletano, vive a Roma e lavora in una società di produzione televisiva. Detto questo, chiedo a Peppe Fiore:

1) Anche tu sei napoletano, vivi a Roma e lavori in una società di produzione televisiva, quanto ti somiglia Michele Botta?

Mi somiglia molto soprattutto nelle cose che non ci piacciono. Anche a me fanno schifo i pigiami, la drum ‘n bass, i Modena City Ramblers, le scarpe Birkenstock, i baristi che quando ti danno il caffè dicono “vai!” perché vogliono fare i simpatici, i costumi Sundek, i film della Comencini, la gente che urla quando parla al telefono, i Viaggi Avventura, le canne e i derivati della canapa, le merendine industriali e il cibo spazzatura in generale, il quartiere Prati, gli agenti immobiliari, i Blackberry, le scarpe Pirelli, Zygmunt Bauman usato come chiacchiera da aperitivo, quelli che quando si presentano dicono “molto lieto”, XL di Repubblica, le settimane a Malindi, i Subsonica, i cani di piccola taglia, l’arredamento etnico, Sergio Cammariere, le feste della taranta, le Smart, quelli che vanno in USA e ti mandano le email “ciao ti sto scrivendo da un tavolino di Starbucks”, i boxer, il calcio, la carbonara, i ciccioni, i tatuaggi tribali, Massimo Coppola, i Ray Ban a goccia, i bagnoschiuma Compagnia delle Indie, il quartiere Eur, Capezzone.

2) La futura classe dirigente è uscito nell’aprile del 2009. Dopo quasi un anno e mezzo, cosa ne pensi del tuo romanzo?

Che ha tutti i difetti di un romanzo d’esordio. Pagine e pagine che servono sostanzialmente a dire: “guarda quanti aggettivi conosco e come so descrivere bene le condizioni della luce del cielo di Roma ai primi Settembre”. Il che non vuol dire che non lo riscriverei così: probabilmente era il libro che mi serviva in quel momento della mia vita. Alcuni dialoghi sono molto belli, e il personaggio dello zio a tratti è fenomenale. Lo dico sinceramente. Poi, però, tutte le parti delle mail con l’amico giapponese potrebbero essere cassate senza colpo ferire. Lo stile dovrebbe essere asciugato moltissimo: troppe parentesi, troppi aggettivi, frasi lunghe mezze pagine. E poi del dietro le quinte della tv francamente ormai non gliene frega una mazza a nessuno, me per primo.

3) Io devo dire che ho amato molto questo libro e ogni tanto mi viene da pensare a Michele Botta: mi domando cosa stia facendo.

Non lo so. Sicuramente ha modificato i suoi consumi in fatto di droghe. Chi ha letto il libro sa che Michele è dedito specialmente all’alcool e, saltuariamente, alle droghe chimiche. Di fatto per com’è lui – mezzo alcolizzato, nevrotico, sempre a mille – è proprio il ritratto del cocainomane. Non mi stupirei se oggi stesse “a rota di cocco”.

Poi, probabilmente, avrà fatto i soldi. E’ ritornato a lavorare in tv e avrà trovato una svolta. Perché, si sa, Michele Botta sarà pur pazzo ma non è stupido. E’ possibile che si sia preso un gatto, per supplire al vuoto affettivo lasciato dal povero Birillo. E che, con tutta probabilità, riversi sulla disgraziata bestiola le frustrazioni e le ulteriori carenze d’affetto di un’esistenza da terremotato psichico.

Questo nello scenario A.

Nello scenario B, Michele si è messo a scrivere un romanzo e ha trovato finalmente un po’ di pace.

4) Per il lavoro di scrittore come organizzi il tempo? Dato che tutti i giorni lavori nella società di produzione…

Organizzo il tempo facendomi un mazzo così. Cioè scrivo di notte e nei fine settimana. Il che, come è facile immaginare, mi lascia ben poco tempo libero per dedicarmi alle cose che mi piacciono (cucinare, dialogare con me stesso, mia mamma). Per adesso posso ancora conciliare le due cose, che in fondo non mi pesano troppo visto che il lavoro che faccio mi piace molto e scrivere, ovviamente, mi piace altrettanto. Però credo che arriverà un momento in cui fare delle scelte. E a quel punto, Giappone.

5) Hemingway quando scriveva, teneva nella tasca destra come portafortuna, una castagna amara e una zampa di coniglio che da tempo aveva perso il pelo e le ossa e i tendini erano lucidi per l’usura. Hai anche tu una abitudine, una ritualità quando scrivi?

Qualcosina.

Stacco sempre il router e il telefono quando mi metto a scrivere per non avere distrazioni. Ogni venti minuti devo alzarmi e mangiucchiare qualcosa. Tengo sempre del succo di pompelmo a portata di mano. Certe parti del libro devo scriverle seduto alla scrivania, altre parti (che già conosco in partenza) devo scriverle sul divano. Ho degli specifici pantaloni che utilizzo solo per scrivere (due a Napoli e uno a Roma).

Insomma, piccole cose.

6) Stai scrivendo un nuovo libro? Ci puoi anticipare qualcosa?

Sì, ci sto lavorando alacremente. E’ il racconto di due settimane di vita all’interno dell’ufficio di amministrazione di una grande azienda che produce latte, yogurt e prodotti caseari. E’ una storia a cui tengo moltissimo e che mi sembra necessario raccontare di questi tempi.

Grazie Peppe, aspettiamo di leggere presto il tuo prossimo libro.

Peppe Fiore vive e lavora a Roma. Ha pubblicato due raccolte di racconti, L’attesa di un figlio nella vita di un giovane padre,oggi (Coniglio Editore, 2005) e Cagnanza e padronanza (Gaffi, 2008), La futura classe dirigente (minimum fax, 2009).