“Acciaio” di Silvia Avallone
di Giorgio Cavagnaro / 8 luglio 2010
Bentornata, Letteratura.
Non so quasi nulla di Silvia Avallone, praticamente le note di copertina che parlano di Biella, Bologna, Filosofia.
So che si è già accesa una polemica (ridicola) tra piombinesi soddisfatti di come la loro città esce dalle pagine del romanzo e piombinesi scontenti per opposti motivi (naturalmente la maggioranza).
So che la candidatura della Avallone al Premio Strega ha fatto storcere la bocca a molti.
So che al massimo il 50% di quelli che esprimono pareri hanno letto il libro.
So che “Acciaio” è un romanzo come in Italia non se ne vedevano da tempo.
Il riverbero accecante del sole, la puzza di umanità stagnante tra i palazzoni popolari, le giornate scandite dal ritmo pigro e ossessivo della fabbrica Lucchini, leviatano dispensatore di vita e di morte, il mare quasi pasoliniano della Maremma proletaria sono immagini che ti restano inchiodate nella mente come le scene di “Una giornata particolare” di Scola , a volte addirittura come i piccoli, immortali personaggi de “La storia” di Elsa Morante.
L’amore non amore senza via d’uscita tra le adolescenti Anna e Francesca, i goffi tentativi di riscatto fatalmente votati al fallimento di una generazione strangolata dalla provincia italiana del terzo millennio, dove le cose succedono solo in televisione e l’11 settembre si confonde con Striscia la notizia, le piccole e grandi violenze quotidiane sono il filo conduttore di una storia a un tempo italiana, per come rappresenta la faccia più vera di questa nazione in crisi di identità permanente, e universale.
La maledetta provincia globale, che fa della Maremma un piccolo west senza regole e di Anna e Francesca due Thelma e Louise in miniatura, senza bussola e senza bandiera, in balia di personaggi maschili stupidi e/o cinici senza eccezione alcuna.
Sullo sfondo , come due giganti mitici e spietati, la fabbrica dell’acciaio e l’Elba, l’isola che non c’è per i dannati di via Stalingrado, assistono beffardi al compimento degli umani destini.
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