4/ Diario in intimo di qualche mese
di DB / 23 dicembre 2010
Settembre, interno giorno.
Lei: Oggi mi è venuta in mente una splendida cosa da regalarti a natale.
Lui: Umh.
Lei: Devo scrivermelo, sennò me lo dimentico.
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Roma brucia nella vergogna. Dissenso e smarrimento. Dagli avamposti della borghesia gridano indignati. Libri a difesa di una generazione. Poliziotti a gruppetti in vie troppo strette per fronteggiare una miriade di manifestanti. Una città assediata dall’indignazione: una città in apnea. In aula le sedie cambiano banco apertamente, sotto lo sguardo severo dei vecchi compagni, sotto una grandine di insulti e un accenno di rissa. Sembra il gioco al massacro tanto amato dalla mia insegnante di religione. Tutti possono insultare tutti, tutti possono dire tutto, bisogna conoscere le posizioni profonde del nostro compito sociale, nessun timore, in gioco c’è la dignità dell’Italia.
Poi ieri, 22 dicembre, una lezione di civiltà incredibile, inattesa, insperata. Una soddisfazione che cresce a singulti dallo stomaco. Se quello che sfila per Roma è il nostro futuro dobbiamo essere orgogliosi. Smettetevela di tapparvi le orecchie, come si possono ignorare i propri figli, ciò che nel bene o nel male sarà l’essenza dell’Italia del domani. Qualche pellerossa famoso disse che il mondo non è nostro ma ci è stato prestato dai nostri figli. È una frase da diario, lo so, ma andrebbe scritta in Parlamento, nelle sedi dell’Onu, della Nato, del Fmi, del Wto.
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Ezio Panza è stato rapito ed io spero che venga liberato al più presto. Al momento non abbiamo fondi a sufficienza per trattare con i rapitori. L’ufficio di Christopher Marlowe è al pian terreno di una palazzina bassa. Sulla porta a vetri le lettere stampate che compongono il suo nome hanno cominciato a staccarsi. Lui mi aspetta dietro la scrivania, ha i piedi sul tavolo e il cappello calato sugli occhi.
«Marlowe?».
«Be’, credo di sì». Alza la testa quel tanto che basta per mostrare i segni lividi che gli chiazzano il volto. Anche il vestito è tutto spiegazzato.
«Non ho un goccio di caffè in corpo e come capirai ieri notte ho avuto un appuntamento romantico, che vuoi?». Gli racconto la storia di Ezio Panza, degli origami e delle interviste, lui sembra non ascoltare.
«Quindi non ci sono donne?».
«No», dico, «al massimo un amico». Tiro fuori una bottiglia di scotch dallo zaino. Marlowe ha un movimento repentino, rapido, afferra la bottiglia dalle mie mani e la stappa con foga. Quando esco da lì un filo di bava gli si sta adagiando sulla camicia, si è addormentato dopo il quarto sorso sibilando un lascia fare a me che poteva essere anche uno stai attento a te. Non abbiamo ancora ricevuto notizie, ma quantomeno siamo più sobri.
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Ottobre, esterno sera.
Lei: Oggi sono andato a vedere il tuo regalo di natale, è perfetto.
Lui: Umh.
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Wikileaks apre l’era della trasparenza. Mentre gli Stati Uniti gridano alla cospirazione il mondo gode di informazioni che fanno tremare le vene ai polsi incamiciati dei potenti della terra. Tremano tutti, tutti si indignano, tutti alzano la voce… Tutti, tranne noi, noi sapevamo praticamente già ogni cosa; noi i nostri scandali li conosciamo bene e abbiamo imparato a disinteressarci di ciò che pensano gli altri. Noi i nostri scandali abbiamo smesso di considerarli scandali da tempo, abbiamo già imparato ad accettarli li abbiamo internalizzati e metabolizzati: ormai il nostro organismo li produce per via indogena, e li diffonde come metastasi. La parola scandalo, appare quasi mutilata di una parte del suo significato. Troppo spesso evocata e troppo spesso privata delle implicazioni che ne deriverebbero in condizioni normali. Ogni scandalo ha delle conseguenze e lo scandalo si lega ad un’azione contro la morale comune. Da noi ormai suona solo come un altisonante strillo di un quotidiano comunista.
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Prima c’era un’idea svizzera; un orologiaio pazzo e sei marmotte che confezionavano cioccolata. Poi c’è stato una disfunzione nel sistema di raffreddamento nucleico.
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Novembre, interno notte:
Lei: Oggi mi è venuta anche un’altra idea per il tuo regalo.
Lui: Umh.
Lei: Quest’anno mi sa che ne becchi due.
Lui: Umh.
Lei: Ma tu hai pensato a qualcosa?
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Il papa, tremante, compie un’apertura storica. In alcuni casi ammette il preservativo. Ratzinger, colui che ha ripristinato l’ermellino e caldeggiava le messe in latino, costruisce un ponte verso il presente. Magari in Africa arriveranno preservativi senza spillate sopra le istruzioni. Il mio primo argomento contro la Chiesa svanisce lentamente. Ora non mi resta che prendermela per l’ici, le scuole private, l’ingerenza politica, l’aborto, la ricerca…
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Siamo cresciuti con la fretta di arrivare sul precipizio tipica della nostra generazione, e stiamo crescendo ancora; ben lontani dal mare percorriamo lentamente il sinuoso corso di un fiume periferico, un affluente non ancora accennato nelle carte commercializzate dai nuovi geografi assetati di isole affusolate e oblunghe da tratteggiare in enormi fogli di carta lucida.
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Per qualcuno è stato qualche giorno, per noi il peso di un’intera stagione. Ci sono stati cambiamenti, scossoni, molti vaffanculo (ma del resto non fu Thomas Heedireg il primo a dire: attraverso i vaffanculo si attua un processo di emancipazione dalle sovrastrutture sociali, e non fu Philippe Franzier ad aggiungere che un vaffanculo ha un potere apotropaico e serendipico?); alcuni piccoli, ma vista la fatica e lo sforzo per noi enormi – concedetecelo, successi; alcune perdite, alcuni acquisti, alcuni traslochi e alcuni accoppiamenti oscuri nelle stanze del potere, mentre le stelle in cielo cantano in coro.
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Inizio dicembre, esterno giorno:
Lei: Oggi ho comprato tutti i tuoi regali – tira fuori una lista – ora mi manca claudia,….
Lui: Umh.
Lei: Sono proprio contenta dei tuoi regali, ti piaceranno tantissimo.
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Miriadi di bestseller annunciati ti guardano sottecchi dalle vetrine delle librerie, li guardi un attimo soppesando il grado di luminosità delle copertine, la grandezza del nome, il suono del titolo, poi ti tiri su il bavero del capotto e procedi. Non vuoi averci niente a che fare, tu.
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Una lieve e soffice patina bianca si accomoda lentamente su Roma. I ragazzi nelle scuole fremono e anche la professoressa ha smesso di spiegare, qualcuno si affaccia dal balcone, ma quando scendono in strada la pioggia ha portato via tutto.
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Caro Babbo Natale,
quest’anno sono stato estremamente buono. Quindi per il diritto conferitomi dalla mia bontà chiedo: la fame nel mondo, malattie, guerre, crisi internazionali e scontri civili in Africa, affondamento tutti i barconi che viaggiano nel Mediterraneo, esaurimento dei pozzi arabi, oppositori politici rinchiusi in Cina e qualche sventura per i colleghi segnalati al termine della missiva. Le faccio inoltre notare che la Sua richiesta di condono per la piscina al coperto del suo igloo di 1500 mq. è al vaglio del ministero competente e presto, vista la sua generosità, verrà approvata.
Confidando nella tempestività di una Sua risposta Le invio i miei più sentiti auguri.
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C’è chi ci ha seguito ogni tanto e chi ci segue sempre, chi non ci segue e chi non ci pensa proprio a seguirci, perché in fondo ci schifa e ci odia. Non posso biasimarlo, ogni tanto, nei giorni di sole, quando tutti sono sorridenti, ci schifiamo un po’ anche noi.
Per tutti l’appuntamento è per il 10 gennaio, con molte novità, molte antichità, gadget e cotillon per tutti, e solo per i primi 50 telespettatori una batteria di pentole in acciaio inox – inossidabile.
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22 dicembre, interno sera:
Lui: Ma che cazzo le regalo quest’anno?
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