“La pesantezza dell’acqua” di Rosa Cleveland
di Roberto Bioy Fälsher / 7 maggio 2011
In un mercato editoriale in cui tiranneggia la ricerca del bestseller, di quegli introiti che permettano, finalmente e per poco tempo, di forare la bolla che avvolge i piccoli editori, fornendogli uno sbocco d’aria, non c’è posto per il racconto breve. Teoria e prassi vogliono che anche il più intraprendente degli editori davanti a una eccellente raccolta di racconti tenda a storcere il naso: «I racconti non vendono». Ma questo è ormai discorso abusato che riflette una realtà diffusa in Italia. Molti lettori non sopportano il racconto breve: non hanno il tempo di affezionarsi ai personaggi, di perdersi in descrizioni armoniose, di girovagare tra carrucole, contrappesi e falsi indizi. Purtroppo – dal mio punto di vista, si intenda –, anche molti lettori forti sono indifferenti all’esperienza estetica della short story. Ma questa recensione non vuol essere un lordo panegirico della forma che E.A. Poe definì perfetta, bensì il triste canto di un critico che farà di tutto per spingere anche solo un lettore a leggere La pesantezza dell’acqua di Rosa Cleveland. Dodici racconti brevi, alcuni brevissimi fotogrammi, in grado di aprire squarci epifanici nella realtà, risuonare glaciali anche quando il racconto è finito, il libro chiuso. L’inferenza richiesta è alta, tanto da perplimere quella classe di lettori disabituati ad affrontare la forma breve. Entrando tra queste pagine non aspettatevi una dolce e rassicurante costruzione romanzesca, bensì state pronti a balzare in piedi sulla sedia, a percorrere con passi lenti le stanze buie dell’incertezza e dell’inquietudine. Rosa Cleveland, ventitreenne di Winnesburg, Ohio, allieva di A.M. Homes, e quindi legata in linea diretta con Grace Paley e Anton Fletcher, con il suo secondo volume di racconti, dopo l’acclamato Un riparo nella tempesta, intende ferire le vostre coscienze mostrando senza veli quei pensieri solitamente nascosti nell’ipocrisia di ciò che è considerato generalmente corretto e giusto. Bambini coraggiosi debilitati da malattie mortali, adolescenti turbate dai propri istinti sessuali, madri fragili che si scoprono incapaci di rivestire il ruolo scelto, uomini inetti e indolenti, tossici riabilitati, prostitute romantiche e metodici alcolisti intrecciano le loro voci in una musica fredda e tetra in grado di scavare nell’animo del lettore, porlo davanti ai propri limiti. I personaggi di questi racconti fuggono dal senso di colpa che incombe sui loro istinti; in una società dominata dalla cosiddetta morale comune, loro si trascinano appesantiti da un rimorso ancestrale radicato nel loro essere diversi da quello che il mondo pretende per loro. Una lettura dolorosamente necessaria, un volume capace di trafiggervi, dei racconti che cambieranno la vostra comune percezione della vita, della morale e del vostro essere umani, incredibilmente e umilmente umani.
Comments