A tu per tu con Vanessa Valentinuzzi
di Matteo Chiavarone / 13 giugno 2011
Intervistiamo Vanessa Valentinuzzi, autrice del libro “Volevo essere Coco Chanel” (Avagliano, 2011). Prendendo spunto da Sophie Kinsella e dalla esperienza della “generazione 1000 euro” l’autrice riesce a raccontare con simpatia un presente troppo spesso pieno d’insidie.
Ciao Vanessa, innanzitutto auguri visto che oggi è il tuo compleanno (9 giugno n.d.r.) e grazie per l’intervista. Il quadro che dipingi nel tuo libro non è dei più rosei ma riesci a mantenere l’ironia. È l’ironia che ci salverà dalla disastrosa situazione lavorativa del nostro paese?
Matteo, sono io che ti ringrazio e facciamo così, ogni anno festeggiamo il mio compleanno con un’intervista sul mio nuovo romanzo. Comunque, guardare alla realtà cogliendone gli aspetti surreali aiuta a capire dove ci si trova e a ridimensionare i disastri; ho imparato da tante donne fortissime che ho incontrato ad attingere all’intelligenza come mongolfiera per volare sopra alle difficoltà. L’ironia è quel rossetto fucsia dello spirito che uso per ridare vivacità ai momenti senza colore.
L’ironia e la fuga. La protagonista ha un lavoro che le piace, un ragazzo che ama. Poi finisce tutto e si ritrova come molti dei suoi coetanei: precaria nel lavoro e nella vita. E per di più in un call center… Poi però decide di partire e di ricominciare. Bisogna andarsene per salvarsi?
La sua storia è la scelta di tanti trentenni e quarantenni di oggi costretti a fuggire da un paese che chiude tarpa le ali, impedisce di progettare una vita vera. Quella di Ottavia è una testimonianza: nulla ferma i sogni, se si è disposti a realizzali sul serio e con le proprie forze.
Quanto c’è di autobiografico in questo libro?
La magia della scrittura è che crea questa realtà sospesa tra verità e finzione che sa di miracoloso come ogni cosa frutto dell’arte dell’invenzione. La vita nel call center è attinta da ciò che ho vissuto io e le vicende sentimentali sono quelle condivise da me e dalle mie amiche. Tranne il fatto che io ho scelto di restare in Italia e realizzare il mio sogno diventare scrittrice qui. Per cambiare le cose.
Tu ci credi nei sogni?
Ogni volta che qualcuno afferma di non crederci, muore una scrittrice.
Quando dici, nella biografia, che un creativo non può fare l’impiegato sono d’accordo con te. Ma non sarebbe giusto forse portare un po’ di creatività nei lavori più standard?
Sono scappata da un ufficio proprio per questo. Io sono a favore, ma chi guida le aziende spesso non lascia spazio all’espressione individuale e paradossalmente questo crea scarso rendimento lavorativo. Lasciando la possibilità di “volare” alle persone si riuscirebbe ad ottenere di più in termini di qualità.
Un aneddoto su questo libro? C’è un flashback del racconto a cui sei più legata?
Senza svelare troppo, direi il momento in cui la protagonista trova la forza di cambiare la sua vita.
Come ti sei trovata scaraventata nel mondo dell’editoria? Come sta andando la promozione? Un primo riscontro del pubblico?
Come in un favola. Ogni volta che incontro il mio editore lo ringrazio perché sono felice. E lui mi risponde “è questo che volevamo”. Vedi? Questo è quello di cui un creativo si nutre. La mia vita è cambiata, sono alle stelle perché la mattina ricevo email di complimenti da chi si è divertito ed emozionato con il romanzo e mi ringrazia, chiedendomi quando può leggermi ancora. È favoloso e commovente pensare che le persone tolgono del tempo a se stesse per scriverti e condividere con te la cosa a cui più tieni al mondo. Scrivere è un magia che si regge su un sottile equilibrio che dipende dalla luna e dalle stelle.
Il libro di Kinsella a cui spesso viene paragonato il tuo “Volevo essere Coco Chanel” l’hai letto? Ti è piaciuto?
Della Kinsella ammiro l’ironia che è anche la mia cifra e la capacità di mettere a nudo le nostre debolezze: ho letto tutti i suoi libri e quello che amo di più è in realtà "La Regina della casa", forse perché la protagonista scappa dall’ufficio e impara finalmente a cucinare, cosa che per me rimane molto ardua… scappare dall’ufficio invece è il mio piatto forte.
Perché Coco Chanel? Vorresti essere lei davvero?
È una donna inossidabile. È una sognatrice, un’artista, una passionale che ha saputo rendere concreto il suo sogno e soprattutto regalare emozioni eterne. Questo è quello che vorrei essere fare io, emozionare per sempre.
In bocca al lupo per tutto e complimenti per l’ottimo esordio letterario.
Grazie Matteo. Dal cuore.
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