“Le ali di Lamassù” dell’Anonimo di Ninive
di Roberto Bioy Fälsher / 19 giugno 2011
Le ali di Lamassù è un libro apotropaico, uno di quei testi cari all’intero genere umano, un sunto di saggezza universale equiparabile ai più importanti documenti del passato. Da anni fuori catalogo, torna nelle librerie italiane grazie al coraggio e alla passione meticolosa di una piccola casa editrice lucana, Edizioni Mirabile Dictu.
Di autore anonimo, probabilmente un mistico originario di Ninive, l’opera ha avuto diverse vicissitudini: portata ad Alessandria d’Egitto da un gruppo di Ebrei in fuga da Babilonia, venne sottratta, per caso, da uno stuolo di pagani, all’incendio che distrusse parte della grande biblioteca, in seguito all’editto di Teodosio del 391 d.C. Dopo di che se ne persero le tracce fino a quando non figurò tra i libri messi all’indice dalla Santa Inquisizione nel 1558. Saranno gli studi condotti in ambito archeologico-religioso, agli inizi del secolo scorso, nei territori dell’antica Mesopotamia, a ridare il giusto risalto all’opera, diffusasi, poi, a cavallo tra le due guerre, in gran parte del mondo, grazie alle celebri traduzioni del noto glottologo belga Jean Jacques Tresbien.
Le ali di Lamassù è diviso in dodici capitoli, indipendenti tra loro, eppure legati da un filo conduttore comune: l’idea che il Male si sia originato in seguito al peccato angelico commesso da un gruppo di Cherubini ribelli, sedotti dalle vacche sacre di Lamassù, divinità itifallica assira, celebre per le sue cinque zampe e la sua corporatura da toro. All’origine del male sul nostro pianeta ci sarebbe, insomma, un peccato di lussuria, contro-natura, capace di scatenare ogni forma di malvagità e perversione tra gli animali della terra, esseri umani inclusi.
I segreti rivelati dagli angeli alla stirpe umana di Menes, riportati fedelmente nel terzo capitolo dell’opera, corrispondono, ad un’attenta lettura, ai capisaldi delle principali credenze non solo occidentali. Un crogiuolo di saggezza, insomma, capace di inglobare i più disparati campi dello scibile umano.
Non a caso, un altro tra gli argomenti trattati in maniera più che esaustiva, a cui è dedicato l’intero capitolo sette, riguarda l’ars amandi, così come sarebbe stata rivelata, ai primordi dell’umanità, dai Cherubini alle Figlie degli uomini: pratiche rituali dal significato prettamente apotropaico, capaci di regalare il benessere sessuale senza privare gli individui di quella forza vitale tanto preziosa per gli equilibri dell’intero pianeta.
Le ali di Lamassù è, dunque, un classico dell’umanità, un documento fondamentale che ognuno di noi dovrebbe avere nella propria biblioteca. Un testo da cui attingere giorno per giorno quella saggezza ancestrale che l’uomo sembra aver smarrito, sempre di più, nel corso della sua miserabile esistenza terrena.
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