Nelle contrade della nebbia e della polvere

di / 22 settembre 2011

Se volete sapere chi è l’autore di questo libretto magico, potete tranquillamente leggere il risvolto di terza, vi dirà tutto tranne il suo vero nome.
Imparerete che è una giovane attrice di teatro italiana che ha scelto la Russia come terra di elezione, magari perché intende il suo mestiere in modo diverso da altre colleghe più spicciative, magari perché lo ama veramente.
Se volete sapere di cosa parla il libro, l’altro risvolto di copertina lo spiega molto bene, parlando di sogni, viaggi, messaggi in bottiglia, illusioni e misteri.
Ma se vi interessano il fascino della parola, l’incanto del perdersi in una città sconosciuta e soprattutto l’interpretazione della vita come arte pura, vita di sentimenti,  reale e immaginata, felice e disperatamente drammatica, allora è d’obbligo intraprendere un piccolo viaggio in queste novanta pagine di pura poesia.
Troverete missive da un altro mondo, dall’interiorità più segreta e semplice, in certi passaggi addirittura da un aldilà terreno, remoto e tuttavia a portata di mano.
Un diario di viaggio in forma epistolare che si legge in un soffio, lasciandosi cullare da sentimenti oggi un po’ fuori moda: la passione, lo spirito d’avventura un po’ bohemien, la purezza e la volontà di essere sempre e comunque protagonisti del proprio destino senza indulgere a compromessi ma anche con la ferma volontà di pagarne l’eventuale prezzo in prima persona, affrontando le carte che il caso distribuisce a ciascun essere umano.  
Non manca, come in tutte le storie che si rispettano, l’elemento a sorpresa, sfuggente ed inquietante alla maniera di certi personaggi di Bulgakov, la cui importanza sarà svelata solo nel finale con un  coup de theatre degno del vero protagonista del libro, che è appunto il demone della passione per il teatro, signore, padrone ed ispiratore dell’intera esistenza dell’autrice di questo delizioso libro.
Dimenticavo: non perdetevi le pagine dedicate a un figlio mai nato e al mistero della fede.
Leggetele lentamente, con il dovuto rispetto e senza trattenere la commozione: sono patrimonio dell’umanità . 

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“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

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