“1965-1966 La nascita del nuovo rock” di Riccardo Bertoncelli
di Alessio Belli / 31 gennaio 2012
Suscitare nel lettore almeno un po’ di nostalgia. Un po’ di rammarico per non aver potuto vivere lo splendore di quel biennio di più di quarant’anni fa. Di rimpiangere quella musica ormai leggendaria. Credo fosse questo l’intento di Riccardo Bertoncelli, noto critico musicale e curatore di un libro così prezioso. Infatti, sembrerà incredibile, ma tutti gli eventi e gli artisti citati nei capitoli di 1965-1966 La nascita del nuovo rock sono veramente accaduti in quel lasso di tempo così ridotto. Il curatore, non risparmiando davvero nulla, imposta la narrazione e l’esposizione in maniera rigorosa e chiara, raccontando tutto ciò che c’è da sapere sulla musica di allora.
L’inizio però è datato 1964, l’11 dicembre per essere precisi, quando Sam Cooke – astro nascente del soul e difensore dei diritti della comunità nera – muore assassinato in un motel di Los Angeles. Una delle sue ultime composizioni sarà appunto “A Change Is Gonne Come”. Il ragazzo ci aveva visto lungo, riuscendo a presagire i grandi cambiamenti sociali e culturali che da li a breve sarebbero arrivati, combaciando con l’ascesa e la ribellione dell’ultima generazione e l’avvento dei “Sommi padri del rock”.
Conclusosi il capitolo dedicato alla svolta presagita da Sam Cooke, si apre una dettagliata e fitta cronologia – non solo musicale – dedicata, mese per mese, alle date da ricordare del biennio.
Giustamente, i primi ad apparire sfogliando le pagine sono proprio loro: i Beatles. Quel periodo, anche per i ragazzetti di Liverpool, è stato davvero epico. Senza dilungarsi troppo sul titolo di baronetti conferitogli proprio in quegli anni, musicalmente parlando, abbiamo in primis Help!; il disco che include una certa “Yesterday” (e non solo) e l’annesso e omonimo film. Nel 1965 accadono due incontri davvero storici: quello con Re Elvis e quello con Bob Dylan. Soprattutto il secondo influirà pesantemente sul disco della svolta del gruppo, ovvero Rubber Soul, il primo album concepito come tale, tra le cui note cresce una complessità, una maturità e una composizioni del testo totalmente nuova. “Novegian Wood” ne è un esempio perfetto.
Il libro intanto continua senza tralasciare nulla, approfondendo sia il lavoro discografico successivo del gruppo – il più grande album di sempre, Revolver – sia le vicissitudine interne e pubbliche dei quattro di Liverpool: dagli estenuanti live in giro per il mondo (Italia compresa), al secondo libro di Lennon, dalla disastrosa esperienza delle Filippine, fino alla “chicca” dedicata alla misteriosa Butcher Cover. Viene così data la possibilità al lettore di conoscere e rivivere a pieno quei giorni davvero di fuoco vissuti da George, Ringo, John e Paul; giorni destinati a fare e cambiare per sempre la storia della musica. E non solo.
C’è poi il “Big Bang”!
Quello musicale, ovviamente. Un’esplosione cosmica di accordi e parole concepita dal genio di Bob Dylan, in quegli anni estremamente ispirato e florido, che riuscirà a cambiare fin dal profondo i connotati dall’arte contemporanea. Renderà elettrico il folk, scriverà cupi e oscuri testi, abbandonando le tematiche civili e cantautoriali. E vi riuscirà con una trilogia di album che da sola meriterebbe un libro a se stante. Bring It All Back Home, Higway 61 Revisited (il disco con “Like a Rolling Stone”) e Blonde on Blonde. Come riassume perfettamente il sottotitolo del capitolo a lui dedicato: «Una vita in due anni».
Anche se i due pesi massimi appena incontrati basterebbero già da soli ad appagare gli appassionati più dediti, il volume è in realtà appena all’inizio; ecco arrivare infatti – sempre nell’orbita del “Big Bang” – i nomi di Byrds, Beach Boys, Who e Rolling Stones. Se dei primi viene raccontato il boom della loro cover di “Mr. Tamborine Man”, dei secondi non si può non parlare facendo riferimento a Pet Sounds, vera pietra angolare della musica moderna. Nato dalla volontà di Brian Wilson di trasformare la sala d’incisione non in un mero mezzo di registrazione programmata, bensì in un vero e proprio luogo di creazione artistica, le tracce dello storico lavoro sono un volo pindarico inimmaginabile per quel periodo. Tanto da sconcertare i produttori, i fan e la band stessa (che molto spesso non comprenderanno il genio compositivo di Brian); solo i Beatles capiranno la portata del lavoro, dando vita a un “duello” scolpito a suon di album con la band californiana, che ridurrà letteralmente Wilson sull’orlo della follia. Una follia chiamata Smiley Smile e sottotitolata “Good Vibration”.
Si prosegue poi con l’interessante capitolo di Cesare Rizzi sulle origine del Garage Rock, fino ad arrivare ai capitoli americani su Velvet Undegroud, Coltrane e Frank Zappa.
E quale modo migliore per riassumere il tutto se non proponendo una carrellata dei 20 dischi che hanno cambiato la storia?
Sembrerebbe non esserci posto per l’Italia e invece il meglio è riservato alle fine. Sempre con un capitolo a firma da Cesare Rizzi – intitolato «Memorie e frammentidel bit originale»– si può venire a conoscenza del panorama musicale italiano che ai tempi prendeva forma.
Insomma, 1965-1966 La nascita del nuovo rock più che un libro è una riuscitissima via di mezzo tra l’enciclopedia di storia della musica e un bellissimo album di ricordi. Ricordi di quarant’anni fa, ma per niente sbiaditi.
(1965-1966 La nascita del nuovo rock, a cura di Riccardo Bertoncelli, Giunti Editore, 2011, pp. 288, euro 19,50)
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