“Grande Nazione”, il ritorno dei Litfiba
di Michele Zara / 9 febbraio 2012
Dopo dieci anni i Litfiba sono tornati insieme. Una delle band più apprezzate di sempre. Quella che ha aperto a tanti gruppi indipendenti la strada per il successo. Dieci anni passati chi a suonare nelle fiere di paese (Ghigo Renzulli e lo spettro del nome della band), chi fra canzoni commerciali e duetti di dubbio gusto (Piero Pelù e le sue uscite con Anggun). Un gradito ritorno: in Grande Nazione si sente come i due protagonisti di ben trentadue anni di musica italiana siano finalmente riusciti a trovato il modo di far convivere canzoni più commerciali e musiche più indipendenti.
I due reduci della grande formazione degli anni ’80 (manca un certo Gianni Maroccolo diventato guru della musica e produzione indipendente italiana), si sono divisi i compiti tirando fuori un album che ricorda un po’ le loro produzioni di inizio anni ’90.
Ma cosa hanno da dire davvero i Litfiba dopo tutti questi anni? Ovviamente vogliono riprendere il discorso lasciato in sospeso prima dei grandi numeri di Mondi Sommersi, ultimo vero grande album dello storico duo. Si torna sul palco inscenando uno spettacolo contro la politica di questa “Grande Nazione”, facendo finta che gli ultimi dieci anni non siano mai passati e rispolverando anche un certo look mefistofelico,
Tralasciando spunti e riflessioni sulla loro politica di marketing, passiamo a un discorso più musicale che riguarda l’album in questione. Non c’è che dire, i Litfiba suonano come i loro fan si aspettavano da tempo. Le chitarre di Ghigo sono molto potenti e la voce e i testi di Pelù toccano argomenti che riguardano sia la politica che la società italiana.
Non a caso lo stesso album è stato presentato con un documentario voluto appositamente per parlare di quel fenomeno che è la fuga di cervelli dal nostro paese.
Il disco inizia con “Fiesta Tosta”, brano molto duro, capace di ricordarci come nella nostra società non ci siano più limiti, con un riferimento all’ex presidente Berlusconi e ai suoi festini.
“Squalo”, invece, è il pezzo meno riuscito dell’album ma sicuramente quello con il ritornello più orecchiabile: è stato scelto, infatti, come singolo per attirare fan vecchi e nuovi.
“Elettrica” e “Tra me e te” fanno pensare più a canzoni dell’ultimo periodo dei Litfiba prima dell’uscita di Pelù. Inoltre il testo del secondo brano potrebbe riferirsi alla ritrovata ispirazione fra le due menti del gruppo.
“Grande Nazione” e “Anarcoide” sono sicuramente i pezzi più coinvolgenti ed energici del disco. Menzione particolare, infine, per la ballata “La mia valigia”, si sente una certa ispirazione per un’Italia un po’ fiacca ma che sicuramente ha tanta voglia di combattere. Idea che potrebbe riassumere anche un po’ il ritorno dei Litfiba che, nonostante la loro poca credibilità, persa nel tempo, sicuramente hanno ancora qualcosa da dire.
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