Licia Maglietta interpreta “Il difficile mestiere di vedova”
di Luca Errichiello / 6 marzo 2012
Sul palco una cornice monumentale contiene il personaggio di una vedova. Talora costei si appoggia alla struttura, talaltra se ne allontana. È un ritratto disteso sull’oscurità dello sfondo del Nuovo Teatro Nuovo ma, nella messa in scena di Licia Maglietta, il ritratto vive del suo dinamismo: ritrarre è ri-trarre, è un ritorno incessante su ciò che può lentamente essere tratto dal personaggio. Il personaggio si es-pone, è vero, ma non pone una realtà statica. Questa, invece, pur nell’apparente semplicità dell’intreccio, vive di un continuo scambio con il vissuto di chi lo spettacolo lo osserva, come di coloro che osservavano la vita della vedova.
Si tratta quindi di creare un mondo di occhi assenti, eppure giudicanti, portatori di un giudizio che, a teatro come nel piccolo paese della vedova, perde l’individualità del suo creatore, nel primo caso nell’oscurità della sala, nel secondo nella folla del fastoso club siciliano frequentato dalla protagonista. L’estraniamento del personaggio interpretato da Licia Maglietta non è quindi intrinseco alla sua vicenda e al suo temperamento, ma nasce dalla perdita della certezza del punto di osservazione. Persa la nozione della posizione dell’occhio che giudica, l’occhio si moltiplica impietoso e sempre più mostruoso. L’occhio figlia nuovi occhi, in un immondo sovrapporsi di visioni distorte e sempre più indipendenti dall’oggetto che viene osservato: una semplice vedova siciliana può così diventare la tentazione della carne, il pericolo certo per coppie incerte, la sensualità ostentata e sfrontata, la torturatrice della noia matrimoniale. La protagonista non è più protagonista della sua vita. Il protagonista è invece l’occhio che osserva.
La vedova non può far altro che tentare in ogni modo di collimare con la prospettiva di chi guarda: per il pubblico in sala, esattamente come per quello del suo paese, diventerà tragico zimbello. Quasi a compiacere questo movimento del “pubblico”, la vedova si inoltrerà in avventure sentimentali con uomini improbabili, quasi surreali. Il personaggio non approderà ad alcun traguardo nel suo percorso, proprio perché il ritratto teatrale è moto inesauribile, come la vedova è indissolubilmente legata al suo ruolo di torturatrice/martire nei confronti dei compaesani martiri/torturatori. Licia Maglietta è guida di fenomenale espressività in questo sentiero di apparente svelamento del personaggio, in realtà violenta riproduzione di relazioni unidirezionali. La vita della protagonista è manovrata da altri esattamente come la vita dell’attrice nello schema del teatro. In nessuno dei due casi vi è reale conoscenza: si tratta di un ritratto che, nel suo incessante movimento, ha smesso di trarre vita dalla realtà, perché si nutre solo delle fantasie di chi lo osserva.
Il difficile mestiere di vedova
di Silvana Grasso
con Licia Maglietta
Andato in scena al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli dal 17 al 26 febbraio 2012.
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