“Dalí: un artista, un genio” al Complesso del Vittoriano

di / 13 aprile 2012

Fino al 1° luglio il Complesso del Vittoriano di Roma dedica al genio di Salvador Dalí una mostra in tre sezioni: una introduttiva, con tanto di filmato biografico e una stanza/laboratorio didattico rivolto soprattutto alle scolaresche, la seconda dedicata ad alcuni capolavori del maestro catalano e l’ultima incentrata sui suoi soggiorni italiani.

Si ripercorrono le ossessioni, cioè quegli elementi fuori contesto che danno una maggiore carica espressiva alle opere e, tra quelle esposte, ritornano sistematiche le grucce, simbolo di morte e di resurrezione, o le formiche che, a causa di un episodio legato all’infanzia, hanno assunto, per Dalí, un significato legato alla putrefazione e alla morte. Le opere presentano vari livelli di lettura, immagini multiple o tempi immaginati, spesso rappresentati da orologi, il più delle volte molli. A spingere Dalí a creare il suo immaginario è il suo metodo paranoico-critico di conoscenza irrazionale basato sull’oggettivazione critica e sistematica delle osservazioni e interpretazione dei fenomeni deliranti, ma anche la sua unica musa ispiratrice, Gala, moglie di Paul Éluard, che, in seguito, diventerà la sua compagna. Secondo Dalí, Gala tesseva e ritesseva la tela di Penelope del suo disordine e viveva il dramma della sua pittura con un’ansietà spesso più intensa della sua.

Questa retrospettiva, che è soprattutto un’occasione di ricerca, mette in particolar modo in luce il rapporto tra Dalí e l’Italia. Amava Raffaello – si può ammirare infatti il suo “Autoritratto con collo di Raffaello” – e aveva stretti rapporti con numerosi artisti del nostro paese, tra cui Luchino Visconti con cui collaborò come scenografo e costumista, per Rosalinda o Come vi piace di William Shakespeare.
 


 

La mostra comincia con le illustrazioni dell’autobiografia di Benvenuto Cellini, su commissione dell’editore Doubleday & Company di New York, e prosegue con la straordinaria “Madonna di Port Lligat”, dove viene sviluppato il concetto di “mistica nucleare”, cioè la riconsiderazione delle nuove frontiere della meccanica quantistica, in cui è possibile cogliere numerosi rimandi all’arte classica. L’uovo sospeso, infatti, deriva direttamente dalla “Pala di Brera” di Piero Della Francesca – la forma perfetta, essenziale, priva di principio e fine – e la figura, invece, dalla “Madonna con bambino” di Crivelli. Sin da subito, quindi, il percorso mette in evidenza un Dalí italiano, appassionato di Palladio, artista daliniano, secondo il pittore spagnolo, per le sue false prospettive.
Basta, allora, addentrarsi nella seconda parte della mostra per essere abbagliati dal mondo onirico di Dalí, annunciato da quelle “Impressioni d’Africa”, che rimandano all’“Annunziata” di Antonello da Messina e all’“Autoritratto con Mercurio” di Giorgio De Chirico, con il quale il pittore catalano ha molto in comune. Giunti alla sala centrale, invece, non si può non rimanere colpiti da “Singolarità” o da “Alla ricerca di una quarta dimensione” del 1979 che presenta, al centro del paesaggio, la nativa Figueres e, in primo piano, due figure vestite all’antica, un ulteriore rimando all’amato Raffaello della “Scuola di Atene”. Legame con Roma che – rimanendo sulla stessa opera – si può ritrovare nella citazione, posta in fondo a sinistra, della scena del pagamento del tributo in “La consegna delle chiavi”, del Perugino, situato nella parte sinistra della Cappella Sistina.
 


 

Infine l’ultima sezione si concentra, come già accennato, sulle permanenze italiane di Dalí. Parecchi sono i rimandi alla pop-art riscontrabili nel “Divano-labbra di Mae West” o nelle tre bottiglie ideate per il liquore Rosso Antico e viene presentata la famosa “Rivoluzione del Rinoceronte”, annunciata il 15 aprile del 1959. Inserita anche da Woody Allen nel suo ultimo film, nonostante non ci sia corrispondenza tra il tempo vissuto dal suo protagonista e il periodo del “Rinoceronte”, le corna vengono definite da un estasiato Dalí come una «curva matematica completamente logaritmica» e diventano un punto costante di riferimento a partire da quegli anni. Sezione meno interessante ma che ha il suo vertice nelle illustrazioni dedicate a Don Chisciotte, uscite sulla rivista Tempo, che rimandano a quel progetto televisivo, definito impopolare, che avrebbe unito Carmelo Bene, Eduardo De Filippo e Salvador Dalí. Ma, purtroppo, l’uomo è sempre al di sotto della potenza e del valore dell’arte e possiamo, oggi, solamente immaginare quel che sarebbe stato.

 


Dalí: un artista, un genio
Complesso del Vittoriano
Dal 9 marzo al 1° luglio 2012.


Per ulteriori informazioni:
http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=119124

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