“Corpo a corpo” di Gabriela Wiener
di Giulia Zavagna / 31 agosto 2012
«Bevo, fumo, esco la sera, mi ubriaco una volta a settimana e una volta a settimana vivo l’agonia dei postumi, ogni tanto mi drogo, mangio cibo spazzatura, detesto la maggior parte delle verdure, sono madre, non sono battezzata, lavoro in un ufficio, odio la razza umana, sono moglie, guardo serie televisive in streaming fino alle 3 del mattino, non faccio attività fisica, non ho una colf, passo dieci ore al giorno davanti a uno schermo, l’unica parte del mio corpo che si mantiene in forma sono le mie dita che battono sulla tastiera, come adesso». Gabriela Wiener, peruviana, trentasette anni. Professione: «giornalista specializzata nel ficcare il naso ovunque». Segni particolari: metterci la faccia, anzi la pelle, anzi tutto il corpo.
Su che equilibrio si regge la famiglia di un guru e delle sue sei mogli? Quali meccanismi regolano il mondo degli scambisti? Quante infinite vicende raccontano i corpi tatuati? Questi i quesiti ai quali l’autrice vuole rispondere in prima persona, lasciandosi trascinare nelle diverse storie e diventandone spesso protagonista, al fine di offrire poi un punto di vista profondamente intimo e coinvolto su tutte quelle situazioni che ne attirano irresistibilmente l’attenzione. In Corpo a corpo (La Nuova Frontiera, 2012), il suo primo libro pubblicato in italiano, la Wiener ci racconta tredici esperienze che indagano le pratiche e le abitudini sessuali di una società a cavallo tra l’America Latina e la scia di emigrazione che da lì porta in Spagna e in Francia.
Tre le parti che animano il libro: «Altri corpi», storie altrui con le quali l’autrice entra in contatto, lasciandosene in qualche modo inebriare; «Senza corpo», esperienze che non passano dalla pelle, ma la sfiorano, lasciando inevitabilmente un segno; «Con il mio corpo», dove intimità e reportage si incontrano, e chi narra diviene realmente protagonista, in tutto e per tutto, della storia che racconta.
Sessualità e spiritualità si fondono nell’esperienza quasi mistica dell’ayahuasca, che «è come amoreggiare con la follia». Una trasferta buia e umida nel Bois de Boulogne ci mostra la vita dei trans, retta da un assurdo, duplice equilibrio. Il sesso che si fa strumento, come nel caso dell’infinito orgasmo utopico e asettico di un maiale d’allevamento. E ancora, la dimensione parallela di dominatrici e schiavi, il sesso al tempo di internet, la curiosità che suscita l’erotismo femminile, l’esperienza demiurgica e inconsapevole della gravidanza, il discreto ingresso di occhi altrui nell’intimità di coppia. Il tutto raccontato senza malizia o né spregiudicatezza, ma anzi esaltato da una scrittura fresca, pungente e disinvolta, resa altrettanto brillante in traduzione.
Raccogliendo la lezione di Hunter S. Thompson, Gabriela Wiener si inserisce ormai a pieno titolo tra le principali voci del giornalismo narrativo latinoamericano, dando vita a una nuova forma di scrittura “gonza”, intima, a tratti sfacciata, incredibilmente attuale e coinvolgente. Chapeau.
(Gabriela Wiener, Corpo a corpo, trad. di Francesca Bianchi, La Nuova Frontiera 2012, pp. 254, euro 13)
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