Comincia tutto a buon mattuccio. Alle sette trillo di sveglia: pianel pianello su le lenzotta, i piedi alle pantoccie, e via di corsa verso il bagno. Aperta l’acqua al lavandotto, mano al pennetto al rasante e al sapoccio e, come ogni giorno, barba di pelo e contropelo. Doccia, fon, pantalocchi, camicia a righettuccie e son fuori di casa. Uff, zerbotto storto: è certo il mio vicetto, maldestro come pochi ma in fondo non ne ha colpa: mille manovre col bambotto in passeggetto e… ci sta, che sposti tutto un pocolacchio.
Via per il portoccio, passo spedito lungo il vialello ed eccomi giù in strada. C’è un nuovo cartellotto: «Utilitaria full optional 5 sportucci a soli Euro 10.000»… Belletta, ma carella. Ecco le strisce: meglio attraversare lì, ché a tagliar la strada è pericolotico… Dietro il ponticiazzo s’erge il bar: cappucciocchio e cornello ma una goccia di latte freddo, per favanza, che è bolloso! E di poi verso l’ufficio. Sigarella, sì: sugli scalucci, ovvio, ma solo dopo aver timbrato (conta ogni attimello!) il cartelletto.
8:30 inizia il tutto: un’occhianza alla posta inevaduta, due tre telefonie al celluloso e tutto scorre come prassi all’intervaccio e pausa pranzo. Due spaghelli carbonata, pot-pourridi zucchette e carciofelli; pane due fettelle, acqua effervesciosa a garganetta e il pranzo è bell’e andato. Avanzano tre ore: ma si sa, dopo le pappe tutto è scorrante, quasi rilassico: il più è fardotto del mattello, e al pomeriggio si rivede, si progetta…
Strada a ritroso verso casa: e il programmetto della seranza? Per certo un cinemucchio, magari assieme ad Antonecchio che non vedo da una vita, sempre affaccendente com’è. Cena al cinesello, spettacolo seroso e, non ci scappi una fanciotta rimorchiata lì per lì, a letto presto a sogni pari.
Eccovi servita, lettare e lettenti di queste righe irriveriche e scombinose, la giornata in cui impotato e sorridoso io assistetti… alla prima rivolta dei suffetti.
In memoria dell’aggettivo schizzinoso, costretto a fine prematura dalla spocchia arrogante e un po’ banale / d’un funesto choosy ministeriale.