“Boardwalk Empire”, il ritratto violento dell’America criminale
di Alessio Belli / 14 novembre 2012
C’è un’America, nel nostro immaginario, fatta di completi gessati e mitra spianati sotto il cappotto, capelli impomatati e auto d’epoca, coltelli a serramanico nello stivale e casse piene dialcolici di contrabbando, come negli Intoccabili di De Palma. Questi sono alcuni dei tratti che compongono lo spettacolare affresco dell’impero del crimine affacciato sulla boardwalk – ovvero la via paesaggistica fatta di assi di legno che costeggia la spiaggia e il mare – della Atlantic city degli anni ’20, i ruggenti anni del proibizionismo. Lungo la passeggiata si staglia la sagoma di un uomo magro ed elegante, con un garofano rosso puntato sulla giacca. È Enoch “Nucky” Thompson. Ufficialmente è l’amato politico tesoriere della città, ma in realtà, è soprattutto il boss malavitoso protagonista di Boardwalk Empire, la serie americana osannata da critica e pubblico arrivata alla terza stagione in patria.
Un successo garantito dalla nuova usanza tanto in voga nello showbusiness U.S.A.: far entrare il cinema nella tv. Ovviamente il grande cinema fatto dai vari Spielberg, Hanks e Scorsese, capaci di investire alti budget e ambiziosi progetti sul mezzo televisivo. I grandi nomi di Hollywood hanno capito che la tv non è più un mezzo utile solo per offrire un intrattenimento di serie B, ma che può garantire – sotto forma di serie – uno spettacolo pari, se non superiore, a quello della settima arte.
La rete via cavo HBO ha proposto al pubblico un prodotto che non farà rimpiangere la serie di mafia per eccellenza trasmessa dalla medesima emittente fino alla sua epica conclusione nel 2007: I Soprano, ancora oggi considerata il fenomeno televisivo più importante degli ultimi venticinque anni. Per Boardwalk Empire non si è badato a spese: alla sceneggiatura abbiamo Terence Winter (già autore de I Soprano, per l’appunto), alla produzione la star Mark Wahlberg e il maestro Martin Scorsese, regista anche dell’episodio pilota. La scenografia curata perfettamente fino al dettaglio e i costumi permettono allo spettatore di timbrare il biglietto per un bel viaggio nel passato di quasi cento anni. Completa il tutto un cast di altissima taratura: Nucky Thompson, personaggio realmente esistito, ha il volto del grande Steve Buscemi, a cui è accostato quello di Michael Pitt, sempre meno giovane e ribelle ma più bravo ed intenso. Forte di queste basi, la serie, godendo dei tempi più lunghi e dilatati concessi dalla fiction a puntate, crea un affresco intrigante, sensuale, cupo e vivido dell’America ai tempi del Proibizionismo, fatta di gangster spietati e violenti non meno malvagi dei tanti loschi politici del contraddittorio periodo. Buscemi è formidabile nell’incarnare il contrasto tra i due archetipi; davanti a tutti paladino della giustizia, ma dietro, abile nell’architettare le mille trame e gli accordi con cui arricchirsi grazie anche allo spaccio di alcolici proibiti. A partire da questo nucleo iniziale, Boardwalk Empire diventa un’antologia della mala, dove a poco a poco, ancora agli esordi, appaiono personaggi come Al Capone e Lucky Luciano, solo per citare i pezzi grossi.
Ma Broadwalk Empire non è solo una serie di gangster fatta di sparatorie e violenza – comunque onnipresenti -, è anche un modo per addentrarsi nell’indole umana, spesso contraddittoria e complessa, dove i rapporti e le scelte spesso fanno più male di una pallottola. E per questo va dato plauso all’interpretazione degli attori, capaci di rappresentare questa lacerazione e la conseguente discesa nell’abisso del male: da Pitt, sofferente prediletto di Nucky, al grandissimo Michael Shannon, nei panni del poliziotto incaricato di dare la caccia ai venditori di alcool, sempre più combattuto tra i suoi principi cristiani e le depravazione della Nuova Babilonia americana. E dopo poche puntate ci si accorge di quanto l’America di quel periodo sia tanto simile al mondo attuale.
Insomma, tutto perfetto come in un capolavoro del cinema. No, anzi, meglio; come in un capolavoro della tv. Tanto che, puntata dopo puntata, la voglia di passeggiare sulla boardwalk corrotta e criminalesarà irrefrenabile.
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