“La scoperta dell’alba” di Susanna Nicchiarelli
di Francesco Vannutelli / 11 gennaio 2013
Presentato all’ultima Festa del Cinema di Roma nella sezione Prospettive Italia, La scoperta dell’alba è l’opera seconda della regista, sceneggiatrice e attrice Susanna Nicchiarelli, già premiata nel 2009 a Venezia con il premio Controcampo italiano per il film d’esordio Cosmonauta.
Dopo la morte della madre, Caterina (Margherita Buy) e sua sorella Barbara (Nicchiarelli) decidono di sbarazzarsi della casa al mare ormai inutilizzata. Mentre traslocano i ricordi di una vita, Caterina, spinta da improvviso istinto, decide di provare a comporre il numero della casa d’infanzia sul vecchio telefono a disco che giace in un angolo ricoperto di polvere. Quando dall’altro capo sente rispondere una bambina non vuole crederci. In qualche modo si è aperto un varco temporale e Caterina si trova ora a parlare con la sé stessa degli anni ottanta. È l’occasione per capire che fine abbia fatto il padre Lucio Astengo, professore universitario sparito all’improvviso trent’anni prima, forse rapito dalle Brigate Rosse, forse scappato con una nuova donna.
L’indagine trans-temporale che Caterina avvia la porterà a rivelazioni inattese sul genitore scomparso, lontano da quell’immagine di perfezione che il ricordo familiare e le postume celebrazioni accademiche avevano fornito in tutti quegli anni.
Partendo dall’omonimo romanzo di Walter Veltroni e cambiandone, in parte, la materia narrativa (nel libro il protagonista è Giovanni, figlio unico di Lucio Astengo, padre a sua volta di due figli), Nicchiarelli ha confezionato un film che affianca al nucleo centrale del libro della ricerca storica, individuale e collettiva, un nuovo livello d’indagine sulle figure di padre e uomo che prende il sopravvento. Le rivelazioni cui Caterina giungerà con la collaborazione della se stessa bambina mostrano un padre distante e freddo che la gloria della cronaca e del mistero avevano nascosto agli occhi dell’infanzia.
La ricerca di Caterina non è rivolta solo a individuare la realtà dei fatti ma a trovare un senso per quella figura reale di uomo che è mancata, e continua a mancare, nella sua vita e in quella della sorella. Entrambe sono coinvolte in amori con uomini a metà, un infantile sperimentatore interpretato da Sergio Rubini per Caterina, un timido e remissivo chitarrista della band di cui è manager per Barbara, entrambe sono perennemente alla ricerca di una figura che sappia conciliarle con il passato (così Caterina finisce a letto con il figlio di una vittima di terrorismo, Barbara si illude di ritrovare il padre scomparso in un misterioso impresario tornato dopo trent’anni dall’Argentina).
Nonostante l’originalità della materia di partenza (relativa, se si pensa a un precedente come Frequency di Gregory Holbit del 2000, dove padre e figlio comunicavano via radio a trent’anni di distanza) e l’efficacia delle modifiche apportate in riscrittura, la Scoperta dell’alba è un film che delude e finisce per annoiare. Tutto sembra fuori posto, dagli attori, mai interamente calati nelle parti, alla colonna sonora elettronica di Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, quasi imposta in primo piano per tutto il film.
Nel tentativo di creare tensione nell’inchiesta attraverso tempo e memoria di Caterina, Nicchiarelli finisce per mettere in scena una storia sconnessa, lenta, con un ritmo altalenante e la perenne minaccia della banalità in dialoghi triti e situazioni stereotipate.
Mantenendo la sua regia sulle stesse note di nostalgia e memoria (le canzoni pop anni ottanta, da “99 lutfballons” a “Video killed the radio star”), alla regista non sono però riuscite le stesse mosse che avevano fatto di Cosmonauta una sorpresa inattesa.
(La scoperta dell’alba, Susanna Nicchiarelli, 2012, drammatico, 92’)
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