“Vertical Thinking”: William Kentridge al MAXXI di Roma
di Giulia Capogna / 16 febbraio 2013
«As if I could swallow what I had just said». Questa frase la troviamo al MAXXI, sotto una grande stampa raffigurante una donna con un megafono gigante, una sintesi della molteplice e ambivalente genialità di William Kentridge, per la prima volta nella Capitale con Vertical Thinking, che fino al 10 marzo è visitabile all’interno del grande complesso di Zaha Hadid. Questa mostra è la conclusione di un progetto più ampio incentrato sull’artista, che inizia nel novembre del 2012 durante il Romaeuropa Festival, con l’anteprima nazionale della pièce teatrale Refusal the Hour al teatro Argentina, in concomitanza con l’inaugurazione della mostra.
William Kentridge, nato nel ’55 a Johannesburg, gode ormai di fama mondiale, essendo considerato da molti un artista poliedrico, capace di spaziare dal teatro, al cinema-documentario e all’arte. Esposto al MoMa, e in molti tra i più famosi musei mondiali, è stato premiato innumerevoli volte per la sua attenzione e il suo interesse agli aspetti politici e sociali.
La mostra Vertical Thinking è situata nella Galleria 5 del MAXXI, spazio irregolare, formato da una pavimentazione leggermente in salita. L’allestimento, voluto dalla curatrice Giulia Ferracci, accentua ancora di più l’aspetto labirintico e tortuoso della mostra.
“The Refusal of Time” – installazione situata al fondo – è il cardine intorno al quale ruota l’intera mostra, insieme alle 14 serigrafie inedite, i bozzetti preparatori delle sue pièce e 6 opere anch’esse mai viste che rimarranno nella collezione del museo. “The Refusal of Time”, proiettata per la prima volta in occasione di Documenta (13) a Kassel nel 2012, con la collaborazione di Peter Galison, storico della scienza e fisico e, l’aiuto del compositore Philip Miller e la video editor Catherine Meyburgh; ricorda i fotomontaggi Dada di Heartfield e Grosz, il rumorismo futurista di Pannaggi, i film muti di Chaplin e, per finire, la scrittura surrealista. Una proiezione dove il protagonista è lo stesso autore che viaggia attraverso il tempo e lo spazio, disseminato di ombre cinesi e danzatori di colore, quasi trasportato dai ricordi del Sudafrica, territorio dilaniato dall’aparthaid.
Al centro della galleria si trova poi una costruzione leonardesca in legno, chiamata propriamente “Macchina che respira” per i suoi movimenti e rumori: scandisce e crea un tempo diacronico, che ci aiuta a risvegliarci e non essere del tutto rapiti da questo meraviglioso esperimento di teatro totale – lo spettatore, durante le 5 proiezioni, cade letteralmente in trance.
Le opere che la accompagnano ci conducono al tema portante: il tempo. Kentridge lo rappresenta come un’esplorazione del passato, presente e futuro in una dimensione di continuum. La fenomenologia del tempo si può anche ritrovare nella sua tecnica di cancellazione e stratificazione: nulla è eterno e tutto muta in un divenire.
Le opere in mostra comprendono un lasso di tempo che va dal 1998 al 2012 e il percorso espositivo è composto da immagini e soggetti riferiti alle sue numerose pièce teatrali: Ulisse, Zeno, Ubu re. Questi personaggi sono uomini fragili che si piegano al fato e sono vittime degli eventi.
Ne è un esempio “Zeno Writing”, proiezione il cui autore, partendo dalla storia dello Zeno sveviano, analizza e ripercorre la tragicità della guerra.
Il percorso espositivo della mostra chiude con le numerose serigrafie (una di queste dà proprio il nome alla mostra) e i molti bozzetti preparatori delle sue rappresentazioni, senza dimenticare la wunderkammern che racchiude i disegni di “The Refusal of Time”.
William Kentridge. Vertical Thinking
Maxxi – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma, Via Guido Reni 4
17 novembre – 10 marzo 2013
Per ulteriori informazioni visitare il sito:
www.fondazionemaxxi.it
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