“A portata di mano” di Tilman Rammstedt

di / 1 marzo 2013

 

A portata di mano di Tilman Rammstedt (Del Vecchio, 2012) è un romanzo che racchiude molteplici componenti. In primo luogo è la storia di un viaggio on the road di tre amici che partono dalla Germania, attraversano il Belgio e arrivano in Francia. In secondo luogo è anche, e soprattutto,un romanzo di formazione, in cui troviamo tre trentenni nel pieno di una crisi post-adolescenziale che li porta alla disperata ricerca di se stessi.

La storia si apre con Felix che, dopo aver ricevuto l’invito al matrimonio di Katharina, decide di andare a trovarla. L’autore prende spunto da questo avvenimento per raccontarci di tre ragazzi che sono stati in passato amici e amanti e che col tempo hanno finito per allontanarsi.

Felix è un pediatra single, Katharina una studentessa che da più di tre anni cerca di finire la tesi del dottorato, mentre Konrad è ormai un accademico, tiene seminari e svolge ricerche universitarie. Dopo una lunga amicizia intervallata da una storia d’amore fra Katharina e Konrad, durante la quale si è consumata anche una breve avventura fra Katharina e Felix, i tre si sono separati: il triangolo di affetti e segreti ha infatti portato allo sgretolarsi di entrambe le relazioni e il conseguente allontanamento dei tre amici che hanno preso strade diverse arrivando a non sentirsi per tre anni.

Questo fino all’improvviso invito al matrimonio di Katharina.

La reazione di Felix all’avvenimento inaspettato è di contattare il vecchio amico Konrad per partire subito alla volta di Amburgo, e rapire Katharina. La decisone viene presa senza riflettere profondamente sulle implicazioni di un vero e proprio rapimento ai danni di una cara amica del passato, né tantomeno preoccuparsi minimamente della possibile reazione che lei potrebbe, giustamente, avere. Rapire Katharina appare d’un tratto chiaramente come l’unica soluzione possibile secondo Felix per andare avanti nelle vite di tutti e tre: bisogna riunire il trio di anni prima, passare insieme del tempo e ritrovare quel periodo della vita che tutti e tre ricorderanno sicuramente con nostalgia.

Perché non tornare a essere FelixKatharinaeKonrad?

Tuttavia, al di là dell’apparente ironia, A portata di mano è un romanzo incentrato sul difficile e lungo processo di crescita dell’individuo, che oggigiorno va ben oltre la tanto sognata adolescenza e lascia i ventenni, e anche i trentenni, spaesati perché non riescono a sentirsi ancora uomini completi, sebbene sappiano con certezza di non poter più essere considerati adolescenti. Emblematica, in questo senso, è la scelta dell’autore di usare il viaggio come strada per portare avanti questa crescita, la ricerca di un qualcosa che neanche i personaggi stessi sanno bene cosa sia, pur essendo sicuri che l’unica soluzione è continuare ad andare, a muoversi, senza doversi fermare mai.

Sullo sfondo di questo viaggio inquieto, con decine di ore alla guida, svariate discussioni e innumerevoli silenzi, c’è un ulteriore personaggio, sempre presente e immobile: il mare. In un freddo e piovoso inverno sulla costa francese, il mare è contemporaneamente strumento di evasione verso luoghi lontani e interlocutore silenzioso di tante riflessioni e proposte per possibili futuri. D’altronde, come sostiene lo stesso Felix più volte: «Neanche il mare è molto bravo a prendere decisioni. Cambia in continuazione i suoi confini, si muove avanti e indietro, lascia oggetti, poi se li riprende la volta dopo, e così è assolutamente impossibile stabilire l’inizio preciso del mare».

(Tilman Rammstedt, A portata di mano, trad. di Carolina D’Alessandro, Del Vecchio editore, 2012, pp. 232, euro 13)

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