“Il primo gesto” di Marta Pastorino
di Giuliana Pagliari / 3 aprile 2013
La vita è fatta di scelte. Scelte da cui non si può tornare indietro, momenti in cui ci si trova davanti a un bivio, e dalla decisione che si prende dipenderà il corso di tutta la vita futura. Per Anna, protagonista de Il primo gesto (Mondadori, 2013), il bivio arriva quando mette al mondo un bambino, la stessa notte in cui muore Maria, l’anziana signora presso cui lavora come badante.
Di fronte a questo bivio, la decisione di Anna è di rifiutare suo figlio, di lasciarlo in ospedale e scappare via, senza nemmeno averlo mai visto, negando a questa nuova vita anche solo un abbraccio, il primo gesto appunto.
Dopo questa scena cruda nel suo essere essenziale inizia il viaggio di Anna, che ripercorre diversi aspetti. Prima di tutto si tratta di un viaggio nel passato, grazie a diversi flashback che ci riportano indietro nel tempo, partendo da un’infanzia in campagna, un fratello maggiore ingombrante, un padre autoritario e una madre frustrata e accondiscendente, fino ad arrivare a trovare le ragioni che hanno spinto Anna a scappare di casa, a passare da promettente studentessa di veterinaria a badante dell’anziana signora Maria.
Il secondo viaggio che Anna compie è fisico, in treno fino a Torino verso un futuro ignoto, una nuova destinazione e un nuovo inizio in un posto dove non conosce nessuno, spinta solo dalla volontà di trovare Giovanni, il nipote della signora Maria di cui Anna ha sentito parlare così tanto durante i tre anni passati vivendo con lei, senza mai riuscire a incontrarlo. Un viaggio in treno verso una nuova città, ma soprattutto una nuova vita, dalla quale non sa ancora cosa aspettarsi.
Infine, Anna intraprende un viaggio interiore, verso le ragioni che l’hanno spinta ad abbandonare il suo bambino, e ancora prima ad abbandonare la sua famiglia, in un gioco di responsabilità e colpe da ricercare nel profondo del suo animo. In questo percorso si rivela indispensabile la presenza di Ramona, una ragazza straniera che non esita ad aprirle le porte di casa sua, nonostante sia un’estranea, per il semplice motivo di aver riconosciuto in lei una forma di dolore cupo che sentono di avere in comune.
Trasferitasi in questa nuova casa, Anna entrerà in contatto con la madre di Ramona, infaticabile lavoratrice che non parla l’italiano pur essendo in Italia da anni ormai, e il figlio Iulian, un bambino di sei anni che riuscirà a instaurare uno stretto rapporto con Anna trovando un canale di comunicazione fatto di gesti e attenzioni ben più importanti e profondi delle semplici parole.
E poi c’è Giovanni, il nipote della signora Maria, che Anna riesce a trovare in una scuola di danza nel centro di Torino, che arriva a conoscere giorno dopo giorno mentre lui la guida verso un’accettazione del proprio corpo in linea con la natura e con l’universo che ci circonda, e con cui condivide momenti di sincerità sconcertante e di intimità legata alla sola cosa che li accomuna: l’affetto per la signora Maria.
In un intreccio di continui flashback, di racconti e di segreti di famiglia rimasti sepolti troppo a lungo, Marta Pastorino conduce il lettore lungo un percorso tortuoso e disarmante, di cui non si conosce il punto d’arrivo e spesso neanche quello di partenza. Si viene travolti da una serie di eventi, di ricordi e di personaggi che lasciano la mente frastornata a rimettere insieme i pezzi di una storia che si rivela poco per volta.
L’autrice tocca temi importanti, e per qualche verso scomodi, come l’abbandono di un figlio e la difficoltà di gestire una donna anziana non autosufficiente ma tremendamente testarda e orgogliosa, usando sempre parole crude e affilate, senza giri di parole, ma piuttosto con una visione d’insieme che rende ogni episodio un movimento di una coreografia che appare nella sua interezza solo dopo aver terminato la lettura del romanzo.
(Marta Pastorino, Il primo gesto, Mondadori, 2013, pp. 185, euro 17)
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