La collana La Cultura de ilSaggiatore
di Serena Agresti / 17 aprile 2013
Come di consueto ormai da qualche tempo, nel secondo appuntamento di DietroLeQuarte dedicato alla casa editrice del mese, ci occupiamo di una delle collane che più la caratterizzano e la distinguono. Nel caso de ilSaggiatore è inevitabile non parlare della collana/colonna portante del progetto editoriale, La Cultura, fin dal 1958, anno in cui Alberto Mondadori fonda la casa editrice.
Se lo scopo de ilSaggiatore è, fin dall’inizio, mosso da una volontà di fornire «risposte a domande collettive, La Cultura aggiunge, a quei volumi, il “modo di usarli”». I libri pubblicati in La Cultura sono dunque strumenti per l’interpretazione e la comprensione della realtà – «storia-critica-testi» sono in origine gli ambiti esplorati –, al pari di una bussola, di un termometro, o di una bilancia. Un obiettivo, almeno nelle intenzioni, pienamente «illuministico».
Tenendo presente questa linea non è difficile individuare già nei primi titoli pubblicati il progetto editoriale che ne sta alla base: a cominciare dai testi di Jean-Paul Sartre, come Che cos’è la letteratura? (1960) e L’essere e il nulla (1965), continuando con Karl Jaspers e La bomba atomica e il destino dell’uomo (1960), con Claude Lévi-Strauss e Tristi tropici (1960) e con Carl Gustav Jung e La psicologia del transfert (1962). La successiva suddivisione della collana in numerosi settori permetterà di includere autori più svariati, da Paul Klee a Simone de Beauvoir, da Emilio Cecchi a Ernesto De Martino. Le uscite continuano così a «prevedere titolo di grande rilevanza per la cultura italiana, in ambito sia filosofico […] sia antropologico […] sia linguistico e di critica letteraria». «Strumenti di conoscenza» dunque per formare lettori “illuminati”.
Con la morte di Alberto Mondadori e i vari cambiamenti societari de ilSaggiatore (nel 1986 la casa editrice torna sotto Mondadori per poi rendersi nuovamente indipendente nel 1993), anche La Cultura subirà dei mutamenti: prima nel 1981 con un ritorno a una “veste unitaria”, senza suddivisioni, e un cambiamento della grafica; poi, a partire dal 1993, grazie anche a Luca Formenton, «editore protagonista», e ai suoi collaboratori – tra cui Aurelio Pino – con una ritrovata volontà di «rivolgersi a lettori culturalmente attenti, con libri capaci di offrire riflessioni e approfondimenti, sia in riferimento ai vari settori del sapere sia in rapporto al dibattito in corso». Agli autori “classici” come Lévy-Strauss e Jean-Paul Sartre – ormai solide ricchezze di un catalogo impressionante – si affiancano nomi nuovi, tra cui Christopher R. Browning, Noam Chomsky, Nassim Taleb e gli italiani Enrico Deaglio, Lucio Magri e Ferruccio Parazzoli.
Per concludere questo rapido approfondimento sulla collana La Cultura segnaliamo tre titoli recenti degni di nota, testimonianze tangibile della continuità progettuale della casa editrice:
– Cosa Grigia, di Giacomo Di Girolamo: in questo libro che è, al tempo stesso, «inchiesta, reportage, romanzo e dramma tragicomico», l’autore indaga e viviseziona la nuova forma assunta dalla mafia, in seguito alla mutazione genetica che ha portato ogni cosa alla luce del sole, davanti ai nostri occhi, confidando nella nostra cecità quotidiana, rendendoci tutti colpevoli vittime.
– Americana – Storia e cultura degli Stati Uniti dalla A alla Z, di Mario Maffi, Cinzia Scarpino, Cinzia Schiavini e Sostene Massimo Zangari: dizionario atipico con più di trecento voci dedicate interamente agli Stati Uniti d’America che, volenti o nolenti, hanno influenzato e continuano a influenzare il nostro immaginario comune.
– Perché le nazioni falliscono, di Daron Acemoglu e James A. Robinson: un libro cardine per comprendere i mutamenti dell’economia mondiale, attraverso una panoramica storica di rara purezza che indaga «le origini di prosperità, potenza e povertà» e permette di guardare con occhi nuovi gli stravolgimenti economici e sociali dell’era attuale.
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