“Alta definizione” di Adam Wilson
di Giulia Zavagna / 17 maggio 2013
Adam Wilson, nuova voce della narrativa ebraica americana, ci regala con la sua opera prima, Alta definizione (ISBN, 2013), una sorta di romanzo di (non)formazione. Eli Schwartz ha vent’anni, un fratello semiperfetto, due genitori divorziati, una madre depressa, e qualche chilo di troppo. Ed è un perdente: niente college, niente lavoro, niente ragazza, nemmeno la patente. Le sue giornate trascorrono davanti a tv e computer, sui cui schermi si alternano film, social network, programmi di intrattenimento e una buona dose di video porno. Una routine invariata, sedata, che lo sprofonda piano piano in un abisso di inerzia post-adolescenziale, in cui l’impressionante quantità di informazioni che accumula ogni giorno si rivela pressoché inutile, poiché non fa che trincerarlo in una realtà parallela fatta di schermi piatti, droga e pornografia, in netto distacco dal reale e dal quotidiano.
A smuovere questa situazione di stallo, nel bene o nel male, è l’incontro con un ex divo del cinema ormai ridotto in carrozzella, Seymour Kahn, nuovo acquirente della casa ormai troppo grande e costosa per Eli e la madre: «Si parla di una casa, bisognerebbe cominciare da lì, e sarà lì che tutto andrà a finire, non prima che un mucchio di fucili, droga, spogliarelliste e altri capisaldi della vita suburbana contemporanea si siano uniti al cocktail come spuma rossa, dando all’acqua un bel color sangue e un sapore dolciastro, vomitevole».
Con un esilarante uso della narrazione in prima persona, Wilson ci racconta attraverso lo sguardo ironico di Eli l’ingresso trionfale di Kahn nella vita del ventenne, con ciò che di positivo e negativo comporta: lezioni di vita ambigue – ma pur sempre tali –, Viagra, droghe sintetiche, una pallottola in una gamba, e soprattutto una vera e propria iniezione di realtà. È così che il ragazzetto sovrappeso che viveva semisepolto nel seminterrato della madre torna gradualmente alla luce e si lancia in una maldestra educazione sentimentale: da Jenny – inarrivabile sogno erotico – ad Alison – con cui Eli sembra condividere, almeno per un attimo, piaceri e delusioni generazionali –, passando per la madre piacente di un’ex compagna di classe e l’ex moglie lesbica dello stesso Kahn, Eli si imbatte in una serie di figure femminili in bilico tra l’essere oggetti del desiderio e surrogati di una madre assente di cui lui sente ancora troppo la mancanza.
L’esordio di Wilson è caratterizzato da un’ironia impietosa, che riesce nel giro di poche righe a far ridere di gusto e a far sinceramente commuovere il lettore. Il linguaggio colloquiale di Eli non è immune dall’essere a tratti poetico, e la forza e l’immediatezza della scrittura ci proiettano istantaneamente in uno stato di tragicomica empatia con il protagonista. È quasi impossibile non affezionarsi a Eli, alla sua goffaggine, che nasconde una mente brillante, alla sua passione per la cucina, all’imbronciata tenerezza con cui in fondo gestisce tutti i rapporti umani.
Tuttavia, ci accorgiamo ben presto che la trama del romanzo si regge di fatto su pochi contenuti e su alcune situazioni e personaggi che, per quanto l’autore si dimostri in grado di utilizzarli al meglio, non si possono che definire stereotipati. La storia di Eli è quella di un qualunque adolescente benestante cresciuto a Internet, pasticche e serie tv: la ferita della separazione dei genitori ancora da rimarginare, il rapporto problematico con un fratello perfetto solo in apparenza, una vita sentimentale e sessuale tutta da definire, un futuro nebuloso, privo di coordinate tanto quanto di ambizioni. Due, se vogliamo, i punti deboli di Alta definizione. Il grande potenziale della folta galleria di personaggi che popola il romanzo resta talvolta inespresso: i personaggi secondari sono appena tratteggiati, e spesso sembrano togliere spazio a figure come quella di Kahn, tra le più complesse e riuscite. Inoltre, la seconda parte del romanzo è intervallata da diciannove finali possibili – che Eli ricostruisce sulla linea di vecchi film e scenari da copione – che, per quanto aspri e divertenti, hanno l’effetto di creare un’aspettativa eccessiva sulla vera conclusione della storia.
Nonostante gli alti e bassi, Wilson riesce a dosare sapientemente comicità e amarezza offrendoci un romanzo scorrevole e spassoso, nonché uno sguardo lucido e un po’ malinconico su una porzione della contemporaneità, americana e non solo.
(Adam Wilson, Alta definizione, trad. di Lorenzo Bertolucci, ISBN edizioni, 2013, pp. 426, euro 17,90)
Comments