Quodlibet: a tu per tu con Marco Baleani

di / 30 ottobre 2013

Questo mese Flanerí ha approfondito il progetto di Quodlibet, una realtà affermatasi nel tempo come punto di riferimento per un’editoria votata alla qualità letteraria. Un taglio divulgativo e un’impronta narrativa caratterizzano l’ossatura della casa editrice che si qualifica come possibile modello italiano di industria culturale. Così dopo un’attenta panoramica sulla nascita e gli obiettivi di Quodlibet, l’attenzione della rubrica si è focalizzata sulla collana Compagnia Extra. Per concludere questo percorso conoscitivo, rivolgiamo alcune domande a Marco Baleani, che all’interno di Quodlibet svolge il ruolo di coordinatore.

Come sei arrivato a Quodlibet e in che cosa consiste il tuo lavoro?
Sono entrato in Quodlibet oltre 10 anni fa, dopo uno stage. Ho cominciato facendo molte cose, dal correttore di bozze all’impaginatore, fino al magazzino. Oggi mi occupo principalmente di coordinare la produzione, pur seguendo direttamente alcuni progetti specifici. 

Durante questi anni di conclamata crisi editoriale, qual è la forza di una casa editrice indipendente?
L’aggettivo indipendente contiene molte accezioni e sfumature. Diciamo che, in senso stretto, essere indipendenti consente, se si vuole, di fare scelte non convenzionali, con tutti i vantaggi e i rischi che questo comporta.

Il vostro progetto editoriale coniuga la sobrietà grafica all’eterogeneità di contenuti, accomunati da una profondità di sguardo sui temi proposti. Quali criteri guidano la ricerca e la selezione dei titoli?
Qualsivoglia, letteralmente ciò che piace, è il senso di Quodlibet. Una definizione capace di abbracciare moltissimi campi del sapere, l’importante è che le proposte che facciamo siano in grado di dire qualcosa, mettere a fuoco una questione. Non aggiungere semplicemente un tassello allo scaffale di filosofia piuttosto che a quello di narrativa, ma aprire prospettive inedite.

Come immagini il lettore medio di Quodlibet? E più nello specifico, il vostro lavoro mira a fidelizzare i lettori forti (puntando quindi su una nicchia) oppure ha come obiettivo finale quello di raggiungere il grande pubblico?
I nostri lettori sono tendenzialmente lettori forti, ma soprattutto curiosi, capaci di rimettere in gioco i loro interessi e punti di vista: pronti ad appassionarsi al contempo per il Manifesto del Terzo paesaggio di Gilles Clément e alle Lezioni di fotografia di Luigi Ghirri, rintracciando quell’invisibile filo rosso che li lega.

Editoria cartacea e editoria digitale. Qual è la tua opinione e che futuro prevedi per gli ebook?
Penso che la consuetudine di usare i tablet sia sempre più forte, in particolare per le nuove generazioni. Credo che questa quota di tempo libero che le persone passano davanti agli schermi possa venir impiegato non solo con i video, i giochi, i social network o altro ancora; una parte di questo tempo può trasformarsi in lettura, sia essa di romanzi, poesia, saggi, articoli di giornale o blog in genere. In questo senso è importante che nell’universo digitale ci sia un’offerta varia e qualificata di libri, in grado di intercettare gli interessi e generare curiosità.

Quali sono gli obiettivi futuri per Quodlibet?
Al di là dei legittimi e doverosi obiettivi che un editore coltiva in termini di crescita e di mercato, credo sia fondamentale centrare il compito che un editore ha nei confronti della comunità cui si rivolge: pubblicare il meglio della creatività, dell’intelligenza e della capacità critica che la collettività sa esprimere, misurandosi con il pubblico dei lettori e sapendo guardare non solo al presente, ma anche al futuro.

Grazie Marco per la disponibilità e a presto.

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