“Come il vento” di Marco Simon Puccioni
di Francesco Vannutelli / 29 novembre 2013
Basato sulla storia vera di Armida Miserere, Come il vento è il terzo film di Marco Simon Puccioni, già in evidenza con l’esordio di Quello che cerchi (2002) e con il successivo Riparo, passato per Berlino nel 2007 per essere poi invitato a più di ottanta festival internazionali.
Armida Miserere (Valeria Golino) è stata una delle prime donne a dirigere un istituto carcerario in Italia nei vent’anni tutt’altro che semplici dei grandi processi per mafia, terrorismo e corruzione politica. All’inizio del film è in servizio nel carcere di Lodi. Nonostante il lavoro, nonostante le minacce recapitate in forma di proiettile per posta, la sua vita è comunque felice. È impegnata con Umberto Mormile (Filippo Timi), educatore carcerario presso il centro di Opera, che cerca di introdurre i detenuti sulla strada del teatro. Fuori dalla prigione la loro vita scorre normale, con gli amici, una gravidanza interrotta naturalmente e la voglia, comunque, di continuare a provare. Poi una mattina presto, mentre Umberto va a lavoro, una moto si affianca alla sua station wagon e una raffica di proiettili lo uccide. Non si sa perché, sembra a tutti gli effetti un attentato di mafia. Armida vive la sua vita sprovvista del conforto della realtà al di fuori. Accetta gli incarichi più duri, cresce in cinismo e severità, sempre più sola, incapace di aprirsi, in attesa di una verità su Umberto che possa darle un sollievo di qualsiasi tipo.
Era soprannominata la fimmina bestia, Armida Miserere, negli anni in cui diresse il carcere dell’Ucciardone, in mezzo a detenuti in regime di 41-bis su un’isola in cui non c’erano altre donne. In un ambiente ancora fortemente maschilista e organizzato con rigore militare, seppe imporsi come una delle più importanti risorse nella gestione dei detenuti speciali e pericolosi, senza piegarsi mai alle numerose minacce e agli attacchi violenti che subì.
Il film di Puccioni si concentra proprio sull’apparente divergenza tra la granitica immagine pubblica e lavorativa di persona inflessibile e invincibile e il ritratto privato carico di fragilità di una donna alla ricerca di quella sicurezza privata, intima, psicologica, che solo l’amore per Umberto Mormile era stato in grado di darle.
Quando fu trovata morta suicida la mattina del 19 aprile 2003, nel suo appartamento annesso al carcere di Sulmona che dirigeva, sul suo letto c’erano la pistola, uno dei suoi due cani e le foto della sua vita precedente, quella con Umberto. Su una sedia i vestiti che avrebbe voluto indossare per l’ultima volta erano sovrastati da un biglietto in cui chiedeva di essere cremata e dispersa nel vento, «perché vento sono stata».
Come il vento non parla di mafia o criminalità se non nella misura in cui le grandi vicende del Paese hanno coinvolto la dottoressa Miserere. È un film privato, girato su Armida, seguendola nei corridoi delle carceri e in casa, senza spazi ulteriori se non quelli della sua quotidianità.
L’insistenza sull’elemento abitudinario della vita di Armida, divisa sempre tra lavoro e casa nonostante i cambi di destinazione sempre più frequenti, tende a sancire una ripetitività dominante nell’andamento drammatico. Occupandosi di coprire un arco temporale di quasi quattordici anni – dalla morte di Umberto al suicidio di Armida – Puccioni, anche sceneggiatore con Nicola Lusardi e Heidrun Schleef, non riesce a mantenere una costanza emotiva omogenea, diluendo il progressivo inaridimento e la perdurante sofferenza della sua protagonista in poche isolate sequenze (l’incontro con il secondino Maurizio, i dialoghi con gli amici Rita e Riccardo).
Rimane un film di solida onestà nel rendere giustizia alla drammatica e difficile vita di una figura importante delle istituzioni che riesce a resistere alla tentazione di facili cedimenti emotivi o di partigianerie sommarie (tipo: i prigionieri sono tutti bestie, i carcerieri tutti torturatori), preoccupandosi esclusivamente di ricordare Armida Miserere.
Passato fuori concorso all’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, Come il vento ha ricevuto il premio collaterale della Libera Associazione Rappresentanti di Artisti per l’interpretazione di Valeria Golino.
(Come il vento, di Marco Simon Puccioni, 2013, drammatico, 110’)
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