Neri Pozza, la sfida della qualità

di / 8 aprile 2014

Questa storia comincia al buio. Sotto il tetto di un anno ingrato. È il 1938 ed Ermes Jacchia, brillante avvocato ed editore ebreo, abbandona l’Italia in tutta fretta. Non indossa nessun crimine, neanche quello dell’amore da rincorrere lontano. La sua colpa è il suo sangue. Il Dio ingombrante che gli scorre dentro. Perché proprio in quel settembre, il governo fascista promulga le Leggi razziali. Un editto d’intolleranza sociale, un salto indietro di secoli e piombo. Ermes Jacchia e tutti gli altri ebrei sono retrocessi di colpo, al rango di cittadini scadenti. Scaduti. Transfughi dell’ultima ora.

Ma c’è un libro di poesie nella pancia editoriale, La gaia gioventù, il primo di Antonio Barolini.

E non si può soccombere ai capricci del rancore. Intorno a quest’opera sorge quindi a Vicenza l’avventura dell’Asino Volante, per volere dello scrittore/artista Neri Pozza e dei suoi “amici scalmanati”, da tenere d’occhio in un momento così immobile. La missione di Pozza prosegue imperterrita malgrado le parentesi di cella per «sospetta attività antifascista», fino al 1946, quando nasce a Venezia il progetto col suo nome.

I primi titoli pesano e ruggiscono. Paludi di André Gide, Peter Rugg l’errante di William Austin, (tradotti entrambi da Aldo Camerino) e Poesie nuove di Vincenzo Cardarelli.

L’energia centripeta della casa editrice raduna intorno a sé i maggiori talenti letterari della compagine italiana, tra cui Camillo Sbarbaro, Mario Luzi, Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda, assurgendo a nucleo propulsore della cultura contemporanea. Una pioggia di testi straordinari alluviona la fama della casa editrice. Basta citare In quel preciso momento di Dino Buzzati e Il ragazzo morto e le comete di Goffredo Parise. Il percorso evolutivo non si impigrisce col tempo e nel 1961 viene battezzata la collana Tradizione Americana, diretta da Agostino Lombardo, che si affaccia alle stampe con L’uomo di fiducia di Herman Melville, per poi annoverare autori come Henry James, Walt Whitman e Nathaniel Hawthorne.

Il padre/demiurgo Neri Pozza si spegne nel 1988, ma dopo aver acceso una creatura forte e ostinata, in grado di riplasmarsi e crescere senza tradire i suoi ricordi.

A partire dal 2000, con la direzione di Giuseppe Russo e una rinnovata cura verso una grafica attenta e raffinata, lo sguardo si dilata, inglobando sentieri e dimensioni multiformi, «dalla narrativa orientale al nuovo romanzo americano, dalla giovane letteratura europea ai nuovi talenti dei paesi emergenti, dalla letteratura di viaggio alla grande saggistica internazionale».

Continuano a fioccare nomi eccellenti, tra cui David Benioff, John Berger, Williams Boyd, Geraldine Brooks, Tracy Chevalier, Angelo Del Boca, Romain Gary, Amitav Ghosh, Paul Harding e Jane Harris.


L’onnivoro catalogo della casa editrice si articola nelle seguenti collane:

I narratori delle tavole, narrativa nazionale e internazionale, dove abitano i titoli di Susan Vreeland, Irvin D. Yalom e Stefano Malatesta.

Le tavole d'oro, narrativa internazionale, con una particolare attenzione alla letteratura orientale. Tra le firme più acclamate quelle di Natsume Soseki e Natsuo Kirino.

Neri Pozza Bloom, narrativa e saggistica nazionale e internazionale per autori graffianti, come Eshkol Nevo e Tim Winton.

 – I colibrì, ramo di saggistica in cui campeggiano Georges Gurdjieff e Osvaldo Guerrieri.

 – Biblioteca Neri Pozza, collana di novità e riscoperte in edizione tascabile.

La quarta prosa, collana di saggi  storico-filosofici guidata da Giorgio Agamben in cui figurano Hannah Arendt e Carl Schmitt.

 – Il cammello battriano, collana di letteratura di viaggio diretta da Stefano Malatesta, che deve il nome a un volume dello stesso Malatesta.

Il corpo aziendale della casa editrice continua a espandersi, costituendo la Divisione Libri del Gruppo Athesis, assieme ai marchi Giano e Beat.


Data l’immensità del catalogo in questione, stavolta individuare solo cinque titoli non ci è sembrato stimolante ma più che altro riduttivo, rischiando di falciare troppe scelte.

Per questo, abbiamo deciso di concederci qualche traccia in più. Ed ecco la nostra selezione:

La città dei ladri, di David Benioff. Due ragazzini sotto assedio. Leningrado e la guerra affamata. Una torta nuziale che diventa una missione, in cui non si cercano solo le uova, ma anche libertà e farina di speranza.

Le lacrime di Nietzsche, di Irvin D. Yalom. Il filosofo piange, il filosofo trema. Occorre salvarlo dalla sua prostrazione. Il brillante psichiatra Josef Breuer si assumerà l’incarico di guarire quel dolore. Traghettandoci in una mente tortuosa e rarissima.

La vita davanti a sé, di Romain Gary. Vicenda struggente di un bambino-ombra. Figlio di nessuno, allevato nella polvere della banlieu di Belleville da una vecchia prostituta ebrea. Parabola di tenerezza e innocenza, scritta sotto falso nome dal genio di Gary.

Le quattro casalinghe di Tokyo, di Natsuo Kirino. Efferato e devastante. Sodalizio mortifero di quattro donne succubi di una storia infelice. Che scorgono nel crimine un affare e un riscatto. Episodio ineludibile di letteratura giapponese.

Io non ricordo, di Stefan Merrill Block. Seth, adolescente geniale colonizzato dall’acne e dal timore del futuro, s’impiglia nell’oblio di sua madre, che comincia a non avere più un passato. Tocca a Seth recuperare i pezzi della sua stessa trama.

Un angelo alla mia tavola, di Janet Frame. Autobiografia straziante di una scrittrice clamorosa. Esistenza al limite, sbocconcellata da anni di degenza psichiatrica e oltre duecento elettroshock. Schizofrenia di vita e arte, che è la sola occasione di fiato e bellezza.

La scrittrice abita qui, di Sandra Petrignani. Itinerario ipnotico tra terre d’autore. Da Parigi alla Sardegna, dal Kenya al Tibet, dove ogni luogo è incontro, volto, narrazione.

Respiro, di Tim Winton. La sfida del mare, a cavallo del surf. Due ragazzi sull’onda, un campione non più giovane e il profumo del limite.


Questa storia prosegue in piena luce. Spalancando pagine e raccontando infiniti finali. 

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