I pirati hanno abbordato il piccolo schermo: arriva “Black Sails”
di Mirko Braia / 30 aprile 2014
[L’articolo parla di una serie ancora inedita in Italia]
«Quindici uomini sulla cassa del morto, yo-ho-ho! E una bottiglia di rum! Il vino e il diavolo hanno fatto il resto, yo-ho-ho! E una bottiglia di rum!».
Non so voi, ma l’era della pirateria per me è un periodo sempre affascinante che non passa mai di moda. Alzi la mano chi non scorge almeno un pirata a Carnevale o Halloween. Aggiungiamoci gli anni d’oro de I Pirati dei Caraibi ed ecco la lunga fila di novelli Jack Sparrow aggiungersi alla festa. Pochi dubbi sul fatto che Robert Louis Stevenson con il suo romanzo L’isola del tesoro abbia dato una spinta decisiva al proliferare di buona parte della “mitologia” attorno all’argomento.
Quel libro di fine diciannovesimo secolo è stato influente su tutta buona parte della produzione successiva sull’argomento, e adesso è arrivato il momento anche per il mondo delle serie televisive di cavalcare quest’onda. Quando il canale via cavo Starz ha annunciato l’arrivo di Black Sails, i sentimenti sono stati sicuramente contrastanti. Questo perché la rete in questione negli ultimi anni ha saputo regalarci serie storiche appassionanti come Spartacus, ma anche prodotti meno apprezzabili come Da Vinci’s Demons o The White Queen. La linea tra flop e successo è molto labile, poteva questa novità piratesca affrontare degnamente le aspettative degli spettatori?
Io non posso che protendere per il sì. Il mondo in cui ci porta Black Sails era stato sicuramente poco sfruttato sul piccolo schermo, e riuscire a riportarci nell’atmosfera dell’epoca d’oro della pirateria del diciottesimo secolo è già un piccolo capolavoro. Senza dimenticare i riferimenti a L’isola del Tesoro. Stiano tranquilli i fan più accaniti, l’immagine de capolavoro di Stevenson è rimasta intatta. L’idea dei produttori è stata dal primo momento quella di realizzare un prequel liberamente ispirato al libro, senza dover obbligatoriamente aderire il più possibile all’originale. Non cercate la maggior parte di riferimenti accurati possibile, accontentatevi di vedere le avventure del giovane John Silver al suo primo incontro col capitano Flint, e gustatevi la vita del 1700 nella ridente isola di New Providence, celebre covo di pirati.
In un ritrovo di malviventi, di loschi affari, popolato da sanguinosi assassini e prostitute, potete ben immagina che Black Sails non fa del “politically correct” il suo cavallo di battaglia. Sangue, violenza e sesso, da stupri di gruppo ad amori saffici, sono (e aggiungo quasi devono essere) all’ordine del giorno. E non poteva essere altrimenti visto il tema trattato e il taglio che hanno voluto dare i produttori. Se la trama non vi farà strappare i capelli, e la storia sarà relativamente lenta ad ingranare, devo ripetermi nel sottolineare come non si possa non amare tutto il “contorno” della serie, il vero punto di forza di Black Sails. A cui va obbligatoriamente aggiunto un paletto: è innegabile che la serie di Starz in questo momento goda del cosiddetto “effetto The Walking Dead”, ovvero un successo assicurato figlio anche di una vera e propria mancanza di alternative. Come gli zombie targati AMC hanno sbaragliato una concorrenza inesistente anche Black Sails rappresenta l’unica soluzione percorribile per tutti gli amanti del genere. Almeno fino a fine maggio, quando è previsto finalmente l’episodio pilota di Crossbones, rimandato veramente troppo a lungo.
La sfida è aperta, vediamo quale ciurma la spunterà.
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