“Il mondo fino in fondo” di Alessandro Lunardelli

di / 2 maggio 2014

Faceva parte della pattuglia di film italiani, tutti più o meno interessanti, presentati nella sezione autonoma Alice nella città dell’ultimo Festival Internazionale del film di Roma, Il mondo fino in fondo di Alessandro Lunardelli, con Filippo Scicchitano e Luca Marinelli che si inseguono tra Italia, Spagna e Cile.

Loris e Davide sono fratelli, ma non parlano molto. Sono diversi. Loris ha trent’anni, è semplice e serio nel portare avanti l’impresa di famiglia. Davide ha solo diciotto anni, è gay ma non lo ha detto a nessuno, e la vita nella provincia industriale del nord Italia non gli piace, non gli appartiene. Quando erano piccoli la madre li ha abbandonati senza troppi rimpianti. Hanno l’occasione di conoscersi quando partono per Barcellona per seguire l’Inter in semifinale di Champions. Lì Davide conosce un ragazzo cileno, un ambientalista rigidamente alternativo, se ne innamora e decide di seguirlo a Santiago, mollando il fratello. Loris parte per cercarlo con l’unica traccia di un biglietto. Durante il viaggio tutti e due capiranno molto di loro stessi e dell’altro, arrivando fino all’estremo sud della Patagonia.

Il viaggio come occasione di scoperta esterna ma ancora di più interna. Spingersi lontani dai posti abituali per guardarsi da fuori e riconoscersi. Un classico della letteratura, e del cinema, di viaggio. L’esordiente Alessandro Lunardelli, esperienza da documentarista e montatore, si affida a una forma narrativa rodata per raccontare la storia dell’incontro in fondo al mondo tra due fratelli e due storie di vite che, partite dallo stesso punto, si sono svolte in maniera completamente diversa.

Davide insegue l’idea di un amore impossibile non per una ragione sentimentale principale quanto piuttosto per evadere dall’opprimente realtà di provincia in cui non è libero di determinarsi. È costretto a reprimere la propria sessualità ancor prima dell’omosessualità, cioè a doversi mostrare secondo una consumata retorica machista che non gli appartiene più per indole personale che per le preferenze sessuali. Di fatto, la sua omosessualità non è centrale nelle svolte di Il mondo fino in fondo. Lo è la sua diversità rispetto al paese – l’immaginaria Agro – e all’impresa di famiglia, rispetto allo stadio e alle serate allo strip-club. Dall’altro lato, Loris, abituato sin da ragazzino a cavarsela da solo dopo l’abbandono della madre, costretto di fatto a una crescita accelerata che lo ha allontanato da sé inserendolo in contesti assicurati di lavoro, calcio e un amore coniugale che non sa essere adulto, trova in Cile, in un viaggio che lo allontana dalla sua routine di conforto, aspetti di sé che non aveva fatto in tempo a conoscere, una sensibilità mai svegliata, la forza di capirsi padre e marito e fratello e di perdonare una madre che non è più pazza, ma semplicemente irrequieta.

È un film di fantasmi, quello della madre fuggita che si è portata via anche la curiosità e la fantasia di Loris, quello della dittatura cilena, che perseguita il fantastico Lucho di Alfredo Castro, già apprezzato di No di Pablo Larrain, unico tra i personaggi minori a uscire dal rischio dello stereotipo imponendosi con la sua drammatica grandezza capace di aprire il film alla storia e ai suoi drammi.

C’è un po’ di retorica nel giovanilismo degli ideali del gruppo degli ambientalisti cileni, tutti belli buoni e felicemente tormentati dalle vicende personale e dall’inesorabile logoramento del mondo da parte dell’uomo, e alcuni momenti in cui Lunardelli ha voluto essere troppo poetico, come l’incontro con i due anziani che vanno a omaggiare il figlio scomparso, ma Il mondo fino in fondo ha una sua coerenza nella difesa del diritto a essere diversi e una potenza di immagini, aiutata chiaramente dai paesaggi della Patagonia, che lascia il segno.

Filippo Scicchitano è arrivato al quinto film nella sua giovane carriera. A parte il più che trascurabile Bianca come il latte, rossa come il sangue, ha dimostrato coraggio nelle scelte soprattutto nell’ultimo anno. Il mondo fino in fondo è il suo secondo film distribuito nel 2014 dopo Allacciate le cinture. Interpreta un personaggio omosessuale in entrambi i film, ma lo fa costruendo due psicologie completamente diverse, evitando sempre la macchietta.

 

(Il mondo fino in fondo, di Alessandro Lunardelli, 2013, drammatico, 95’)

 

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