“Maledizioni” di Antonio Armano

di / 10 luglio 2014

L’inchiesta del giornalista Antonio Armano, Maledizioni. Processi, sequestri e censure a scrittori e editori in Italia dal dopoguerra a oggi, anzi domani, da Aragno nel 2013, ora di nuovo in libreria per la Bur, è un bell’esempio di storia culturale realizzata in maniera tangenziale ma documentata attraverso testimonianze, archivi, redazioni editoriali e tribunali. L’argomento: la censura letteraria in Italia dal dopoguerra a oggi.

«In Italia» s’intende non solo riguardo a libri e autori indigeni ma anche verso scrittori tradotti (e editori connessi: da Sartre a Joyce a Lawrence a Kerouac a Ginsberg). Il Bel Paese, i cui umori fascisto-clericali negli ultimi settant’anni non hanno mai smesso di esalare, non si è fatto risparmiare niente. Ossessionato da un’idea del sesso riparato dal velo della Maria Vergine e da una pruderie linguistica di chiaro stampo cortigiano, il moralismo poliziesco nostrano ha trovato il suo nemico prediletto nell’osceno e in subordine nello sberleffo alla coppia di ferro religione-esercito.

Armano si muove con perizia fra casi noti e altri pressoché sconosciuti. Se Pasolini è un nome ovvio, come lo è quello di Curzio Malaparte, bandito dalla città di Napoli (si rifiutavano persino di servirlo al bar), e non stupisce che all’anima cupa di questo paese (compresi, va detto, critici non privi di qualche merito come Cecchi o Baldini) siano sembrati sconvenienti persino Saba o Arbasino o Testori, va detto che l’autore scova casi singolari. Come quello del romanzo Il fuoco del mondo di tale Giuseppe Iorio, bloccato sul nascere nella tipografia Chicca di Tivoli da un’operaia più pudica di Lucia Mondello ma non priva dell’intraprendenza paesana di un Renzo Tramaglino pronto a dare battaglia. Qua non c’è nemmeno modo di appellarsi alle causidiche elucubrazioni su cosa sia l’opera d’arte e così eventualmente condonare marachelle e sporcaccioni attraverso la redenzione estetica.

Quello di Armano è un libro ponderoso, che non dimentica grandi come Bianciardi e casi sfortunatissimi come quello di Guido Morselli, inedito in vita. Poiché prescinde dalla qualità dei testi, ci ragguaglia anche su vicende su cui sarebbe un po’ arduo appassionarsi (per esempio le beghe fra Lidia Ravera e Paolo Pietrangeli, la prima autrice con Marco Lombardo Radice del diario “sessuo-politico” Porci con le ali – niente di più di un fremebondo tirocinio liceale –, il secondo regista di un film ispirato al libro ma persino peggiore), che però ci dicono bene l’aria che tira(va) da noi: il magistrato smanioso di mettere sotto sequestro il libercolo era lo stesso (Giovanni De Matteo) a suo tempo impegnato contro Guareschi (vilipendio al capo dello stato…), turbato dalle dita di Maria Schneider sfrigolanti nelle cavità di Marlon Brando (Ultimo tango a Parigi) e – bontà sua – magnanimo con un altro classico (benché sopravvalutato) come Lady Chatterley,la cui vicenda editoriale, naturalmente implicata nell’oggetto di questo libro, passò anche per l’Italia.

Alzando il livello, la brillantezza dei procuratori non cambia, anzi: «L’opera è priva di qualsiasi fondamento artistico e si basa esclusivamente sulla più smaccata oscenità», tuona il procuratore Francesco Novello, altro Catone accanito, stavolta contro i Tropici di Henry Miller (peraltro tradotto da Bianciardi). Diverte invece l’esibizione di Busi nel tribunale di Trento. Processato per Sodomie in corpo 11 (i suoi censori lo definirono «un libro indecente, immorale, di inaudita depravazione» e anche «nettare per sconfinate schiere di depravati, pervertiti, pederasti d’ogni sorta») lo scrittore di Montichiari, che intanto aveva firmato due capolavori, in smoking deliziò il giudice contestando le accuse a partire da «una disamina formale, morfologica, grammaticale e sintattica della citazione all’imputato». Fu così persuasivo da venire assolto. Con grande scorno, suo naturalmente.

(Antonio Armano, Maledizioni. Processi, sequestri e censure a scrittori e editori in Italia dal dopoguerra a oggi, anzi domani, BUR, 2014, pp. 570, euro 20)

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