“The Giver – Il mondo di Jonas” di Phillip Noyce
di Francesco Vannutelli / 12 settembre 2014
È un futuro non troppo lontano quello di The Giver – Il mondo di Jonas diretto dal veterano Phillip Noyce, un futuro in cui la società e la vita di ogni giorno sono fortemente controllati dal consiglio degli anziani.
I cittadini vanno protetti dagli errori del passato, e per questo il consiglio ha bandito il dolore, il pericolo, la violenza e con esso ogni forma di libertà: di scegliere chi diventare, di scegliere chi amare, di scegliere la propria famiglia. Tutto è controllato, dal linguaggio all’abbigliamento, per annullare la diversità, per annullare ogni possibile distinzione. Regimentati con farmaci e iniezioni quotidiane che anestetizzano le pulsioni basilari, i cittadini vivono felici nel loro sistema di privazione dell’umanità elementare. Jonas ha sedici anni e sta per compiere il rito che lo renderà adulto. Gli verrà assegnato un lavoro con cui potrà servire la comunità, come a tutti i suoi coetanei. Solo che il giorno della celebrazione il suo nome non viene annunciato dal Capo Anziano come quello di tutti gli altri. A lui è riservato un destino più alto: diventerà l’accoglitore di memorie, colui chiamato a custodire i segreti del mondo come era prima del controllo. Jonas inizia quindi la sua formazione attraverso le lezioni del precedente accoglitore, divenuto ora donatore, e scopre l’emozione, il ricordo storico dei colori – banditi per bandire ogni diversità –, della musica e del ballo, e decide che tutti devono sapere, che Fiona, la ragazza che ha scoperto di amare ritrovando la funzione sentimentale del cuore, deve sapere.
Gestazione complessa quella di The Giver. Jeff Bridges acquistò i diritti del libro che ispira il film negli anni Novanta su suggerimento della figlia adolescente. Il suo progetto era quello di trarne il suo esordio alla regia e di assegnare il ruolo del donatore al padre Lloyd.
Di quell’idea iniziale non si è fatto nulla, se non una versione privata della famiglia Bridges che Jeff ha realizzato una domenica in Super 8 e che ora custodisce in casa da qualche parte. Oggi, a vent’anni di distanza dalla prima pubblicazione del libro, è l’attore premio Oscar per Crazy Heart a interpretare il ruolo che aveva immaginato per il padre mentre la regia è passata a Phillip Noyce, regista di action politici e thriller (Giochi di potere; Il collezionista d’ossa) capace anche di raccontare storie d’infanzia negata in La generazione rubata.
Non proprio il periodo migliore per trasformare il libro in film. Perché se il romanzo di Lois Lowry (oggi ha settansette anni, fino agli anni Settanta è stata fotogiornalista) è a tutti gli effetti – assieme a Ender’s Game arrivato al cinema lo scorso anno – il capostipite della letteratura cosiddetta young adult di tipo distopico, il film di Noyce arriva nelle sale dopo l’invasione degli emuli letterari The Hunger Games e Divergent che hanno replicato il modello del futuro di controllo e di libertà limitata. Lo hanno declinato in altre forme, questo è vero, ma il rischio del già visto è in agguato perenne per lo spettatore.
Dalla sua, The Giver ha alle spalle un testo che è diventato, negli Stati Uniti, un classico della letteratura non solo per ragazzi, inserito nei programmi scolastici accanto a monumenti come Il giovane Holden. Qualcosa, di questa dignità letteraria, traspare anche nel film. Con meno azione e più spazio al dialogo e alla riflessione rispetto alle altre distopie, il film di Noyce sfiora il lirismo nella gestione del colore, passando dal bianco e nero all’intera gamma dei colori mano a mano che Jonas prosegue nel suo addestramento, e nella messa in scena delle sensazioni percepite per la prima volta, dai piaceri più semplici ai dolori più grandi. La formazione di Jonas passa quindi, più che attraverso un’opposizione al potere fine a se stessa, per la riscoperta dell’umanità, con tutte le conseguenze, positive e negative, che questo comporta.
Tolta però la suggestione della (ri)scoperta dell’uomo, The Giver non lascia un’impronta che vada oltre a sensazioni già provate, e non sono solo quelle derivate dalla letteratura young adult. Viene in mente Gattaca di Andrew Niccol per l’utopia della vita senza malattie, o più semplicemente Pleasantville per come sono gestiti i colori. E vengono in mente spesso.
Meryl Streep fa il Capo Anziano, la cantante Taylor Swift esordisce al cinema in un piccolo ruolo. Il protagonista è il ventiquattrenne Brenton Thwaites che già non si era fatto notare come principe Filippo in Maleficent.
La serie di Lois Lowry è proseguita in altri tre romanzi. Per ora non si parla di seguiti cinematografici, saranno gli incassi a determinarlo.
(The Giver – Il mondo di Jonas, di Phillip Noyce, 2014, fantascienza, 97’)
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