“Ritorno a L’Avana” di Laurel Cantet
di Francesco Vannutelli / 31 ottobre 2014
Premiato come miglior film nelle Giornate degli autori all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Ritorno a L’Avana è il nuovo film del francese Laurent Cantet, in trasferta a L’Avana dopo la deviazione negli Stati Uniti di Foxfire – Ragazze cattive.
In una terrazza affacciata sull’Avenida Maceió, cinque amici di ormai cinquant’anni si incontrano tutti insieme dopo tanto tempo. Il motivo è il ritorno a Cuba di Amadeo, che sedici anni prima aveva abbandonato l’isola per riniziare da capo in Spagna. Erano anni difficili, quelli del periodo definito “speciale” iniziato con il crollo dell’Unione Sovietica. Erano anni di miseria e fame, di crisi economica completa, di energia elettrica contingentata. Amadeo a quei tempi era uno scrittore. Frequentava gli ambienti del teatro ed era conosciuto. Aveva qualche libertà che altri non avevano. I suoi amici della terrazza – Tania, un’oculista abbandonata dai figli partiti per gli Stati Uniti, Aldo, un ingegnere costretto a fabbricare clandestinamente batterie, Rafa, un pittore che ha perso l’ispirazione dopo il fallimento di un’esposizione a Parigi, Eddy, l’unico che ha ceduto al sistema entrando nella classe dirigente per poter prenderne dei benefici, almeno economici, per sé, per la famiglia – non hanno mai capito perché Amadeo avesse scelto l’esilio. Riuniti dopo tanto tempo, i cinque amici ballano, bevono e ricordano in un’unica festa, dal tramonto all’alba, e fanno i conti con quel passato che pesa ancora come una sentenza per il futuro.
Laurel Cantet si era già avvicinato alle latitudini caraibiche nel 2006 con Verso il sud, concentrandosi sugli ultimi anni del regime di Baby Doc ad Haiti, per poi sbarcare a Cuba nel 2012 con l’episodio Fuentes del film collettivo 7 Days in Havana. È stato allora che il regista ha conosciuto lo scrittore Leonardo Padura e che è nata l’idea di un progetto comune. Nello scrivere Ritorno a L’Avana, Cantet ha lasciato in disparte il suo storico co-sceneggiatore Robin Campillo (è l’ideatore di Les Revenants, il film del 2004 che poi ha portato alla serie), con cui aveva scritto anche quel La classe palma d’oro a Cannes nel 2008, per lavorare solo con Padura.
L’idea originale era quella di recuperare in un corto lo spunto del romanzo di Padura Le Palmiere et L’Étoile, poi hanno deciso di farne un lungometraggio. È una specie di Grande freddo cubano, Ritorno a L’Avana, nel bilancio collettivo di una generazione attraverso alcuni suoi esponenti, il racconto di un’epoca di cambiamento attraverso le parole di chi quel cambiamento l’ha vissuto in prima persona. Amadeo, Rafa, Tania, Eddy, Aldo, non sono il simbolo della Cuba dell’ultimo ventennio del ventesimo secolo. Non incarnano un ideale di resistenza o sottomissione al regime, non sono straordinari. Sono persone comuni di cultura mediamente elevata, di idee relativamente progressiste, di libertà più o meno desiderate. La loro resistenza all’ideale comunista era passiva, continua a esserlo: Cuba è il loro paese, il posto che amano. Non contestano il sistema: ne discutono le possibilità, l’intransigenza del deviazionismo ideologico, l’ottusa opposizione alla “penetrazione culturale” occidentale. L’idea della rivoluzione, del comunismo realizzato continua a essere il loro sogno. È l’unica cosa rimasta, dice Aldo, non può essere sbagliata perché allora sarebbe sbagliato tutto. Ma non è difesa del castrismo: è difesa dell’identità, del mondo in cui si è cresciuti, nel bene e nel male.
Perché nonostante la fame, il buio e la vita controllata, Aldo, Amadeo, Rafa, Tania e Eddy erano liberi nella loro amicizia, nel supporto, nella vita condivisa.
Senza mostrare nulla se non la terrazza e il suo panorama, Cantet e Padura sono riusciti a far vivere l’intera Cuba nelle parole dei loro protagonisti. Non c’è nostalgia né condanna del regime attuale. C’è la costatazione dell’evidenza di quella che è stata ed è ancora la normalità di tanta gente. Perché nonostante tutto, quello di Amadeo è un ritorno a casa, a Itaca, come dice il titolo originale, perché tutto il resto, i viaggi, la Spagna, il mercato libero, è odissea.
(Ritorno a L’Avana, di Laurel Cantet, 2014, drammatico, 90’)
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