[Best 2014]
I libri

di / 23 dicembre 2014

La verità è che le classifiche ci piacciono. Spesso tentenniamo. Ci indugiamo intorno giusto il tempo di sbirciare o di tossire una polemica. Una scia di dissenso stradale. Ci professiamo in disaccordo, perché in effetti ci sembra sminuente ridurre una selva di fatti o persone a un elenco decrescente.

L’imbuto dei numeri provoca allergia. Chi stabilisce cosa? Chi è che assegna i piani? E se qualcosa dondola in cima vuol dire che vale?

Eppure ogni anno, soprattutto in odore di traguardi, svetta quasi istintiva la vocazione al riordino. A questo serve la classifica. A capire che c’è da salvare. A spolverare lo scaffale, a scremare il superfluo cagliato sul fondo. E poi, mentre qualcuno la snocciola, a iniettarci la gioia virale di non essere noi quelli col numero accanto. Quindi, per non sottrarci a un rito sottilmente necessario, anche qui è stagione di podio. Molti giudizi, ben prima dei nostri, sono stati sfornati. Dal trionfo del Premio Pulitzer Donna Tartt con Il cardellino a John Green (Colpa delle stelle) e Gillian Flynn (L’amore bugiardo), autori di libri già pubblicati, ma risorti a nuove vendite grazie all’uscita dei film omonimi. Il criterio di Flanerí, come sempre, è altamente soggettivo. Ma da lettori forsennati siamo convinti che questa soggettività ci lascerà in larga compagnia.

Di seguito, i titoli che quest’anno editoriale ha deposto in libreria.

1) Pietroburgo di Andrej Belyi (Adelphi, a cura di Angelo Maria Ripellino)
Acquazzoni di scioperi, fermenti di scosse e promesse di rivoluzioni. Questa è la città nel 1905.
Imponente e sberciata, come un gigante da conquistare. Qui, il ribelle Nicolaj Apollonovic verrà investito di un compito “adulto”, per la sua iniziazione politica: uccidere un vecchio burocrate ingessato. Suo padre. Linguaggio sontuoso per un diamante del simbolismo.

2) Morte di un uomo felice di Giorgio Fontana (Sellerio)
Molto più del vincitore del Premio Campiello. Due trame parallele: il figlio, magistrato in prima linea contro l’ultimo delirio della lotta armata; il padre, partigiano trucidato in cieli di guerra. Le loro vite si lambiscono appena, quanto basta a Giacomo per nascere e a Ernesto per morire, con un figlio ancora lattante. Eppure, le due storie si annodano senza toccarsi, perché parlano lo stesso sangue. E la stessa scrittura eccellente. Essenziale, atmosferica, in cui non c’è nulla che non sia indispensabile.

3) L’Istituto per la Regolazione degli Orologi di Ahmet Tanpinar (Einaudi, traduzione di Fabio Salomoni)
L’avventura di Hayri Irdal e la sua donchisciottesca ossessione d’inscatolare il tempo, combattendolo attraverso il suo primo strumento di potere, il meccanismo dell’orologio. Poderosa opera di letteratura turca, una finestra sul Novecento di Istanbul.

4) La morte del padre di Karl Knausgard (Feltrinelli, traduzione di Margherita Podestà Heir)
Mastodontica produzione letteraria intitolata La mia lotta, pubblicata nei primi due volumi per Ponte alle Grazie e poi ricomparsa sotto il marchio Feltrinelli. 3600 pagine di cui La morte del padre è il primo episodio. Torrente autobiografico esondante di digressioni, dove tutto confluisce in narrazione.

5) Anime baltiche di Jan Brokken (Iperborea, traduzione di C. Cozzi e C. Di Palermo)
Ritratti ipnotici di artisti straordinari e anonimi mortali, accomunati dal cordone di un territorio per molti ancora segreto.

6) Il figlio di Philip Meyer (Einaudi, traduzione di Cristiana Mennella)
La stirpe dei McCullogh si dipana con quella del Texas occidentale. Discendenze di allevatori, pionieri e petrolieri trapassate da massacri, soprusi e improvvise ricchezze.

7) Questi sono i nomi di Tommy Wieringa (Iperborea, traduzione di C. Cozzi e C. Di Palermo)
Camminano. Perché questo è il loro destino. Sette profughi innominati solcano il dorso dell’Asia centrale. Procedono verso Occidente, verso un’appartenenza, un’identità, in un affresco epocale del genere umano.

8) Golden Boy di Abigail Tarttelin (Mondadori, traduzione di Gioia Guerzoni)
La storia di Max, ragazzo popolare che nasconde sotto i vestiti la sua terra di mezzo, la sua natura intersex. Furbo e avvincente come lo stile della sua autrice.

9) L’uomo seme di Violette Ailhaud (Playground, traduzione di Monica Capuani)
Un villaggio dell’Alta Provenza viene spogliato di maschi dalla guerra. Restano solo le donne a condividere un voto, un intento, un progetto. Chiunque sarà il primo uomo, loro lo condivideranno.

10) Belushi. In missione per conto di Dio di Alberto Schiavone e Matteo Manera (Edizioni Bd)
Graphic novel di tributo alla vita dell’attore. Smaliziato e minimalista, fedelmente pazzo.

E ora, se vorrete, a voi il gusto di apportare correzioni.

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