“Marie” di Rachele Bastreghi
Prima prova solista per la cantante toscana, tra fiction Rai, Baustelle, Patty Pravo ed Equipe 84
di Luigi Ippoliti / 20 febbraio 2015
Rachele Bastreghi interpreta la cantautrice francese Marie nella seconda stagione di Questo nostro amore, fiction andata in onda su Rai 1, e qualcosa le scatta nella testa. Decide di accantonare per un po’ i Baustelle e di mettersi in proprio. Dopo solo un paio di mesi di registrazioni, è pronto il suo primo lavoro da solita, Marie, un Ep di sette tracce.
È chiaro che quindici anni di carriera nei Baustelle non possono non influenzare Marie. È tangibile, infatti, una certa propensione baustelliana alla scansione sillabica delle parole. A un modo di fare che attinge dagli anni ’60 italiani, Piero Ciampi e Fabrizio De Andrè. Alla poetica di fondo, il nocciolo a cui ruotano attorno i testi, che si rifà quasi per osmosi a quella di Francesco Bianconi: amori andati via, il ricordo del passato come rifugio, un futuro sempre criptico, ovattato e, paradossalmente, sepolto.
Bastreghi, attorno al suo passato recente, aggiunge molte influenze della Francia degli anni’60-’70 (Marie Laforêt, in qualche modo Sylvie Vartan, fino all’imprescindibile Édith Piaf), riuscendo comunque a dare vita a un prodotto dalle sonorità contemporanee.
La prima traccia, scritta insieme a Claudio Brasini, chitarrista dei Baustelle, è “Senza essere”, un inno al grande rimpianto della perdita naturale della purezza giovanile, altro grande topos dei Baustelle. Accompagnata da un riff di chitarra e una batteria incalzante, Bastreghi canta: «Quando i nostri occhi diffondevano la luce / Resto immobile a fissare il buio / Penso a come ridevamo senza essere perversi».
Segue “Folle tempesta” – con una cupa apertura di un organo e delle note gravi di pianoforte – che ricalca la tematica del non sapere più cosa essere e fare del proprio corpo dopo che la persona amata non è più presente nella propria vita e, più in generale, cosa rimane di noi mentre il tempo scorre e quando le cose finiscono (come ad esempio in “L’aeroplano” da Amen), supportata da un ritornello in cui il basso, che si incastra alla perfezione con la batteria, la fa da padrone. “All’inferno insieme a te” è una cover del brano di Patty Pravo, a sua volta cover di “Detachez-moi les bras” di Claude Puterflam, riprodotta fedelmente rispetto alla versione dell’autrice di “La bambola”. In “Mon Petit Ami Du Passé”, singolo che ha anticipato l’uscita di Marie, spicca una commistione linguistica franco-italiana in un brano che è un rock-da-camera.
Ne “Il ritorno” c’è una presa di coscienza di ciò che si perderebbe se si lasciasse andar via la persona amata, l’intuizione dopo aver sfiorato per un attimo come potrebbe essere quel futuro: «Ora so quello che perderei se io fossi lontana / Il sapore di un cielo sfumato resterà».
“Cominciava così” è la cover del brano degli Equipe 84 presente nel 45 giri del 1969, Tutta mia la città/Cominciava così e due anni dopo in Casa mia. La scelta di un brano che parla di un amore finito è ben calibrata, dà equilibrio. Chiude l’Ep la versione strumentale di “Folle tempesta”.
Marie è un Ep pieno aspetti importanti, in primo luogo i testi. Un lavoro che probabilmente non avrà un seguito, almeno in un futuro recente, e che potrebbe rimanere un momento isolato – ma necessario – per la carriera di Rachele Bastreghi. Sarà interessante, dunque, capire quanto questa esperienza potrà influenzare i prossimi lavori dei Baustelle e quanto potrà aver inciso sulla cantautrice di Montepulciano.
LA CRITICA
Esordio da solista per Rachele Bastreghi con Marie, Ep di sette brani – di cui una cover di Patty Pravo e una degli Equipe 84 – che hanno come punto di riferimento gli anni ’60. Molto vicino alla poetica e all’estetica dei Baustelle, soprattutto di quei brani-in-cui-canta-solo-Rachele, sarebbe riduttivo parlare di Marie come di un divertissement. Marie è molto più di questo.
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