“La verità e altre bugie”
di Sascha Arango
Henry Hayden nella vita ha tutto. Peccato che sia una sola, grande bugia
di Chiara Gulino / 23 marzo 2015
Henry Hayden è un bugiardo nato, capace di inventare su due piedi storie per tirarsi fuori da una situazione.
Sascha Arango è un pluripremiato sceneggiatore tedesco che con La verità e altre bugie (Marsilio, 2015) fa il suo esordio anche nella narrativa.
Finora si è trattato di un debutto coronato dal successo: 22 Paesi europei se ne sono contesi i diritti e presto la storia con protagonista Henry Hayden sbarcherà a Hollywood.
Arango è partito probabilmente per tessere la sua tela dal presupposto che siamo tutti dei bugiardi. Si comincia a mentire già da piccoli per addomesticare la realtà. Alcune bugie sono necessarie, innocue. Del resto non esistono confini netti e sicuri tra menzogne perverse e menzogne innocenti. Tutti i rapporti sociali si nutrono abitualmente di bugie. Servono a mantenere in piedi relazioni, famiglie, legami affettivi e rapporti di lavoro.
Insomma siamo tutti un po’ Pinocchio, non possiamo vivere senza mentire. «Mentiamo ogni giorno, a ogni ora, da svegli e nel sonno» diceva Mark Twain. Spesso il bugiardo è persona degna di fiducia, brillante, sa parlarci con convinzione, non è vero il luogo comune che balbetti, non guardi dritto negli occhi, sia impacciato.
Perché non credere dunque al grande Henry Hayden?
La trama fa di questo libro un vero e proprio thriller turned-page con una spruzzatina di commedia noir che rimanda al Woody Allen di Match Point.
Ma il vero punto forte è il protagonista: «Un pusillanime, ecco cos’era, un bugiardo e un imprevedibile psicopatico». Un eroe negativo senza ideali né morale che si muove con leggerezza sul crinale fra vero e falso schivando ogni sospetto pur di sopravvivere.
Henry Hayden sembrerebbe avere tutto dalla vita: successo, soldi, donne. Autore di bestseller, è apprezzato perfino dal severo critico letterario Peffenkofer che parlando dei suoi romanzi ha sentenziato: «Ogni frase una fortezza».
Peccato però che neppure una frase dei suoi romanzi sia stata scritta da lui, bensì dall’enigmatica moglie Martha, un personaggio che sembra direttamente catapultato nella storia dai mondi paralleli in cui sono invischiati i personaggi di Murakami Haruki (come non pensare a Fukaeri di 1Q84).
La quotidianità alquanto banale di Martha sembra interrompersi di notte quando, come ispirata da un demone interiore, produce pagine e pagine di romanzi avvincenti.
Sarà proprio durante il primo incontro con il suo futuro marito, una squallida notte di sesso, che il suo talento verrà scovato sotto forma di manoscritto nascosto sotto il letto da Henry Hayden. Quella bozza sarà un successo, Frank Ellis, il primo romanzo del grande Henry Hayden. Vera e propria gallina dalle uova d’oro, Martha infatti, indifferente alla fama così come apparentemente ai tradimenti del marito, lascerà che a firmare i suoi capolavori sia suo marito.
Tutto questo castello di menzogne diventa pericolante quando Betty, editor nonché amante di Henry, gli rivela di aspettare un figlio da lui.
Appuntamento in cima alla scogliera. Una spinta alla macchina della ragazza e il gioco è fatto.
Ma pochi minuti dopo è Betty quella che suona al campanello della sua lussuosa e appartata villa sul mare. Chi c’era nella Subaru della odorosa di mughetto editor in carriera? E soprattutto dov’è Martha?
Da questo momento in poi si avvia una reazione a catena, le bugie diventano i pilastri su cui costruire e mantenere il suo alibi: «I bugiardi fra di noi sapranno che ogni menzogna deve contenere un pizzico di verità per essere credibile. Una spruzzatina di verità spesso basta, ma deve esserci, come l’oliva nel Martini».
Non sono un’amante del genere thriller ma La verità e altre bugie ha il pregio di essere scritto da una mano esperta con una lingua secca e lucente come un cristallo, mai un aggettivo di più. Ha poi il merito di tratteggiare il profilo di un vero criminale: infanzia difficile e violenta, frequentazioni malavitose, creazione di una nuova identità basata su falsità. Hayden è tranquillo e feroce allo stesso tempo, a volte si finge sconvolto, a volte si comporta con superiore sicurezza, cinico e generoso, è l’incarnazione della banalità del Male e mentire è nel suo DNA. Ricorda molto da vicino Mr Ripley.
Arango non ha paura di complicare l’inizio schematico, geometrico (il triangolo amoroso) con intrecci multipli su cui intervengono altre figure: l’ex compagno di collegio invidioso e aspirante scrittore fallito; l’agente locale che segue un metodo di indagine più tradizionale rispetto al criminologo che viene da fuori, un profiler che si muove secondo gli schemi dei criminologi delle serie TV; il pescatore serbo taciturno; l’editore Moreany e la sua segretaria.
Il finale aperto lascia un po’ delusi ma speranzosi che ci sarà una seconda puntata in cui la verità sarà ancora brutalizzata e niente sarà quello che sembra.
(Sascha Arango, La verità e altre bugie, trad. di Alessandra Petrelli, Marsilio, 2015, pp. 248, euro 17)
LA CRITICA
Forse per idiosincrasia non riesco proprio a scorgere nel genere thriller quello statuto di letterarietà che spetta ad altri romanzi non incasellati nel puro intrattenimento. Mi fanno sempre pensare a un prodotto dozzinale. Non è il caso di Arango, che per la tenacia con cui tiene incollati alla pagina i suoi lettori merita una piena sufficienza.
Comments