“Le streghe son tornate” di Álex De La Iglesia
Lo scontro tra uomini e donne secondo un regista di culto
di Francesco Vannutelli / 28 aprile 2015
Strano rapporto quello tra Álex De La Iglesia, regista basco con vent’anni di carriera alle spalle e una serie di titoli diventati veri e propri oggetti di culto, e il pubblico italiano. Nel 2010 Ballata dell’odio e dell’amore si aggiudicò il Leone d’argento per la regia, nell’anno della discussa vittoria di Somewhere di Sofia Coppola con la giuria presieduta dall’ex Quentin Tarantino, ma nelle sale italiano venne distribuito solo alla fine del 2012, con in mezzo due edizioni della Mostra di Venezia ad annacquare la memoria dello spettatore. Nel 2013 Marco Muller volle De La Iglesia a tutti i costi per il Festival Internazionale del Film di Roma. Venne organizzata una masterclass e la presentazione in anteprima fuori concorso del suo ultimo film, Las Brujas de Zugarramurdi. Quel film arriva nelle sale solo oggi, di nuovo a distanza di quasi due anni, con il titolo Le streghe son tornate.
Eppure lo stile eccessivo e grottesco di De La Iglesia, la sua capacità di contaminare generi con ironia, hanno portato più volte ad accostarlo, per quelle semplificazioni critiche e distributive che dovrebbero aiutare il pubblico nelle scelte, a registi di assoluto culto come Robert Rodriguez o il già menzionato Tarantino. Non è mai bastato per ottenere il giusto spazio nell’attenzione del pubblico italiano.
Le streghe son tornate parla effettivamente di streghe, ma ovviamente parla di tutt’altro. C’è una rapina, a inizio film, nella centralissima Puerta del Sol di Madrid. L’obiettivo è un Compro Oro che richiama clienti in continuazione. I rapinatori sono gli artisti di strada della piazza, le statue viventi, l‘uomo invisibile, un soldatino, Spongebob, Minnie. A guidarli un Gesù Cristo d’argento armato di fucile a pompa. Gesù in verità si chiama José e ha portato con sé il figlio di dieci anni perché da quando ha divorziato dalla moglie dispotica non riesce a vederlo quanto vorrebbe e non rinuncia al giorno insieme per la rapina. Il colpo non va del tutto bene, riescono a scappare solo Gesù/José, il figlio e il soldatino. Scappano in taxi, perché la macchina della banda è stata portata via dalla fidanzata del soldatino, hanno un bottino di venticinquemila fedi d’oro e la Francia come obiettivo. Per evitare le grandi strade devono passare per il paesino navarro di Zugarramurdi, la città delle streghe nel folklore locale. Sono inseguiti da due poliziotti non proprio svegli e dalla moglie di José che vuole recuperare il bambino. Ma il vero problema diventa quello che trovano ad aspettarli a Zugarramurdi.
Zugarramurdi è un paese che esiste davvero. Ha 233 abitanti, stando alla pagina Wikipedia, e un museo delle streghe. Nel medioevo vi si tenne uno dei più grossi processi della prima inquisizione spagnola che portò alla condanna alla tortura e a morte di una trentina di donne accusate di stregoneria. Il film di De La Iglesia non ha niente a che fare con quel processo. Le streghe son tornate parla di una stregoneria allegorica, una forma estremizzata di femminismo come rivendicazione del ruolo principale della donna in un mondo dominato dal mito maschile (per una volta la scelta del titolo italiano ci sta bene, ricollegandosi agli slogan delle marce femministe nelle piazze italiane degli anni Settanta).
Al centro c’è la contrapposizione tra mondo maschile e mondo femminile, con gli uomini mai cresciuti e deboli vittime che riescono a trovare la forza della ribellione alla dittatura femminile (solo domestica) coalizzandosi ed esaltandosi a vicenda, con il tassista rapito da José e soci che si unisce alla banda perché le donne gli hanno rovinato la vita e vuole scappare anche lui lontano. Dall’altro lato, le ultrafemministe diventate streghe eleggono Cosmopolitan (la rivista, non De Lillo) a loro testo sacro e il maschio a nemico di tutto ciò che è giusto, attendendo un Messia che sappia distruggere il mondo degli uomini.
De La Iglesia ha ritrovato in sceneggiatura Jorge Guerricaechevarría, già suo collaboratore in alcuni dei suoi film più riusciti (dall’esordio datato 1993 Azione Mutante alle due commedie grottesche di maggior successo, Crimen Perfecto e La Comunidad). Le streghe son tornate ricorda quei film in cui l’incredibile si incrocia con la normalità e a prevalere è un’ironia grottesca che sovrasta i momenti di orrore o azione e dà una patina unica di incredibile sarcasmo. Vengono in mente due titoli: Grosso guaio a Chinatown di John Carpenter e Dal tramonto all’alba di Rodriguez. De La Iglesia riesce nello stesso modo a far incontrare il magico alle persone meno adatte che riescono comunque a cavarsela con lo stesso pragmatismo distaccato con cui affrontano la vita.
A differenza di George Clooney o Kurt Russel nei due film citati, i protagonisti di Le streghe son tornate, i due rapinatori e il tassista, sono antieroi per eccellenza, senza alcuna virtù né malizia da uomo d’azione, pronti anzi alla fuga o a cadere in qualsiasi inganno del nemico femminile, eppure se la cavano sempre, di fronte a qualsiasi cosa, e di cose ce ne sono tante: mani e occhi che escono dai gabinetti, sabba con streghe transessuali, cannibalismi alla Hansel e Gretel, dentiere di ferro e giovani fattucchiere che si dissetano languide bevendo sangue umano direttamente da cuori strappati.
Nel 2014 Le streghe son tornate si è aggiudicato otto premi Goya, gli “Oscar” del cinema spagnolo. Sono arrivati soprattutto in categorie tecniche (trucco, costumi, effetti speciali), e non c’è da stupirsi: la Spagna è probabilmente l’unico paese europeo in grado oggi di fare cinema di genere (genere horror soprattutto) che sappia competere con i modelli statunitensi o giapponese e De La Iglesia è senza dubbio il regista che più di tutti gli altri sa come andare oltre il singolo genere per creare un linguaggio unico e d’impatto.
(Le streghe son tornate, di Álex De La Iglesia, 2013, commedia, 112’)
LA CRITICA
Álex De La Iglesia non ha mai paura di esagerare. Proprio per questo lo si odia o lo si ama, lo si porta in palmo di mano o lo si relega a macchietta. Le streghe son tornate è eccessivo e confuso, caotico e ipercinetico, ed è per questo che è divertente e spettacolare.
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