“Tutto può accadere a Broadway” di Peter Bogdanovich
Il ritorno incerto di un grande uomo di cinema
di Francesco Vannutelli / 30 ottobre 2015
Presentato fuori concorso a Venezia nel 2014, Tutto può accadere a Broadway segna il ritorno dietro la macchina da presa, dopo oltre un decennio, di Peter Bogdanovich, colonna vivente del cinema mondiale. Regista, sceneggiatore, attore, ma anche scrittore, giornalista e critico, autore di alcuni fondamentali libri-intervista ( la conversazione con Orson Welles su tutti) sempre all’insegna di un’attenzione ai canoni classici del cinema statunitense. Un capolavoro assoluto in carriera, L’ultimo spettacolo del 1971, e una serie di commedie che hanno riportato di moda lo stile della vecchia Hollywood, come Ma papà ti manda sola? e Paper Moon. Con Tutto può accadere a Broadway l’intenzione è proprio quella di tornare ai fasti della vecchia commedia.
Isabella è un’attrice di successo fidanzata con un grande regista (cameo finale di un grande regista vero). Fino a poco tempo fa faceva la escort per coltivare il sogno della recitazione. Proprio durante un appuntamento di lavoro incontra Arnold Albertson, regista teatrale che sta preparando un nuovo spettacolo da mandare in scena a Broadway. È proprio per quello spettacolo che Isabella ha un provino il giorno dopo, tra l’altro proprio per interpretare una prostituta. A teatro si scateneranno una serie di equivoci, perché la star dello spettacolo è Delta, la moglie di Arnold, e perché intorno a Isabella si i muovono una serie uomini più o meno allo sbando che finiscono per ritrovarsi e scontrarsi tutti intorno alla commedia.
Ci si aspettava decisamente di più dal ritorno di un regista come Peter Bogdanovich dopo tredici anni di assenza dal grande schermo (ci sono state regie televisive e ruoli da attore, nel frattempo). Anche perché Tutto può accadere a Broadway, titolo italiano che sostituisce l’originale She’s Funny That Way (e come al solito c’è da chiedersi perché), mette insieme un cast di grande prestigio che unisce Owen Wilson, Jennifer Aniston, Rhys Ifans, Will Forte, Kathryn Hahn e Imogen Potts – oltre a una raffica di camei di attori affezionati a Bogdanovich – per una commedia basata su una premessa di cinefilia nostalgica che promette bene nelle battute iniziali. Ci aggiungiamo che i produttori esecutivi del film sono Wes Anderson e Noah Baumbach, due tra i registi più importanti (in modo diverso) di un certo modo di fare cinema indipendente oggi negli Stati Uniti che si sono uniti per permettere a Bogdanovich di tornare a dirigere, forse per l’ultima volta.
Invece, Tutto può accadere a Broadway riesce solo a omaggiare le commedie a cui fa riferimento, senza replicarne lo spirito. Bogdanovich guarda indietro, soprattutto a Ernst Lubitsch (citato a carte scoperte nel finale), e accanto a sé – al Woody Allen “teatrale” di Pallottole su Broadway o Broadway Danny Rose, senza le trame criminali – ma da una parte e dall’altra riesce a fissare solo le ombre, non la sostanza. Il risultato è un tentativo di screwball comedy che fa di tutto per assomigliare al passato sin dai titoli di coda, che esplicita nella (ridondante) intervista a Isabel che detta i tempi del film i riferimenti cinematografici con tanto di poster che appaiono e scompaiono.
Si può vedere in due modi, e quindi decidere per un giudizio negativo o positivo. Da un lato, è il film di un grande uomo di cinema che conosce e ama la settima arte al punto di impadronirsene, scomporla e rimetterla insieme in una commedia che non vuole essere presa sul serio. Visto così, Tutto può accadere a Broadway è un film perfetto per tutti gli amanti della storia del cinema col sorriso facile. In alternativa, accantonando ogni discorso sul regista, sul suo valore, sulla sua statura, siamo di fronte a una commedia degli equivoci che non fa nulla per essere originale, che cerca di mantenere alto il ritmo con dialoghi che riescono solo in pochissime occasioni a strappare un sorriso, che pretende una sospensione della credulità degna di un Natale a New York, con la Grande Mela ridotta a un paesino in cui tutti vanno allo stesso ristorante, nello stesso albergo, sullo stesso piano, in cui tutti conoscono tutti e incontrarsi per caso è cosa normalissima. Qui si propende più per il secondo punto di vista. In entrambi i casi, va riconosciuto il merito degli interpreti, in particolare di Jennifer Aniston.
(Tutto può accadere a Broadway, di Peter Bogdanovich, 2014, commedia, 93’)
LA CRITICA
Peter Bogdanovich tenta di replicare i canoni della grande commedia del passato con un misto di affetto e ironica nostalgia. Il risultato, però, è quello di una pallida imitazione che non ha niente del lubitsch touch che cerca di replicare.
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