“Lear” di Edward Bond
Dei sedici muri di confine esistenti al mondo
di Federica Imbriani / 17 dicembre 2015
In scena al teatro India di Roma la prima nazionale del Lear di Edward Bond, la riscrittura datata 1971 dell’opera di Shakespeare, che traspone il dramma politico e personale del sovrano di Britannia all’interno di un’ambientazione postmoderna, nuda e metallica come l’anima del suo protagonista.
L’opera è una riflessione sul rapporto tra uomo e potere, libertà e sicurezza, giustizia e vendetta. La tessitura paziente di una spirale di violenza ora pubblica, ora privata, ora autocratica, ora democratica, ma comunque finalizzate a stabilire una linea entro la quale si è dentro il sistema e oltre la quale si è fuori.
Non già le vanità bizzose dell’omonimo shakespeariano sono le ossessioni del sovrano, piuttosto una più contemporanea mania per la costruzione di un muro – difesa, frontiera e monumento al potere – mattoni impastati di calce e sangue, dietro i quali l’anziano tiranno immagina un futuro di sicurezza, calore e prati verdi. Un giardino dell’Eden traboccante di una gioia che l’oppressione della clausura non sarà in grado di far appassire. L’ingrata prole non vuole però accettare il dono e si ribella al progetto. Lear cade, prima sul campo di battaglia, poi nella condizione sociale, poi in quella morale e infine brucia la ragione per trovare uno spirito nuovo, ribelle e partigiano, quando alla fine i colori dei pezzi sulla scacchiera saranno irrimediabilmente invertiti. Oligarche mediocri, infatti, Bodice e Fontanelle, sono il frutto marcio del potere e cadono presto, mentre Cordelia, la vera figlia di Lear, spirituale nella versione di Bond, si sostituisce al sovrano e riprende, fatalmente, la costruzione del muro-muraglia destinato a non concludersi mai.
Otto attori impersonano trentacinque personaggi con uno sforzo interpretativo notevole. Danilo Nigrelli, nel ruolo di Lear, e con lui Fortunato Leccese (Il Consigliere; Soldato K; Un Sergente; Soldato Ribelle Ferito; Il Figlio del Contadino), Anna Mallamaci (Il Capomastro; Cordelia; Susan), Emiliano Masala (Il Terzo lavoratore; Nord; Il Ragazzo; Il Fantasma del Ragazzo), Alice Palazzi (Fontanelle), Pilar Peréz Aspa (Bodice; La Moglie del Contadino), Diego Sepe (Un Ufficiale; Cornovaglia; Soldato A; Il Carpentiere; L’Inserviente; Thomas), Francesco Villano (Warrington; Il Giudice; Soldato I; Il Medico della Prigione; Un Contadino; L’Uomo Piccolo).
A rendere più suggestiva la cornice che accoglie Lear c’è Wallonwall. Fotografie e frontiere ai “margini” della città. L’inedita mostra di fotografie “fuori formato” di otto fra le più grandi frontiere esistenti al mondo, documentate nell’arco di dieci anni dal fotografo tedesco Kai Wiedenhöfer. Un progetto di arte pubblica che ha avuto inizio l’8 ottobre con l’esposizione di un’unica grande fotografia presso il MACRO nell’ambito di Fotografia-Festival Internazionale di Roma, e si estenderà nel 2016 alle mura perimetrali delle carceri di Rebibbia e Regina Coeli.
Lear
di Edward Bond
regia Lisa Ferlazzo Natoli
traduzione Tommaso Spinelli
con Danilo Nigrelli, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Alice Palazzi, Pilar Peréz Aspa, Diego Sepe, Francesco Villano
Prossime date:
Roma – Teatro India, dall’8 al 20 dicembre 2015
Foto di copertina: Sveva Bellucci
LA CRITICA
Di violenza in violenza, in uno stato di conflitto perenne, si scivola dall’una all’altra delle forme di stato deviate così come già le raccontava Aristotele nella sua Politica, ma le scelte di una regia che privilegia il crudo e freddo non lasciano intendere quale sia il messaggio da cogliere, se soffrire per il destino immutabile di un’umanità succube delle ragioni del potere, o sperare nella mai paga aspirazione alla distruzione creatrice della resistenza.
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