“…Squérez?” dei Lùnapop
Breve storia di una cometa della musica italiana
di Luigi Ippoliti / 2 marzo 2016
Ci sono molti album che, una volta cresciuti, abbiamo bollato come schifezze e che abbiamo detestato. Album che per brevi o lunghi periodi hanno avuto così tanto successo da farci imparare a memoria molte canzoni che li componevano. Le canticchiavamo e le fischiettavamo senza volerlo. Album che fanno parte di un nostro tipo ti passato che comunque ci appartiene. Quando passavamo giorni interi davanti a MTV. Giorni carichi di nostalgia che oggi, forse, ci sembrano migliori. Per questo motivo, noi della redazione di Musica, abbiamo deciso di dedicare un po’ di spazio a tutti quegli album con cui in qualche modo abbiamo fatto i conti, riascoltandoli e cercando di capire cosa ci hanno lasciato in tutti questi anni. Quindi non potevamo non iniziare con …Squèrez dei Lùnapop la nostra nuova rubrica UnGiornoMigliore.
Non ha importanza se l’unico ad esserne uscito alla grande è Cesare Cremonini, che Ballo sia stato un po’ quello che per Max Pezzali è stato Mauro Repetto – biondi, sguardo nordico e leggermente alienato, sempre in secondo piano – o che gli altri tre siano sempre stati gli altri tre e che a un certo punto, nel 2009, sono risbucati fuori con un gruppo, i Liberpool, e un album non proprio indimenticabile, LP. No, non importa niente di tutto questo: quello che importa è tornare indietro di diversi anni, attraversare quasi un ventennio di musica e fermarsi a Bologna dove, dalle ceneri dei Senza Filtro (la passione per l’immagine e del suo significato della sigaretta ha avuto sin dalle origini, quindi, una forte valenza nella loro estetica artistica «Riscaldati dal calore di una Benson and Hedges» ricorda nulla? Nella scelta del nome del gruppo anche con il significato di essere naturali, senza inibizioni, di fondo parecchio sfacciati, come poi appariranno realmente, o vorranno apparire), dopo vari cambi di formazione, nascono i Lùnapop, cinque ragazzi che devono ancora diplomarsi e che nel 1999 vengono notati da una piccola etichetta romana – già aveva tra le proprie fila il Piotta –, la Universo.
È il 27 Maggio dello stesso anno. L’Italia e gli italiani non sanno che da lì a poco saranno testimoni del bombardamento di un brano che entrerà a far parte trasversalmente della coscienza nazionale: esce infatti il singolo “50 Special”, che si diffonderà a macchia d’olio in tutto il Paese come solo i grandi tormentoni riescono a fare. Si diffonderà senza la presenza di alcun social network, addirittura non esisteva ancora MySpace, e questo renderà questo fenomeno ancora più interessante da capire.
Quell’estate sarà impossibile ordinare un cremino allo stabilimento senza sentir rimbombare da qualche cassa quell’accento bolognese che parla di problemi adolescenziali e post adolescenziali, o immaginare quel ragazzo con i capelli biondo platino sulla vespa mentre faremo la spesa al supermercato, mentre guideremo cercando parcheggio, durane una festa in spiaggia, mangiando una pizza al ristorante. In quel 27 Maggio nasceva ufficialmente una delle più brevi e splendenti carriere di un gruppo italiano. Quel 27 Maggio nasceva qualcosa che si sarebbe incollato, con o senza il nostro permesso, per sempre ai nostri ricordi.
L’estate del 1999 finisce, siamo in pieno autunno. Forti del successo di “50 Special”, i Lùnapop escono con il loro primo album: …Squérez?, un lavoro di 12 tracce di cui sei, oggi, sono canzoni che più o meno tutti conosciamo, sia che li abbiamo amati veramente (scorrendo i commenti su YouTube dei vari video tratti da …Squérez?, oggi, possiamo trovare commenti di gente che li annovera come tra i più grandi gruppi italiani di sempre) o che, invece, li abbiamo detestati. Anche se all’epoca, magari, uscirsene con il The Black Album dei Metallica o con qualche disco dei R.E.M poteva darci l’impressione – e magari era anche vero – di essere emancipati da un certo tipo di musica (un certo mai quantificato razionalmente, ma che da qualche parte sappiamo di quale materia sia composto), i Lùnapop stavano gettando in un brevissimo lasso di tempo le basi di qualche cosa che avrebbe scalfito anche inconsciamente un’epoca culturale e musicale. E questo è, da qualsiasi punto lo si voglia vedere, un grande pregio.
…Squérez? Parte con i tre brani che maggiormente lo rappresentano, se non esclusivamente per tematiche, almeno per riconoscibilità. I tre monoliti della produzione artistica dei Lùnapop: “Qualcosa di grande”, “Un giorno migliore” e la già citata “50 Special”.
Per capire la portata del successo, con “Qualcosa di grande” i Lùnapop vincono l’edizione del 2000 del Festivalbar. Nel video, Cremonini è una presenza inquietante: non ha più i capelli biondo-platino con cui lo avevamo lasciato mentre andava in giro per i colli bolognesi, ora li ha rossi, e sbuca in continuazione nella vita della sua ex ragazza. Il testo e il video danno vita a una doppia possibile interpretazione di ciò che è il messaggio della canzone. È la ragazza che dopo la rottura non riesce a scordarlo, immaginando di trovarselo ovunque – a scuola, facendo shopping, al cinema (in un interessante momento metanarrativo, i protagonisti del film che la ragazza sta guardando sono proprio loro due; il pubblico ride fino alle lacrime durante un primo piano di Cremonini che, a un certo punto, esce fisicamente dallo schermo, bucandolo) –, quasi con un senso di colpa immenso, oppure è lui che non riesce a darsi pace, a farsi una ragione della fine della loro storia, e come un fantasma la perseguita superando di gran lunga i limiti dello stalking? Queste parole, intrise di un machismo che compare spesso nell’album, lascerebbero pochi dubbi: «Cos’è successo la tua luce / La tua luce si è oscurata / Con qualcuno che conosco e ti ha portata via da me», lasciando pochissimi dubbi quando poi dice: «Cos’è successo la tua stella / La tua stella si è eclissata / E ora provaci nel buio a brillare senza me». Ne esce un ex-compagno-padrone poco credibile.
Poi arriva “Un giorno migliore”. Il brano è stato accusato di essere un plagio della canzone “Better Day” degli Ocean Color Scene – alcuni passaggi sembrano effettivamente uguali. Lui, per difendersi, dichiarò di aver scritto la canzone nel 1996. La cosa è poi finita nel dimenticatoio. Cremonini nel video è più disteso, ha di nuovo i capelli biondi, gironzola con gli altri del gruppo per Amsterdam suonando la chitarra. Le immagini di un viaggio post-diploma, spensieratezza; di fondo ci sono sempre problemi più o meno chiari con una ragazza, e qui il senso del rapporto testo-video può essere interpretato in maniera quasi didascalica: tu stai tranquilla, io lo sono, ora mi diverto con i miei amici, ma abbiamo tempo, e ricorda che «Domani sarà un giorno migliore / Vedrai», ma bada bene: solo «Se mi vuoi».
Sembra quindi più rilassato rispetto a “Qualcosa di grande”, ma vacilla quando dice: «Aspetta almeno un minuto / Non dirmi che non mi vuoi». Ha bisogno comunque di conferme, non può finire con la negazione di lei del loro amore, «Devo trovare un appiglio / Prima che tu te ne vai da me». Dopo queste famose scelte grammaticali, a esser generosi discutibili, il pezzo si apre nel liberatorio e alla Freddy Mercury «Apri le tue ali e vola via con me». Questa doppia espressione di se stesso (una forte e una fragile) trasparirà lungo tutto l’album.
Di “50 Special” è stato già detto qualcosa. Indubbiamente è il brano più spensierato dell’album. Un pop disteso, chiaro, limpido. I problemi esistono, è vero. Cremonini non ha una donna, la scuola va male, ma non gli importa. A lui basta la sua vespa con cui volare – volare veramente, se guardiamo il video –; i cinque suonano e si dimenano come una boyband americana di quelle che andavano in quegli anni (Backstreet Boys e N’Sync soprattutto), ci sono ragazze con cui non sanno alla fine cosa fare, i girasoli, le nuvole. Ma non importa nulla: se c’è la vespa, posso prendere tutti i problemi e lasciarmeli alle spalle.
Ecco, dopo questi tre brani, l’album si sarebbe potuto concludere. Bene o male c’è tutto dei Lùnapop. Le sfaccettature di Cremonini-quando-ha-a-che-fare-con-l’amore sono abbastanza chiare. Vacilla tra ostentazioni di sé e una fragilità che è disposto a far trapelare con il contagocce, e quando lo fa, in sottofondo, sappiamo che non è del tutto sincero, soprattutto con se stesso. Francamente non ci sarebbe molto da aggiungere, non si sente la necessità d’altro. Ma forse no, i Lùnapop hanno ancora qualche cartuccia da sparare. E quello che sparano lo sparano discretamente. Le tre canzoni che seguono il primo blocco sono sicuramente meno ingombranti, ma lasciano spazio a qualche spunto interessante, come l’arrangiamento nella strofa di “Resta con me”: le quattro note allo xilofono, che anticipano un ritornello alla Oasis, non ricordano alcune atmosfere di “Subterranean Homesick Alien” dei Radiohead? E poi: non c’è un po’ del Battiato di “La Cura” quando Cremonini canta In “Vorrei” «Sono nato per regalarti quel che ancora tu non hai» (torna il machismo che imperava in “Qualcosa di grande”)? E non ritroviamo un punto di accordo tra le immagini legate al mare di Battisti ne “Io vorrei…Non vorrei…Ma se vuoi” e “Se ci sarai”?
Ecco, forse no, forse non c’era tutto questo. I Lùnapop erano distanti anni luce dagli artisti citati, ma da qualche parte possedevano il germe di chi avrebbe, maturando, potuto costruire una carriera interessante.
Ecco, ora possiamo dire che da qui …Squérez? sarebbe potuto terminare.
Da questo punto, tranne forse che per “Niente di più”, l’abisso. Ma forse sei o sette brani erano troppo pochi per poter giustificare un disco e chiamarlo album, soprattutto per la mole di gente che lo avrebbe poi comprato. L’impressione è che al momento della costruzione della track-list, gli ultimi sei brani siano gli ultimi sei brani, relegati lontano dall’orecchio dell’ascoltatore, nascosti sotto il tappeto come un mucchio di polvere.
In …Squérez? i brani che sono usciti come singoli o che hanno avuto comunque una diffusione su scala nazionale sono realmente i brani migliori. Non ci sono gemme nascoste, canzoni sottovalutate o dimenticate per sbaglio. No.
“Metrò” è un pezzo forzatamente scanzonato da cui traspare il vuoto; in “Cara Maggie” tutto l’interesse che può derivare dalla strofa viene rovinato da una voce falsamente ingrossata e roca del ritornello su una scia pseudo grounge americana; “Zapping” è un pasticcio musicale; “Questo pianoforte” e “Silvia stai dormendo” non aggiungono nulla a livello di contenuti, sono riscritture inutili del primo blocco dell’album: il primo prova a puntare in alto, verso un cantautorato d’autore degli anni ’70, mancando il bersaglio, mentre il secondo tende a sonorità americane che già in quegli anni iniziavano a stancare.
Forse si salva solo “Niente di più”, che però a tratti sembra la caricatura di un pezzo che idealmente avrebbe potuto pensare De Gregori, con in aggiunta un po’ di “nananana” alla Venditti.
Sono passati diciassette anni dall’uscita di …Squerez?, diciassette anni in cui sei canzoni – un’enormità, siamo ai livelli degli 883 – di un solo album, travalicano il senso primitivo della canzone trasformandosi in altro, diventando collante sociale e generazionale.
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