[RFF11] “The Accountant” di Gavin O’Connor
Ben Affleck fa le prove generali per il nuovo Batman
di Francesco Vannutelli / 25 ottobre 2016
Se c’è un merito che va riconosciuto a The Accountant, il nuovo film di Gavin O’Connor presentato alla Festa del Cinema di Roma dopo l’ottima accolgienza di pubblico negli Stati Uniti, è quello di aver capito come sfruttare Ben Affleck.
Il buon Ben non è un grande attore. Forse non lo è mai stato, sicuramente non lo è negli ultimi anni. Troppo statico, troppo rigido. Solo David Fincher, di recente, aveva capito come sfruttarlo in Gone Girl – L’amore bugiardo, attaccandosi al sorriso da bravo ragazzo per farlo diventare un simbolo di ambiguità. O’Connor in The Accountant fa una cosa simile. Prende uno dei difetti che maggiormente vengono attribuiti ad Affleck, la scarsa espressività, e la fa diventare il motore del film.
Ben Affleck è Christian Wolff, un contabile autistico, più a suo agio con i numeri che con le persone, che conduce un’apparente vita normale nei margini della sua malattia. In verità, Wolff è specializzato nel risolvere i problemi finanziari di grossi gruppi criminali senza lasciare tracce. Quando viene assunto dalla Living Robotics, un’azienda che produce protesi all’avanguardia tecnologica, Wolff si ritrova al centro di uno strano piano che mette a rischio la sua vita. L’addestramento militare che aveva ricevuto sin da bambino diventa la sua unica possibilità di salvezza.
Christian Wolff, in pratica, è un supereroe. Dietro l’apparenza di una vita ordinaria, fatta di routine e tavole apparecchiate per uno, si nasconde una macchina da guerra capace di usare ogni tipo di arma e padroneggiare ogni arte marziale. Come nella tradizione dei supereroi, Wolff ha un’infanzia difficile minata dalla malattia, dall’abbandono della madre e da un padre militare che portava lui e il fratello in giro per il mondo sottoponendoli ad allenamenti spietati. Come ogni supereroe, Wolff ha un nascondiglio segreto, un’assistente e un codice etico.
Anzi, andando nello specifico, Wolff ha più di un elemento in comune con Batman. Diciamo che The Accountant è una specie di prova generale per il nuovo Batman, quello con la regia di Affleck che si andrà a infilare nell’universo cinematografico DC. L’identità inafferrabile, il senso spietato della giustizia (anche se questo contabile uccide), l’aggancio nelle istituzioni con J.K. Simmons, che curiosamente sarà il commissario Gordon.
Come nella tradizione dei cinecomic, The Accountant fa bene quello che deve fare, cioè offrire intrattenimento puro di azione, combattimenti, velocità. Come detto, l’inespressività naturale di Affleck trova qui un ottimo alibi nella sindrome di Asperger che lo rende credibile e animato da una determinazione illeggibile sul volto.
Non è che tutto funzioni alla perfezione, tutt’altro. Anche sospendendo ogni presunzione di giudizio realistico su un film del genere, si fa fatica ad accettare la duttilità estrema di Wolff, capace di fare qualsiasi, nonostante o grazie alla malattia, come si accettano a fatica alcune semplificazioni della trama, con il lunghissimo flashback nella parte centrale raccontato da J.K. Simmons. In generale, i flashback, che dovrebbero fare chiarezza sulle origini del personaggio, finiscono solo per spezzare il ritmo narrativo e creare un generico senso di confusione.
Rimane, però, che The Accountant è un action di sicura presa sul pubblico e con alcuni elementi che possono portarlo a distinguerlo dalla media del genere. Sembra tutto costruito per portare almeno a un seguito se non al lancio di una saga cinematografica in stile Jason Bourne.
Gavin O’Connor conferma di essere un regista a dir poco discontinuo, che alterna risultati sia in termini artistici che di incassi. Male nel 2008 con Pride and Glory, bene nel 2011 con Warrior, male l’anno scorso con Jane Got a Gun. Con The Accountant ferma l’altalena a metà. Una cosa è certa: i rapporti tra fratelli sono una costante dei suoi film.
(The Accountant, di Gavin O’Connor, 2016, azione, 128’)
LA CRITICA
Prove generali per il film di Batman con Ben Affleck in questo The Accountant. L’idea di un contabile spietato afflitto da sindrome di Asperger riesce a offrire uno spunto interessante per l’ennesima variazione del genere action.
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