“Il rumore della pioggia”
di Gigi Paoli

Le indagini di Carlo Alberto Marchi, nuovo protagonista del giornalismo investigativo

di / 28 ottobre 2016

Una storia che ha il suo baricentro nel plot. Un giallo che si squaderna attraverso la concatenazione di eventi. Una velocità narrativa che colpisce. Parliamo di Il rumore della pioggia (Giunti, 2016), esordio narrativo di Gigi Paoli, ex responsabile della cronaca giudiziaria di La Nazione e – per ora – responsabile della redazione di Empoli.

Il romanzo, già nella top venti delle vendite, ruota attorno a Carlo Alberto Marchi, un giornalista fiorentino che si trova ad affrontare un inizio settimana con un traffico battente, una pioggia sferzante e un omicidio in via Maggio. Siamo in pieno centro storico e i carabinieri – una volta allertati – entrano in un negozio di antiquariato religioso, dentro un palazzo di proprietà della Curia, dove è morto il titolare. Un uomo, si scoprirà, dai contorni molto evanescenti che ha a che fare con i due poteri forti della città: chiesa e massoneria.

Gigi Paoli sceglie di portare avanti una storia nella Firenze attuale. Una città che diventa, a tutti gli effetti, un personaggio ben preciso. Ma le strade di questa Firenze – che non sono le strade scelte dagli altri giallisti fiorentini – conducono dritte a indirizzi molto temuti: dietro ogni porta c’è un grumo di potere che la curiosità del protagonista scopre per ricomporre un puzzle. Una storia portata avanti tra le stanze della procura e quelle del Nuovo Giornale, con un finale inaspettato e forte: dentro le pagine di Paoli ci sono molti elementi della cronaca viva dell’Italia degli ultimi anni.

Non ci si trova dunque di fronte all’invenzione per l’invenzione (come per esempio in certe pagine di Sandrone Dazieri). La scelta operata da Paoli si smarca da una denuncia della realtà (come accadeva nei primi romanzi di Giuseppe Genna). Paoli, insomma, quella realtà la racconta per quello che è: in maniera piatta. C’è un omicidio e un giornalista cerca di trovare notizie navigando tra magistrati, carabinieri, poliziotti, avvocati e cittadini.

La velocità narrativa di Il rumore della pioggia sembra ricordare molto più il passo dei giallisti americani. Se proprio si vuole andare a cercare un paragone, allora non bisognerà cercarlo in Scerbanenco, bensì nel ritmo sincopato delle pagine di Mickey Spillane, l’inventore di Mike Hammer, e nel tono canzonatorio usato da William Lashner.

Gigi Paoli ha in preparazione altri due romanzi. Segno evidente che Carlo Alberto Marchi sta per diventare un personaggio seriale, che si muove nel mondo del giornalismo investigativo col passo del cronista cocciuto e col piglio dell’uomo di strada.

Quello che insomma ha scritto Gigi Paoli è un libro che qualsiasi amante del giallo non può che apprezzare: le avventure lavorative ed esistenziali di Carlo Alberto Marchi sono un bel momento per chi ama leggere gialli dal plot serio e robusto, scritti in maniera ironica.

 

(Gigi Paoli, Il rumore della pioggia, Giunti, 2016, pp. 288, euro 15)
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LA CRITICA

Un libro sul mondo del giornalismo e su un giornalista che si trova a risolvere un omicidio, nonostante la Curia e la massoneria in una Firenze dove piove sempre.

VOTO

8/10

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