“Il suono del mondo a memoria” di Giacomo Bevilacqua
Vita silenziosa di un outsider nel mondo di oggi
di Chiara Gulino / 18 settembre 2017
L’incontro con l’altro è sempre destabilizzante, è un mettere in discussione se stessi. Una relazione spesso mette in rapporto due immagini, due ossessioni, non due persone, e chissà cosa di ostinatamente silenzioso.
Sam, protagonista di Il suono del mondo a memoria (Bao Publishing, 2016), ultimo graphic novel di Giacomo Bevilacqua, è un fotografo che decide, per superare un momento particolarmente difficile della propria vita, di mettersi in gioco. Si pone un obiettivo che può apparire bizzarro in un’epoca di bulimia comunicativa, incentivo all’autismo corale: quello di vivere per due mesi a New York senza parlare e interagire con nessuno.
Ma il vero protagonista di questa storia non è tanto Sam ma la città di New York, la città dalle mille luci e colori a seconda dei vari momenti della giornata in cui è colta. È veramente il cuore pulsante di Il suono del mondo a memoria. Molte tavole sembrano dei veri e propri quadri impressionisti quando non vere e proprie fotografie.
Lo stile dell’autore rispetto ai suoi precedenti lavori (A Panda piace) è davvero sorprendente e rivoluzionario. Ogni dettaglio è curato. I disegni hanno un taglio fotografico. L’autore sembra voler fissare gli attimi della vita del protagonista. Del resto, l’esistenza si compone di momenti, più che un flusso, la vita è un lungo tempo fatto di piccole rotture, strappi inattesi.
Predominano i colori autunnali ma a seconda dei momenti e dei luoghi la luce può variare da fredda e bluastra a calda, gialla, arancione. Ne è un esempio Central Park. Secondo Sam non ne esiste solo uno bensì diversi a seconda della stagione, dell’ora e del proprio stato d’animo.
Inoltre New York è una città piena di vita, caotica ma anche socievole e accogliente. Tutto questo però entra in contrasto con l’atteggiamento di Sam che si pone in una posizione di distacco e isolamento. Simbolo del suo estraniarsi dal mondo esterno sono le sue cuffie. Esse trasmettono sempre lo stesso suono, la stessa melodia di Chet Baker.
Estraneità non vuol dire però indifferenza. Da bravo fotografo, Sam è un grande osservatore. Anzi a lui piace proprio guardare le persone che incontra per strada e contare quelle che interagiscono fra loro dal vero senza filtro tecnologico. Un’altra ossessione di Sam è infatti quella di contare.
Uno dei temi principali infatti di questo graphic novel è la comunicazione nonostante l’afasia che si impone il protagonista e l’assenza di dialoghi. Le parole sono pensieri, narrazione fatte da una voce fuori campo o al massimo le parole virtuali scambiate via email.
Dalla punta della matita di Bevilacqua, insieme al groviglio di parole che danno forma ai pensieri e scandiscono il ritmo delle giornate, sorgono figure, immagini e disegni dai tratti precisi.
(Giacomo Bevilacqua, Il suono del mondo a memoria, Bao Publishing, 2016, pp. 192, euro 21)
LA CRITICA
Attraverso l’empatica rappresentazione della città di New York, Giacomo Bevilacqua analizza i meandri dell’interiorità di un outsider nel mondo di oggi. È una sfida a cercare di guardare il mondo a colori.
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