L’epitaffio letterario per Charlie “Bird” Parker
“L’inseguitore” di Julio Cortázar
di Claudia Gifuni / 18 dicembre 2017
«E non è colpa tua se non hai potuto scrivere quello che nemmeno io sono capace di suonare».
Pozze nere di china inseguono le parole di Cortázar fissando le suggestioni scomposte in illustrazioni tenaci. Edizioni SUR non si accontenta di una nuova traduzione di L’inseguitore (2016), uno dei più noti racconti dello scrittore argentino, ma lo trasforma in un’incredibile esperienza visiva accostandovi le tavole del famoso fumettista José Muñoz.
Un racconto sul tempo e sul jazz del sassofonista Johnny Carter – alter ego letterario di Charlie “Bird” Parker – narrato attraverso lo sguardo di Bruno, critico musicale alle prese con la stesura della biografia dello stesso Johnny. Cortázar antepone l’uomo al jazzista: il lettore, infatti, incontra Johnny in una stanza d’albergo da pochi soldi, lo trova seduto su una poltrona con le ginocchia al petto, febbricitante e avvolto in una coperta. Il sax perso da qualche parte nella Parigi inquieta degli anni cinquanta e al suo fianco Dédée, la donna che non ama più.
Bruno è lì, Bruno è sempre lì quando le cose vanno male, quando Johnny esagera con l’alcol e la droga e le allucinazioni prendono il sopravvento sulla realtà. Bruno annota tutto, conosce ogni debolezza di Johnny ma non ne scrive nel libro, d’altronde è una biografia che celebra la genialità di Johnny, quella sua capacità sorprendente di anticipare ciò che verrà. E in effetti è tutta una questione di tempo «Johnny sta sempre suonando domani e il resto rimane indietro, in questo oggi che lui salta senza fatica con le prime note della sua musica». Una forza visionaria autodistruttiva che lo condanna a vivere a margine della società, senza alcuna possibilità di salvezza.
L’inseguitore, dunque, altro non è che un epitaffio letterario, l’ultimo omaggio a uno dei più grandi jazzisti del Novecento, morto nel 1955 a soli 34 anni.
In poco più di cento pagine Cortázar ripercorre gli ultimi avvenimenti della vita di Johnny-Charlie, ne immagina i discorsi sconclusionati dovuti alle crisi di astinenza e ne fa emergere una malinconia straziante che incanta e al tempo stesso commuove. Cortázar non pretende di azzeccarci, vuole solo restituire al lettore la complessità di un uomo tanto geniale quanto fragile senza ignorare l’impossibilità di afferrare fino in fondo cosa lo abbia divorato.
(Julio Cortázar, L’inseguitore, trad. di Ilide Carmignani, Edizioni SUR, 2016, pp. 110, euro 15)
LA CRITICA
C’è Parigi, c’è il jazz, c’è Charlie Parker. Ciò che invece non deve esserci è una qualsivoglia scusa per non leggere questa short story.
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