Crescere nel Mid-West della California
di Francesco Vannutelli / 9 marzo 2018
Vincitore dei Golden Globe per la miglior commedia e attrice protagonista di commedia, candidato a 5 premi Oscar (senza vincerne nessuno), tra cui regia e miglior film, e ritenuto sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes uno dei migliori film mai realizzati nella storia del cinema, Lady Bird consacra soprattutto la sua regista Greta Gerwig come icona definitiva del cinema indipendente statunitense.
Dopo anni nel ruolo di musa del cinema indie, con le collaborazioni con alcuni dei registi più importanti del movimento mumblecore statunitense come Joe Swanberg, i fratelli Duplass e il compagno Noah Baumbach, Gerwig passa dietro la macchina da presa per raccontare una storia che prende molto dalla sua adolescenza a Sacramento.
Christine ha quasi finito il liceo e sogna di andare al college in una qualche grande città, preferibilmente New York. Niente della sua vita a Sacramento le piace, neanche il suo nome, che cambia con Lady Bird ogni volta che può. Il padre, buono e paziente, costretto a rimettersi in discussione dopo un licenziamento inatteso, alimenta in silenzio i suoi sogni, mentre la madre schiacciata dal peso delle responsabilità cerca di proteggerla nel modo classico – e sbagliato – delle madri dei film americani: opponendosi a tutti i suoi slanci.
Lady Bird si apre con una citazione di Joan Didion: «Anybody who talks about California hedonism has never spent a Christmas in Sacramento». Didion è di Sacramento, come Gerwig, entrambe hanno lasciato la California – il Mid-West della California, come viene definito nel film – per Manhattan. Didion fa un po’ da nume tutelare al film, ma non ai sentimenti di Gerwig per la città, che sono diversi da quelli di Lady Bird. Dopo l’allontanamento, casa è diventata un posto a cui guardare con nostalgia, come è normale che sia. Non è un luogo da cui fuggire ma in cui voler tornare.
Il rapporto di Christine/Lady Bird con sua madre e la città, e in senso più ampio con la sua stessa vita, è tutta basata su questa ambivalenza di fondo tra lo slancio verso un altrove e il bisogno di consolidare la propria presenza a Sacramento. Sogna New York e allo stesso tempo la casa più bella del quartiere che vede ogni giorno andando a scuola. Cerca l’amicizia e l’amore dei ragazzi più belli e rimpiange la sua amica sovrappeso. Ha sempre l’impressione di provenire dalla parte sbagliata dei binari, quelli che, non solo metaforicamente, dividono Sacramento in due, da una parte i ricchi, dall’altra i poveri.
Greta Gerwig indovina il registro per questo racconto personale leggero e carico di un senso di nostalgia per la vita passata e le sue pulsioni. Sceglie un realismo distaccato, senza eccessi drammatici, senza il bisogno di descrivere in maniera dissacrante i drammi dell’adolescenza. Saoirse Ronan è una protagonista perfetta e si conferma come una delle attrici destinate a imporsi nel cinema dei prossimi anni. Di base, però, Lady Bird non è molto diverso da altri film sull’adolescenza che escono periodicamente nelle sale statunitensi. Il sogno della grande città, della fuga dalla provincia, la difficoltà di essere adolescenti, i primi amori, il ballo di fine anno: ci sono tutti i luoghi comuni del caso, tutto ciò che ci si aspetta di trovare in un film generazionale.
È solo di un paio di anni fa l’altrettanto interessante 17 anni (e come uscirne vivi) di Kelly Fremon Craig, tanto per dirne uno, o Quel fantastico peggior anno della mia vita di Alfonso Gomez-Rejon, che sono rimasti, però, nella loro nicchia del cinema indipendente senza uscirne con clamore. Eppure, per qualche motivo , Lady Bird si è fatto spazio fino al palcoscenico degli Oscar. Sicuramente, lo status di Gerwig ha fatto da amplificatore ai meriti concreti del film. Che ci sono, ma non offrono molto di più di quello che ci si può aspettare.
(Lady Bird, di Greta Gerwig, 2017, commedia, 93’)
LA CRITICA
Accolto negli Stati Uniti come uno dei film più importanti della storia del cinema (il film con i voti più alti su Rotten Tomatoes), Lady Bird è un racconto di formazione doloroso e leggero come può esserlo la vita, ma niente di più.
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