Libertà e impegno civico
"Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi
di Ilaria Amoruso / 15 maggio 2018
Sostiene Pereira è un libro senza tempo. Antonio Tabucchi ha plasmato il romanzo per eccellenza, dove si intrecciano morte, vita e consapevolezza di sé. Con uno stile del tutto personale, in cui i personaggi si muovono al suono ritmico della prosa, ci troviamo dinanzi al libro della verità, quella degli uomini e della loro condizione.
«La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro». Pereira, giornalista, in una sfavillante ed afosa giornata d’estate conosce Monteiro Rossi, un ragazzo appena laureato con una tesi sulla morte, carico di vita e di ideali, e innamorato di Marta. Monteiro entra nel cuore di Pereira di sottecchi, si insinua nella sua anima ormai stanca di combattere con la vita. Vecchio e solo, Pereira pensa costantemente alla morte. È bloccato in una fotografia, come quella di sua moglie che tiene nel suo appartamento e a cui parla confessandosi. Istanti infiniti, istanti che odorano di un lasciarsi andare lento ed inesorabile alla deriva. In un tunnel abitudinario, vive placidamente la sua esistenza, convinto di esserne alla fine. Come una tiritera, si interroga costantemente sulla morte e sulla resurrezione, quella della carne. Ormai in là con gli anni e in sovrappeso, Pereira non vuole risorgere con la carne, vuole poter essere libero di rivivere quei sogni della giovinezza che lo vanno a trovare nel sonno. Sogni che non svela, perché troppo personali e lontani da quella che è apparentemente la storia principale del romanzo.
Pereira passa dunque le sue giornate a redarre la pagina culturale del giornale Lisboa e a pensare alla morte, chiacchierando col ritratto di sua moglie, anche lei, solo un vecchio ricordo. Monteiro Rossi, con la sua vitalità, innesca in lui una lotta interna. Il suo io egemone viene tirato giù da un altro, più forte e deciso a voler prendere il suo posto. Tabucchi infatti elabora «la teoria della confederazione delle anime» prendendo spunto dalla psicoanalisi di Freud, ovvero la constatazione che in noi, non ci sia un uno, unico ed indivisibile, ma una pluralità di io che lottano fra loro per affermarsi come quello egemone. Ciò che oggi definiamo personalità e carattere, qui è inteso come una parte di anima, o meglio, diverse anime, ognuna con una propria caratteristica unica ed irripetibile.
E Pereira è in preda ad una crisi dell’io egemone. Monteiro ha rotto quella barriera fatta di sogni, ricordi e passato, per portarlo verso una sorta di elaborazione del lutto, dove il passato diventa sempre più lontano, fino all’affacciarsi del futuro.
«Io non mi sento colpevole di niente di speciale, eppure ho desiderio di pentirmi, sento nostalgia del pentimento». Pereira infatti è tormentato dalla voglia di pentirsi. Più volte si reca da padre Antonio per chiedere di confessarsi, ma non sa cosa ammettere. Peccati non ne compie ma ha la necessità di pentirsi. Pereira deve necessariamente elaborare e andare avanti attraverso il mezzo appunto del pentimento. Di rinnegare la non vita che conduce ancora legata alle sue abitudini e alla sua carne che tanto disprezza, per far prendere vita ad un nuovo io egemone in grado di «fare qualcosa».
Quel qualcosa che ha a che fare con la lotta per la libertà e la parola. Monteiro Rossi infatti, a causa del suo amore per Marta, impegnata civilmente a contrastare il regime salazarista, si farà coinvolgere in un’operazione rischiosa, che comprometterà la sua libertà di vita. Pereira, unico suo aiuto, verrà scosso dal suo sacrificio e dell’epilogo della sua storia. Perché Tabucchi non scrive soltanto ad un romanzo pregno di coscienza, anima e vita, ma anche ad un romanzo civico che racconta un Portogallo e una Lisbona alla soglia della Seconda guerra mondiale, in pieno regime.
Il nuovo io egemone di Pereira prenderà coscienza della situazione di chiusura, paura e terrore del regime molto tardi. Situazione rifiutata dal vecchio scrittore, alienato nella sua condizione di solitudine, sogno e morte. La sua presa di coscienza sarà infatti file rouge del romanzo, insieme alla forza di agire e alla consapevolezza di sé: fare qualcosa per il Portogallo, per la sua Lisbona, per il suo popolo e soprattutto per Monteiro Rossi.
Tabucchi, maestro della parola, condensa la sua passione per Portogallo e letteratura in un romanzo che unisce le più grandi paure di un uomo quando questi si trova di fronte a scelte di libertà e di impegno civico. Un romanzo composto da un linguaggio e da strumenti (brevità dei costrutti, ripetizioni, assenza del discorso diretto) necessari per far arrivare dritti nella mente e nel cuore del lettore la potenza delle parole e del loro significato.
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