La libertà nell’orizzonte poetico-esistenziale
Rainer Maria Rilke visto da Giaime Pintor
di Claudia Cautillo / 30 ottobre 2018
A settantacinque anni di distanza dalla prima pubblicazione delle Poesie di Rainer Maria Rilke tradotte da Giaime Pintor (Einaudi, 1942), le Edizioni Ensemble ripropongono questa esile ma interessante raccolta a cura del famoso letterato e germanista, morto appena ventiquattrenne dilaniato da una mina durante un’azione partigiana sulle rive del Volturno. Dalle liriche tratte da Il libro delle immagini, Nuove poesie, Sonetti a Orfeo e Ultime poesie, per finire con i due estratti dello splendido romanzo Quaderni di Malte Laurids Brigge – intenso viaggio esistenzialista di notevole modernità strutturale – l’edizione del 2017 si arricchisce della prefazione di Carlo Ferrucci (saggista, poeta, drammaturgo e traduttore, figlio della sorella maggiore di Giaime Pintor, Silvia) che ne sottolinea la bellezza e lo spessore soprattutto per la scelta di una decisa libertà espressiva nella traduzione dal tedesco all’italiano. Infatti, poeta egli stesso, Pintor evita il tranello di una trasposizione letterale, ben consapevole che i calchi troppo fedeli agli originali agiscano sì in favore dell’aderenza al significato ma, inevitabilmente, anche in quello di una deprivazione delle irrinunciabili caratteristiche musicali, ritmiche e di timbro del componimento poetico, snaturandone così il cuore stesso.
Libertà che ritroviamo anche nella selezione delle opere, tra le quali non può sfuggire l’assenza delle Elegie duinesi (1923), certamente tra i vertici più alti del Rilke maturo, lamento e lutto eppure canto che celebra l’esistente tuttavia, grandioso affresco della fragilità umana e al contempo della magnificenza dell’essere al mondo. Ma, come ammette lo stesso Pintor, non era sua intenzione dare ai lettori un compendio delle opere del grande poeta praghese, quanto una raccolta «di quello che per me, in un particolare momento o in una particolare circostanza, è stata scoperta o occasione di poesia». Ecco allora che la sua personalissima scelta cade innanzitutto su due dei quarantacinque componimenti del Libro delle immagini (prima edizione 1902), che già segnano uno sviluppo rispetto al periodo precedente, distaccandosi dal gorgo esaltato della pura eufonia in direzione di un’autonomia delle cose dall’ossessione di armonia e musicalità del poeta.
Proseguendo con tre delle centottantanove Nuove poesie (1907) – ulteriore evoluzione di un talento facile e accattivante dotato di straordinaria versatilità espressiva, in cui Rilke si riscatta dalle suggestioni e le mode del suo periodo per raggiungere finalmente una compiutezza tecnica e filosofica di grande respiro – Pintor ce ne offre gli episodi della mitologia classica con le celeberrime “Apollo primitivo”, “Alcesti” e “Orfeo Euridice Hermes”, per passare di seguito a una selezione di poesie dalla sua opera forse più compiutamente gioiosa, quei Sonetti a Orfeo che cantano la festa dei sensi e l’incondizionato assenso alla vita, sia pure se concepiti come monumento funebre a una ragazza morta di leucemia a diciannove anni. Tragico destino quello della famosa ballerina Wera Ouckama Knoop che affascinò Rilke bambino, e da lui eletta a creatura orfica emblema della caducità del mondo, che per ironia della sorte toccherà anche al poeta il 29 dicembre del 1926, quando all’età di cinquantuno anni morirà vittima dello stesso male incurabile.
L’antologia di Pintor continua con le Ultime poesie, in cui la concezione rilkiana dell’inseparabilità di morte e vita è più che mai presente e si colora dell’alternarsi di intimismo, pianto e grido: «E vorrei farti male, / Signore, ma mi manca / l’animo: se sollevo / verso te la mia pena / subito ricade mite/e fredda come neve», per concludersi con i brani tratti dalla prosa dei Quaderni (1910) – nei quali è evidente una forte componente nietzschiana – strutturati come un diario senza riferimenti cronologici o di luoghi (per quanto si capisca che si svolge nel Quartiere Latino di Parigi), lunghissima descrizione di fatti, ricordi ed emozioni il cui protagonista Malte, ignoto straniero con vocazione di poeta, è un ragazzo perso nella dolorosa e ostile realtà del mondo, la cui insensatezza impossibile da cambiare non concede riscontri né risposte.
Eppure, a dispetto di tutto, il giovane flâneur non si arrende e racconta, scegliendo di continuare attraverso le parole, che si espandono le une dalle altre ed evocano un caleidoscopio di immagini di potente impronta espressionista, nella sua ricerca incessante del significato della vita che passa per la sofferta consapevolezza della morte. Ancora una volta dunque potente e ineludibile affermazione – da parte del poeta Malte/Rilke/Pintor – della propria libertà di essere e agire, immerso nel mondo delle esperienze umane, libertà che sola può offrire un riscatto alla vanità di tutte le cose.
(Rainer Maria Rilke, Poesie, trad. di Giaime Pintor, Edizioni Ensemble, 2017, euro 12)
LA CRITICA
Interessante raccolta di poesie e prose ma, nella sua esiguità, più utile nella prospettiva di uno studio dell’attività di Giaime Pintor che come analisi dell’opera di Rilke.
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