Quando l’universo famigliare si disgrega

“La custodia dei cieli profondi” di Raffaele Riba

di / 19 febbraio 2019

Copertina di La custodia dei cieli profondi di Raffaele Riba

Cosa succede quando ci scontriamo con la finitezza delle cose e delle relazioni che credevamo infinite? E in che modo tutto si disfa come la materia che ci circonda? La storia di Gabriele, protagonista di La custodia dei cieli profondi (66thand2nd, 2018), secondo romanzo di Raffaele Riba, cerca di esplorare queste dinamiche esistenziali e cosmiche, chiamando in causa processi millenari che accarezzano l’astronomia, la geofisica, l’evoluzione dell’universo. Il tutto scritto e raccontato da un punto di vista individuale attraverso l’esperienza familiare di Gabriele che negli anni assiste al disgregarsi del suo universo, appunto della sua famiglia, per restare una particella singola, custode dei ricordi e dei legami che un tempo erano solidi e persistenti, passando per un matto e un alienato come lo chiamano gli abitanti del suo paese.

Con una scrittura che sposa evocazioni scientifiche con una prosa visionaria e immaginifica (con il carattere blu notte scelto non a caso) il protagonista ci trasporta nel mondo di Cascina Odessa, la dimora isolata edificata dal nonno, deviando il corso del torrente Roburent, dove lui e suo fratello Emanuele hanno trascorso dapprima l’infanzia, poi l’adolescenza, fino alla separazione negli anni dell’università. La fratellanza è uno dei sentimenti cardine del romanzo: Riba snoda le sue dinamiche più profonde e conflittuali, l’intreccio serrato di due persone che sono legate indissolubilmente ma che non potrebbero essere al contempo più diverse e distanti.

Emanuele, il fratello maggiore, parte per l’università, il padre si ammala e decide di ricoverarsi in una clinica e qualche anno più tardi anche la madre si allontana, abbandonando i boschi di Cascina Odessa per trasferirsi in una località marina.

A custodire la casa resta Gabriele, che si rifugia sempre più nello scorrere dei giorni uguali, tenendo insieme i ricordi e le esperienze, ma capendo che anch’egli è parte di un disfacimento al quale non può opporsi. «Andare a cercare il momento esatto in cui una forza si è divisa, ha perso sincronia, l’accordo sinusoidale che teneva legati me e mio fratello. Forse bisogna tornare talmente indietro da toccare la natura stessa della fratellanza. La guerra è scontata, umana, sempre fratricida. Ma quando due fratelli si allontanano così tanto che si ritrovano assassini, non c’è più modo di comprendere».

Quello che ci trascina subito nella storia è la voce potente e visionaria del protagonista che è il custode e il cercatore di senso della disgregazione del suo universo familiare e che nella sua malinconica rassegnazione ci offre, malgrado tutto, delle soluzioni.

In La custodia dei cieli profondi gli altri due personaggi pulsanti sono Agnese e sua figlia, insieme passato (Agnese è infatti un’amica storica di Gabriele e suo fratello) e futuro, che irrompono nel suo isolamento a Cascina Odessa, fino al colpo di scena finale. «Ero rimasto l’unico che avrebbe potuto badare a Cascina Odessa […] ma detta così è un’approssimazione per difetto. La custodia era soprattutto affettiva. Ho fatto tutto con un amore pazzesco»: i sentimenti sono i veri dominatori di questa storia, insieme alle splendide immagini intrecciate tra le composizioni chimiche della materia e le descrizioni del paesaggio, talvolta luminoso e poetico, talvolta umido e freddo, sfondo di una natura quasi impazzita.

Riba ci consegna una storia semplice ma al tempo stesso complessa perché costruita con originalità e con uno stile fluido che mischia termini scientifici e parole incandescenti.

E ci invita a riflettere sui nostri mondi privati e sulle loro dinamiche, sulle aspettative che ciascuno di noi nutre sin dall’infanzia e sulla trasformazione a cui sono sottoposte.

 

(Raffaele Riba, La custodia dei cieli profondi, 66thand2nd, 2018, pp.190, euro 15)
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LA CRITICA

Raffaele Riba ha scritto una storia che è, al tempo stesso, di formazione e di de-formazione. A rafforzare il tutto una scrittura compiuta e uno stile che può far considerare questo autore come uno degli scrittori più intriganti del panorama letterario italiano contemporaneo.

VOTO

8/10

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