L’indegna conclusione di una saga infinita

Sull’ultimo episodio di Star Wars

di / 21 dicembre 2019

Poster italiano di Star Wars L’ascesa di Skywalker su Flanerí

Se si dovesse parlare di L’ascesa di Skywalker, l’atteso nuovo episodio della saga di Star Wars come un semplice, isolato film, se ne potrebbero lodare le scene d’azione, gli effetti speciali, la fantasia scatenata. Si parlerebbe di un film non perfetto, ma efficace nel suo scopo primario di intrattenere il pubblico.

Non si può, però, parlare del nono titolo di una serie cinematografica che va avanti da più di quarant’anni senza metterlo nella giusta prospettiva con tutto quello che è venuto prima. Da quando la Disney ha rilevato la Lucasfilm nel 2012 per la modica cifra di 4 miliardi di dollari, i fan sparsi per il mondo sono entrati in fibrillazione nell’attesa di una nuova trilogia del mondo di Guerre stellari inventato da George Lucas nel 1977.

Nel 2015, il primo film, Il risveglio della forza, diretto da J.J. Abrams, aveva esaltato la maggior parte del pubblico con un sapiente gioco sull’effetto nostalgia. Due anni più tardi, Rian Johnson aveva cercato di definire una nuova strada con Gli ultimi Jedi, demolendo la mitologia consolidata dai sette capitoli precedenti.

Il risultato era stato un plauso della critica e la rabbia al limite del fanatismo da parte degli spettatori più radicali. Presa dal panico all’idea di scontentare di nuovo la legione globale di appassionati, la Disney è corsa ai ripari licenziando il regista incaricato per il nono film, Colin Trevorrow (Jurassic World), e richiamando in fretta e furia Abrams.

Non parleremo della trama di L’ascesa di Skywalker. Non ci interessano i dettagli della storia, comunque debole e discutibile, ma l’impostazione generale degli Star Wars targati Disney. È incredibile che un colosso simile non abbia saputo pianificare l’evoluzione di questa nuova trilogia. Risulta ancora più incomprensibile se si pensa che la casa di Topolino è proprietaria anche della Marvel, che ha fatto invece della programmazione il punto di forza del suo successo cinematografico, culminato nel titanico Avengers: Endgame lo scorso aprile.

Arrivati alla conclusione di questa terza trilogia, si può dire tranquillamente che i due (quasi tre) registi e le relative squadre di sceneggiatori sono andati avanti alla cieca nella definizione dei loro film, senza una voce esterna che li aiutasse a fissare i punti fondamentali per stabilire la trama generale del progetto di trilogia.

Episodio VII aveva lasciato delle domande che avevano bisogno di risposte. Chi è la protagonista Rey? Il giovane Kylo Ren è ormai divorato dal lato oscuro o è ancora salvabile? Chi è il Leader Supremo Snoke? L’ottavo episodio si era preoccupato di liquidarle in modo brutale, senza pathos e nessun tipo di epica.

L’ascesa di Skywalker torna indietro a Il risveglio della forza, cancellando le contestate novità del capitolo precedente come se non fossero mai esistite. Il risultato è un film che si preoccupa di condensare in due ore e mezzo una quantità di informazioni, scene d’azione, novità, drammi, rivelazioni, ritorni, sentimenti, tradimenti, pentimenti, risentimenti, che sarebbero stati stretti in una trilogia.

Episodio IX è il tentativo frenetico di riconquistare il cuore nostalgico del pubblico senza nessun tipo di sforzo di raccontare qualcosa di inedito o sorprendente.

La trilogia originale di Guerre stellari ha determinato l’evoluzione del cinema contemporaneo e di grandissima parte dell’immaginario collettivo. Il secondo gruppo di film concepito da Lucas a inizio millennio aveva scontentato praticamente tutti, ma la visione di insieme della serie era evidente. La strada per arrivare dal punto iniziale a quello finale era stata quanto meno tratteggiata prima di iniziare a girare.

Questi tre episodi finali sono un susseguirsi casuale di eventi, una corsa corretta in continuazione per cercare di non scontentare nessuno. Molto poco per quella che è stata la più grande saga della storia del cinema.

 

(Star Wars: L’ascesa di Skywalker, di J.J. Abrams, 2019, fantascienza, 155’)

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LA CRITICA

Quarant’anni di storia del cinema meritavano una conclusione adeguata. La Disney non è stata all’altezza del mito di Star Wars e ha creato una trilogia debole e troppo sensibile alle pressioni del pubblico.

VOTO

5/10

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effe

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