Il cinema degli Other Lives

"For Their Love", il nuovo album degli autori di "Tamer Animals"

di / 6 maggio 2020

Fare meglio di Tamer Animals, per gli Other Lives, non sarà facile. Non parliamo solo di oggi, ma di domani. Tra cinque anni. Sempre. In quest’album, infatti, c’è tutta l’intensità e l’equilibrio di un gruppo che vive del contrappesarsi di libertà espressiva e levigatura metodica, dove la sensibilità artistica di ogni singolo componente riesce a esteriorizzarsi al meglio. Raggiungerlo e magari superarlo sarà, dunque, un’impresa. Rituals non ce l’ha fatta. For Their Love è un buon lavoro che affonda le proprie radici nello stesso humus di sempre, con alcune sterzate interessanti, ma che non riesce a stare al passo del suo antenato.

I brani degli Other Lives sono pregni di drammaticità. For Their Love tende a esporre la propria drammaticità attraverso espedienti cinematografici. Gli Other Lives hanno sempre avuto un legame con il cinema, a livello di suggestioni, non nello specifico, ma qui sembra ancora più evidente, e la cosa è forse il suo limite più grande. For Their Love pare influenzato da impulsi visivi di un western alla Clint Eastwood riuscito a metà e girato nel 2050 al centro di Manhattan.

C’è una sorta di epicità mitigata nei brani degli Other Lives, caratteristica che li lega ai Midlake. Prendiamo ad esempio The Trials Of Van Occupanther, magnifico lavoro di una band che troppo spesso viene sottovalutata e poco citata. Le canzoni di questi due gruppi hanno un’origine comune, che si ritrova nelle sfumature delle due voci e in un’educazone prog che viene trasfigurata in un pop in minore con aperture al limite del sognante. Gli Other Lives devono chiaramente molto ai Radiohead, ma non bisogna dimenticare quanto l’ex gruppo di Tim Smith sia stato fondamentale nel loro processo di maturazione.

For Their Love parte benissimo: le prime quattro tracce girano alla grande. C’è coerenza, pensiero e carica emotiva. L’eccezionale capacità compositiva del gruppo americano sembra riportarci indietro a Tamer Animals. Da “Nites Out” le cose iniziano a farsi più confuse: un brano che ha degli spunti alla Mew (Mew and The Glass Handed Kites soprattutto) che vanno a confluire in richiami dei Get Well Soon (gruppo  che condivide con gli Other Lives certi contorni nella modulazione della voce),  ma che spezza la tensione creata, trattenuta momentaneamente nella ballata voce e chitarra “Dead Language“.

Da qui For Their Love va perdendosi, senza più riuscire a ritrovare il filo. Ed è un peccato:  un album con dell’ottimo materiale, ma troppo sbilanciato. Siamo lontani dall’esser affondati insieme a tutta la nave, ma la paura l’abbiamo percepita.

For Their Love ci ricorda comunque che Tamer Animals è uno degli album di punta degli anni ’10, che non ha forse avuto il seguito che meritava, ma che può essere rivisto e riletto. Abbiamo bisogno che la prossima volta gli Other Lives si superino.

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LA CRITICA

Buon album per gli Other Lives. For Their Love, pur avendo degli spunti interessanti, non riesce a convincere completamente. I tempi di Tamer Animals sono lontani, ma magari la prossima volta saranno più vicini.

VOTO

6,5/10

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