La vittoria dei “mostri”

Su “Freaks out” di Gabriele Mainetti

di / 5 novembre 2021

Gabriele Mainetti finalmente torna al cinema con il suo secondo film. E non delude. Freaks out è uno dei migliori lavori italiani usciti di recente, per coraggio e lungimiranza.

Può accadere, infatti, che un regista si adagi sul proprio successo, perdendo di vista il futuro; come sarebbe potuto essere dopo la rivelazione di Lo chiamavano Jeeg Robot. Ma non è stato così. Anzi, probabilmente Freaks out alza l’asticella della qualità, imponendosi per gli effetti speciali messi in campo, più naturali in una produzione statunitense. Ciò non implica alcun tipo di mala caricatura dei grandi film storici o fantastici d’oltreoceano. Mainetti riesce infatti, con rara maestria, a unire i pezzi della sua formazione cinematografica insieme con la storia europea, mettendo in scena un lavoro che difficilmente potrà essere dimenticato.

Quasi uno spartiacque rispetto a Lo chiamavano Jeeg Robot, racconto eroico, anch’esso innovativo per il nostro cinema, ma molto intimistico e decisamente poco spettacolare. Sicuramente una trincea rispetto a quanto è oggi il nostro cinema: economicamente “povero” e non abituato a pensare in grande.

Freaks out, invece, ci apre gli occhi, un po’ come fece Stanley Kubrick con il suo Alex di Arancia meccanica, e tenta di non farceli chiudere, nemmeno per un attimo.

Dalla prima scena, fino quasi all’ultima, si assiste tutto d’un fiato a qualcosa di assolutamente nuovo, montato e musicato così bene da non permetterci di distogliere lo sguardo. Sebbene, di fondo, non ci sia poi nulla di così originale nella storia (buoni contro cattivi, ossia i diversi ma umani contro i normodotati inumani), a colpire è la modalità narrativa. Da un lato i quattro freaks del Circo Mezzapiotta, guidati dall’ebreo Israel: Matilde, la ragazza elettrica; Cencio, capace di controllare gli insetti; Fulvio, l’uomo bestia forzuto e pieno di peli; Mario, un nano calamita. Dall’altro il Zirkus Berlin di Franz, il tedesco a dodici dita capace di guardare nel futuro. In mezzo, i rastrellamenti nazi-fascisti e le battaglie partigiane.

Siamo infatti durante la seconda guerra mondiale, con i suoi barbari orrori, in una Roma assediata dalle bombe e difesa da un manipolo di mutilati. Sì, perché il tema centrale del film sta nel valore della diversità, capace di vincere la battaglia e salvare un treno pieno di futuri deportati.

I quattro protagonisti del Circo Mezzapiotta non sono altro che degli storpi senza speranza per il mondo “normale”. I loro poteri possono essere soltanto un fenomeno da circensi appunto, tanto che, quando Israel, la loro guida, scompare, fuggono al Zirkus Berlin, ignari che anche qui la diversità viene silenziosamente distrutta. Solo alla fine prendono consapevolezza di sé: un freak può essere addirittura più coraggioso di un uomo col fucile.

Lo dimostrano i partigiani storpi e mutilati, guidati dal gobbo del Quarticciolo, che non si fermano di fronte al limite fisico. Diventano i supereroi della prima ora, costruendosi protesi rudimentali per combattere anche senza braccia o gambe. Un esempio per i quattro del Circo Mezzapiotta, spesso insicuri e maldestri nel gestire i propri doni. Come l’antieroe che tenta di imprigionarli. Franz vuole soltanto unirsi a loro per dimostrare al Führer che il potere degli storpi può essere di gran lunga superiore a quello dei normodotati, ma si perde nella confusione delle sue visioni, inconsapevole che Matilde, Cencio, Fulvio e Mario non sono venuti a salvarlo.

Gabriele Mainetti porta così alla ribalta il potere in tutte le sue forme: la storia della guerra e delle geografie, le relazioni che diventano familiari al di là dei rapporti di sangue, l’umanità diversamente abile ma straordinariamente capace di sovvertire le strade della vita. Freak out è un film pieno di magia, ricco di una fantasia non banale, che arriva al cuore della nostra immaginazione per dirci che la realtà non è poi così scontata.

(Freaks Out, di Gabriele Mainetti, 2021, fantastico, 141’)

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LA CRITICA

Dopo la rivelazione di Lo chiamavano Jeeg Robot, Gabriele Mainetti torna al cinema con Freaks out, uno dei migliori film italiani usciti di recente, per coraggio e lungimiranza. Nello scenario della seconda guerra mondiale, due compagnie di circensi combattono la loro personale battaglia, a colpi di magia e poteri straordinari, tra visioni del futuro, partigiani mutilati e supereroi inconsapevoli.

VOTO

9/10

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