Camouflage, Ditonellapiaga, Sanremo
Esordio per l'artista romana
di Luigi Ippoliti / 8 febbraio 2022
Ditonellapiaga e Donatella Rettore arrivano sedicesime a Sanremo e la cosa suona un po’ strana. Giuria demoscopica, stampa, televoto: qual è il problema?. Ok, non ha senso immaginare canzoni in una competizione, rientrare in certe logiche, ma Sanremo è Sanremo, è Italia. È un grande gioco, un’enorme tombolata, è il fantacalcio e quindi è fantasanremo. Non è più una roba polverosa come poteva esserlo negli anni ’90, anzi: di fatto è ennesimo strumento con cui polarizzare, macchina da social. Ed è ovvio che anche io in qualche modo rientro in questa logica, scrivendone così. Non se ne esce.
Tralasciando comunque che questa è stata un’edizione in cui c’era una canzone al di sopra delle altre (nel senso che faceva parte proprio di un Altro-Sanremo che per sbaglio è stata catapultata nell’ Ama-Sanremo), “Tuo padre, mia madre, Lucia” di Truppi, è realmente credibile che Noemi e la sua voce retorico-graffiante, Achille Lauro l’autocoverizzato, il ritornello da centro commerciale di Sangiovanni o l’eterno wannabe Ligabue Moro, siano meglio, o quantomeno, funzionino di più di “Chimica“? Pare di sì, a questo punto. Bel mistero l’intreccio di certe logiche.
Non importa comunque. Le classifiche non significano nulla. È andata, di Sanremo e della sua grande pantomima se ne riparla l’anno prossimo. Quello che importa è che nel 2022 esce il primo album di ditonellapiaga, “Camouflage“. Un po’ già lo conoscevamo perché diverse canzoni facevano parte del precedente Ep, Morsi. Quello che viene aggiunto riesce a dare sostanza, “Vogue” per esempio, non sembra roba buttata lì semplicemente per rimpolpare la cosa e giustificare un disco – anche perché in un’epoca di non-dischi chissà che senso potrebbe avere.
Esce fuori un lavoro piuttosto interessante, che spazia dalla musica da club tipo quello che fa oggi Cosmo a certi rimandi da circuito MTV anni 2000, paradossalmente tra le TLC e alcuni sprazzi alla Moby; pare esserci Siria se avesse avuto un’idea più precisa su cosa fare della musica, o Giorgia se avesse deciso di sporcarsi un po’; ci sono più o meno sotterranee alcune tendenze di oggi, tra trap, post trap, reggaeton; ci sono altre lingue e c’è il francese che rimanda al camouflage del titolo; ci sono alcuni passi falsi, tra cui uno più evidente, “Repito” (non sembra una parodia, o che ci sia quantomeno un intento ironico, sembra una cosa inutile di per sé ); viaggi nel non-luogo della pandemia, il supermercato – chiedere anche a Coma Cose e Giorgio Poi -, in un brano, “Carrefour Express“, che chiude l’album e sembra esserne un po’ il manifesto.
La qualità più evidente che emerge da “Camouflage” è un’architettura melodica che rende l’ascolto estremamente facile, anche nei momenti che sembrano più ruvidi. I pezzi scivolano bene, senza intoppi. Forse troppo bene. È piuttosto naïf, volutamente non impegnato, coeso. Le tracce si incastrano bene tra di loro e alla fine danno la sensazione di essere state scritte per un motivo reale.
Sanremo o no, classifica o meno, è uscita un’artista interessante che può puntare più in alto. All’interno di “Camouflage” si nota un potenziale da esplorare (gancio per dire che non sia dunque quello spreco di potenziale a lei piuttosto caro), magari provando a strizzare meno l’occhio a certe universi, emancipandosi da certe logiche.
LA CRITICA
Ditonellapiaga e Donatella Rettore arrivano sedicesime a Sanremo e la cosa suona un po’ strana. Ma non importa. Esce “Camouflage”, primo album dell’artista romana, e il risultato è decisamente interessante.
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