Se i numeri ignorano le donne
A proposito di “Invisibili” di Caroline Criado Perez
di Elisabetta Sangiorgio / 24 febbraio 2022
«Vedere nel maschio l’essere umano predefinito è uno dei fondamenti della struttura sociale umana».
In tutti i campi di ricerca, dalla medicina all’antropologia, dalla storia ai sistemi di sicurezza, i dati raccolti dagli studiosi parlano chiaramente dell’uomo, quasi mai della donna. Predomina l’idea che raccogliere dati sugli uomini, senza disaggregarli per genere, sia equivalente a raccoglierli per tutta la popolazione, femminile compresa. Questo però è fortemente discriminante, e porta a ignorare le esigenze della popolazione femminile ogni volta che differiscono da quelle del campione di base, maschile o a maggioranza maschile.
In Invisibili (Einaudi Stile Libero, 2020) Caroline Criado Perez in chiama maschile-ove-non-altrimenti-indicato questa mancanza di dati di genere. Mancanza che azzera di fatto gli studi circa l’effetto dei medicinali sull’organismo femminile, le necessità di sicurezza delle donne alle fermate dei bus, l’importanza delle donne nel ruolo di raccoglitrici e allevatrici per lo sviluppo della civiltà umana, l’effetto delle cinture di sicurezza sui corpi femminili, e così via.
I dati possono sembrare universalmente oggettivi, eppure anche negli elenchi, nelle percentuali e nelle statistiche c’è una componente che si caratterizza in modo culturale: varia a seconda dell’estrazione di chi li interpreta, del modo in cui i dati sono presentati, dell’attenzione a diverse caratteristiche del campione. Non solo è rilevante il modo in cui vengono interpretati, ma anche come, quando e da chi vengono raccolti. Criado Perez mostra come tutti questi elementi distorcano i risultati e le conclusioni di analisi che perciò si rivelano spesso parziali, pur essendo alla base di scelte politiche, umanitarie e sociali.
Invisibili è dunque un libro prezioso, che parte dai numeri per dare loro significato, spessore civile e politico e costruire una narrazione in grado di fotografare la società che ne emerge. Dà alle statistiche respiro internazionale, transculturale e storico; si interroga non solo sul significato dei dati, ma anche sul modo in cui sono stati raccolti e perché – soprattutto, perché si decide di non raccoglierne altri. Qualche esempio emblematico: perché abbiamo così poche statistiche sui lavori svolti dalle donne, sulle reazioni del corpo femminile ai farmaci nelle varie fasi del ciclo mestruale, sulle necessità sociali delle donne? O ancora: perché i dati raramente sono disaggregati per genere, cosa che permetterebbe di comprendere meglio le discriminazioni e le differenze?
Un altro pregio del libro è la prospettiva molto ampia: non indaga la discriminazione solo nel mondo cosiddetto occidentale, o nelle sue manifestazioni borghesi. Il discorso di Criado Perez comprende i soliti temi ormai cari ai giornali e al dibattito politico europeo e nordamericano, come il lavoro dipendente, le politiche sociali e la definizione della violenza di genere, ma prende in considerazione anche i problemi specifici della popolazione femminile dei paesi in via di sviluppo e delle fasce di popolazione che lottano ogni giorno contro la povertà assoluta. Troviamo ampi e fondamentali capitoli dedicati all’accesso a servizi igienici e alle cure ginecologiche, all’assistenza durante il parto, come anche all’importanza dei programmi di aiuto che tengano in considerazione il ruolo di cura e gestione della vita familiare delle donne.
Il quadro tracciato da Criado Perez è piuttosto chiaro: una società ancora smaccatamente a misura di maschio, nella quale le donne, quand’anche vengano prese in considerazione, sono appiattite sul modello maschile. Ne deriva una cultura in cui il pregiudizio di genere è predefinito e inevitabile, e nella quale la preferenza per il maschile è «al tempo stesso causa e conseguenza del vuoto dei dati di genere». La prospettiva maschile e bianca è diventata la norma, al punto che ci si dimentica che anche maschio e bianco rappresentano la specifica identità di una minoranza. E presupporre che i dati si riferiscano a maschi bianchi, a un “uomo” tipo che è minoranza, è la radice di svariate discriminazioni.
Nelle parole dell’autrice: «La storia del genere umano. La storia dell’arte, della letteratura, della musica. La storia dell’evoluzione. Ci sono state presentate come fatti oggettivi, ma in realtà nascondono un inganno, giacché sono distorte dalla mancata percezione di metà del genere umano, e persino dalle stesse parole che vorrebbero esprimere quelle mezze verità. Una mancata percezione che ha creato vuoti informativi, che ha alterato ciò che pensiamo di sapere su noi stessi e alimentato il mito dell’universalità maschile». Le donne sono metà della popolazione, ma sono state per secoli, e sono ancora in larga parte del mondo, escluse dai ruoli di potere, dall’accesso alla cultura, dalla rappresentazione nell’arte e in ambito culturale. Quel che si sottovaluta è che la scomparsa del femminile ha portato alla predominanza del maschile anche nelle statistiche e nella scienza.
Invisibili, racconta con dovizia di particolari ed esempi spiazzanti «quel che succede quando ci si dimentica di prendere in considerazione metà del genere umano», soffermandosi sui danni concreti che l’assenza di dati di genere provoca «lungo il corso più o meno normale della vita di ogni donna». Ma è anche un appello al cambiamento, uno strumento per comprendere meglio il nostro mondo, nella sua interezza, e per cominciare a cambiarlo a partire dalla consapevolezza.
Per risolvere la mancanza di dati di genere, e la cecità nei confronti del femminile, si può sì intervenire sul modo in cui i dati vengono raccolti e sull’attenzione che viene posta dai singoli, ma è molto più importante colmare il divario di rappresentanza che porta la storia umana a essere identificata come storia dei maschi bianchi. Perché «quando sono coinvolte nei processi decisionali, nella ricerca scientifica, nella produzione di conoscenza» conclude Criado Perez, «le donne non restano nell’oblio».
Semplicemente, «Basta chiedere alle donne».
(Caroline Criado Perez, Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano, trad. di Carla Palmieri, Einaudi, 2020, pp. 460, euro 19,50. Articolo di Elisabetta Sangiorgio)
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