Amore, cinema e materassi ad acqua
Il ritorno di Paul Thomas Anderson
di Francesco Vannutelli / 25 marzo 2022
Ogni nuovo film di Paul Thomas Anderson è un evento che merita tutta l’attenzione di chi ama il cinema. È uno degli autori più importanti di oggi, capace di variare generi e mantenere sempre intatto il suo stile. Licorice Pizza, il suo nono lungometraggio di finzione, è l’ennesima conferma di questo talento variegato e curioso.
Sono passati quattro anni da Il filo nascosto, il film sull’ossessione che aveva portato il regista californiano nella Londra degli anni Cinquanta. Ora, Anderson torna a casa, precisamente nella San Fernando Valley a nord di Los Angeles già scenario del suo primo successo Boogie Nights.
È il 1973, un anno denso di grande cinema (escono Il lungo addio dell’adorato Altman, Mean Streets, Serpico, Amarcord ed Effetto notte, tra gli altri). C’è anche la Storia, con la guerra del Kippur che scatena una crisi energetica globale. Gary ha quindici anni e una carriera come attore bambino. Nel giorno della foto scolastica conosce Alana, venticinquenne assistente del fotografo. Scatta subito qualcosa tra i due, un legame di amicizia che forse potrebbe diventare amore.
I film di Paul Thomas Anderson si muovono da sempre attraverso il tempo e la storia del cinema. Ogni nuova uscita è un concentrato di riferimenti culturali e di contesti ricostruiti con una precisione assoluta, sia quando affronta la storia con il rigore di The Master, sia quando segue avventure più anarchiche come quella di Licorice Pizza.
La storia di Gary e Alana guarda ad American Graffiti e a capi saldi del cinema giovanile come Fuori di testa e La vita è un sogno. Ci sono inevitabili riferimenti a Robert Altman e Martin Scorsese, ma anche ai film romantici di Woody Allen. Quello che può sembrare un teen movie d’amore è in realtà un saggio spensierato sul fare cinema.
Non è un caso che con Licorice Pizza Paul Thomas Anderson abbia ricevuto altre tre nomination personali agli Oscar 2022, con miglior film, regia e sceneggiatura originale. Siamo a quota undici in carriera, senza ancora nessuna statuetta. La sua capacità di raccontare storie è unica e totale, classica e originale allo stesso tempo.
Per Licorice Pizza si è liberamente ispirato agli aneddoti raccontati dal produttore Gary Goetzman, ex attore bambino di Hollywood e impresario di vario tipo. È lui la traccia del Gary del film, un ragazzo che non riesce a stare fermo, che si inventa un commercio di materassi ad acqua e di flipper, che trova in Alana la spalla ideale per i propri piani.
Una coppia sempre di corsa, che sembra muoversi una verso l’altro per poi respingersi, che si avvicina per rimbalzare lontano e tornare con ancora più rincorsa. La loro relazione è un concentrato di silenzio e sguardi, la sintesi di tanti amori giovanili, anche quelli complicati dalla differenza di età. Un incontro che inizia davanti all’obiettivo di una fotocamera e si consolida sotto le insegne al neon di un cinema di periferia.
Alana e Gary sono i corpi con cui Paul Thomas Anderson fa vivere una storia di cinema e di crescita. Una sintesi su come si girano film solo all’apparenza leggeri.
(Licorice Pizza, di Paul Thomas Anderson, 2021, commedia, 131’)
LA CRITICA
Sotto l’apparenza di un film giovanile leggero, Paul Thomas Anderson confeziona con Licorice Pizza l’ennesimo capitolo del suo saggio personale sull’arte di fare film.
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